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Dpcm, Veneto in zona arancione. Palù sui vaccini: «Fidatevi della scienza»

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Ricoveri in calo, anche in questo venerdì 15 gennaio in Veneto. La situazione Covid è aggiornata dal presidente del Veneto Luca Zaia: sono 3.158, -60 in area non critica, le terapie intensive restano sostanzialmente stabili, in un quadro di calo negli ultimi 15 giorni. «Non si può abbassare la guardia – afferma Zaia – Siamo circondati da regioni che continuano a salire. Spero che il peggio sia passato, ma con il Covid non si può sapere. La Germania riteneva che il peggio fosse passato, mentre è in lockdown dal 16 dicembre. La strada è ancora lunga». Continua la campagna vaccinale, per il governatore la stagione primaverile aiuterà, con l’aumento delle temperature. La regione dovrebbe rimanere in zona arancione, vista la pressione ospedaliera.

Sulle scuole, per Zaia, «gli studenti hanno ragione: non è colpa loro la diffusione del virus. Le scuole sono rimaste chiuse. Ho sempre detto, è una sconfitta dover chiudere. Ma i rischi di una comunità come quella scolastica sono alti. Il primo febbraio si aprirà se non ci sono rischi».

Mortalità

«Il tasso di mortalità è elevato – continua Zaia – ma tutte le regioni sono nella stessa situazione. Nei nostri ospedali nessuno è rimasto a terra e a differenza di marzo non abbiamo chiuso tutte le altre attività sanitarie. Se arrivano i vaccini abbiamo una macchina pronta che ci permette di vaccinare tutti i veneti, per lo meno quelli più a rischio, prima dell’estate».

Per il professor Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia, «la mortalità è dello 0,05%, non abbiamo raggiunto neanche quella dell’Aids. Questa seconda fase è stata preponderante ma non si è mai andati in saturazione. E occorre guardare anche all’età – ha detto Palù – quella media è di 81 anni, si tratta dei più fragili».

Anticorpi monoclonali e varianti

Riguardo agli anticorpi monoclonali, in Aifa è stata autorizzata la sperimentazione (anche in Veneto) con Rigenero (che ha curato Trump) e Lilly, due anticorpi monoclonali. Se si parla di varianti: inglese, sudafricana, ecc. occorre pensare che il virus è uno ed è cinese: un virus che rispetto ad altri muta molto poco. Si sono sequenziate tutte le varianti, in Italia poco rispetto all’Inghilterra, noi abbiamo un buon servizio di zooprofilattica, ma non basta dire che è mutato il virus, bisogna capire se è più contagioso e perché. «Dai dati disponibili siamo certi che i vaccini e i sieri dei vaccini somministrati neutralizzano anche queste varianti – dice Palù – Fidatevi della scienza».

 

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