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Veneto, più di 5400 imprese controllate da Spisal per il coronavirus. Donazzan: “Bene piano per la ripresa”

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Veneto, oltre 5400 imprese sono state esaminate dallo Spisal durante l’emergenza coronavirus. L’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan: “Bene il piano per la ripresa, chiarezza e semplificazione per superare il limite dei codici Ateco, il discrimine sulle riaperture è la sicurezza”.

“I dati degli Spisal, con più di 5400 imprese controllate per oltre 230 mila lavoratori, ci restituiscono la fotografia di un Veneto rispettoso delle prescrizioni di sicurezza e attento ad osservare le misure precauzionali per prevenire il contagio del virus. Misure del resto stabilite già con l’accordo regionale del 14 marzo, che di fatto ha anticipato i contenuti dell’accordo nazionale sul lavoro nelle imprese”.

L’assessore regionale commenta così la presentazione del piano regionale per la ripresa dopo la pandemia (fase 2) elaborato dal Dipartimento di Prevenzione sanitaria della Regione Veneto e anticipato alle parti sociali dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.

“In questi giorni ho promosso diverse riunioni con le parti sociali per parlare delle prospettive di ripresa delle attività produttive, in termini di salute e sicurezza, occupazione, costo sociale e nuovo modello organizzativo – prosegue Donazzan – Ho voluto monitorare il polso delle aziende, delle associazioni di categorie e del sindacato, rispetto ai temi del lavoro, della disoccupazione e del ricorso alla cassa integrazione, che oggi registra in Veneto 27.104 richieste in deroga per 84.041 lavoratori coinvolti”.

“E’ evidente che non possiamo continuare a ragionare solo in termini di sussidi e di assistenza, ma bisogna organizzare la ripresa. Il tavolo della moda, con la nota ufficiale di ieri, ha ben espresso l’urgenza di superare la fase 1 di blocco e di anticipare le riaperture possibili, pena la morte di migliaia di piccole e piccolissime imprese, produttive e commerciali.

“Ben venga, quindi, un piano articolato e ragionato nel merito – conclude l’assessore – fondato non sui codici Ateco, ma sulla capacità delle imprese di rispettare o meno le disposizioni di sicurezza per lavoratori, fornitori e clienti”.

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