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Venezia chiude a nuovi negozi di cibo ‘Take away’

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lettere. Turisti riducono Piazza San Marco una pizzeria a cielo aperto: da oggi non pagherò più le tasse

Giro di vite a Venezia per quanto riguarda la regolamentazione delle attività commerciali che propongono la vendita di cibo d’asporto cosiddetto take-away.

La Giunta ha dato il via libera ad una delibera che, in attuazione delle linee guida approvate lo scorso anno nelle quali si dava seguito agli accordi presi con UNESCO, limita fortemente la possibilità di aprire nuovi locali “take away” e impone nuove disposizioni da rispettare per chi ha già un’attività di questo tipo in città.

Si tratta di un testo che era già passato in Consiglio comunale il 4 maggio del 2017 e che recepisce gli indirizzi indicati dalla Giunta veneta, competente in materia di libera concorrenza. Il testo andrà, ora, all’esame di Palazzo Balbi per poi tornare a Ca’ Farsetti per il voto conclusivo da parte del Consiglio comunale.

Le decisione, fortemente voluta dal sindaco Luigi Brugnaro, è quella di vietare per tre anni l’apertura di nuove attività commerciali che abbiano come fine quello di vendere del cibo d’asporto e di prevedere nuove regole per le attività già presenti in città.

Il testo approvato dalla Giunta comunale pone non solo delle limitazioni ad alcune aperture di queste attività ma dà mandato, come intervento strutturale, di apportare una serie di modifiche ad alcune regolamentazioni che saranno in seguito sottoposte all’approvazione del Consiglio comunale.

Il primo punto riguarda la modifica del regolamento d’igiene pubblica che attualmente prevede disposizioni diverse per città storica e terraferma: i due testi del regolamento verranno unificati e saranno alzati gli standard strutturali.

Chi manipola e vende cibo, dovrà, secondo le nuove disposizioni, alzare lo standard della sua attività prevedendo la presenza di una toilette e rispettare nuove norme edilizie e legate alla dimensione dei locali.

La Polizia locale sta predisponendo una serie di prescrizioni a livello di polizia urbana che prevedono interventi e oneri a livello di decoro a carico delle attività soprattutto per quanto riguarda le aree esterne.

Si chiederà un impegno alla raccolta dei rifiuti e alla manutenzione dell’area antistante l’attività commerciale indipendentemente dal fatto se lo stesso locale sia concessionario o meno di un’area esterna.

Il divieto di nuova apertura non sarà applicabile a coloro che hanno già ottenuto titoli edilizi finalizzati all’apertura di dette attività e sarà limitato alla città storica, alle isole di Murano e Burano, ma non al Lido e Pellestrina.

(foto: Alessandro Tamborini)

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  1. ..come per il problema dei cambi di destinazione d’uso degli alloggi (e per tanti altri problemi della città, dagli sfratti ai venditori abusivi, dai troppi turisti ai troppi natanti nei canali), il Comune a quanto pare interviene quando il “disastro” è fatto (o, peggio, attende che l’ultimo “Locatelli” di Cà Farsetti faccia il suo cambio d’uso…)
    Ormai sono già troppi gli esercizi di cibo da asporto aperti: quindi cosa cambierà? Quelli aperti mica li possono far chiudere… La mia impressione è che il Sindaco, che qualcosa di buono forse l’ha pure fatto, si accontenti dei proclami che poi si rivelano “aria fritta”: dai futuristi quanto improbabili motori elettrici per le barche, ai trionfalismi del sistema di telecamere Argos e del progetto “onda zero” contro il moto ondoso; dai “varchi” per i turisti che non sono mai stati chiusi (e non si sa nemmeno se e dopo quanti turisti si dovrebbero “chiudere”), al blocco dei veicoli contro lo smog, che però non bloccano i natanti. I risultati si vedono: Venezia svuotata di residenti, invasa da turisti, piena dei loro rifiuti (che paghiamo noi), fortemente inquinata (pochi ancora l’hanno capito che è peggiore della terraferma….) dagli scarichi di taxi e mototopi, nonché dalle polveri delle Grandi Navi a Sacca Fisola.
    A quanto pare quindi, “tutto fumo e niente arrosto”.
    Come ribadisco spesso, a mio avviso la soluzione è LIMITARE, con la dissuasione e più che con l’inapplicabile numero chiuso, l’arrivo di turisti a Venezia.
    E non pensiamo che a Venezia siano tutti contrari: spesso sono le stesse categorie turistiche a pensarla così: a cosa servono infatti 30 milioni di turisti all’anno, se 20 milioni arrivano alle 10, vanno a San Marco e Rialto, e partono alle 18, comprando si e no un magnete da 99 centesimi, e riempendoci di spazzatura?
    Il concetto è: un turista ogni due veneziani. Così si torna a “respirare”.
    Sta alla città, alle categorie e all’amministrazione scegliere la tipologia di questi 25.000 turisti giornalieri: mordi e fuggi, o stanziali? Io di certo non discrimino nessuno secondo capacità economiche. Quello che chiedono molti Veneziani è il limite numerico, per poter vivere.
    Ma, come sempre, a Venezia, nulla cambia, e molti si accontentano dei proclami…
    Prof. Fabio Mozzatto –(Veneziano D.O.C.)

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