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Vangelis (1942-2022) e il cinema: un ricordo del grande musicista greco nell’ambito delle colonne sonore

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Vangelis, al secolo Evangelos Odysseas Papathanassiou ci ha lasciato il 17 maggio di quest’anno nella sua residenza di Parigi.
Prima di raccontare per sommi capi il suo rapporto con il cinema è bene specificare che Vangelis non è stato un compositore di colonne sonore professionista. Il suo incontro col mondo del grande schermo, per quanto glorioso e fortunato, è stato solo una tappa tra le varie di questo curioso e originale eterno “dilettante” delle tastiere e della composizione.

Privo di educazione formale ma istintivamente dottissimo per la musica, diventa artista di successo con la più celebre formazione pop rock greca di sempre, gli “Aphrodite’s child”. Caratterizzata in primis dalla suadente voce del bassista/cantante, Demis Roussos, il gruppo con le hits “Rain and tears”, “It’s five o’clock” e “I want to live” fornirà una versione softizzata del rock progressivo.

Per Vangelis però il successo in ambito pop sarà una maglia stretta, una sorta di costrizione per aver accesso a possibilità di poter creare liberamente la musica che sentiva sua. E infatti l’ultimo album a nome degli Aphrodite’s Child, “666”, basato sull’apocalisse di san Giovanni, è in tutto e per tutto un album solista dello stesso Vangelis che si distanzia per linguaggio e qualità da tutti i dischi precedenti del gruppo.

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Ma quali sono state le collaborazioni per il cinema del musicista greco? E qui la prima sorpresa: Vangelis esordisce nel 1970con la colonna sonora per un film porno,”Sex Power”, di Henry Chapier.
Pellicola condannata all’oblio nella quale Vangelis suona tutti gli strumenti, compresi quelli acustici.
Nel 1973 inizia la collaborazione con il documentarista Frederic Rossif con la creazione delle musiche per “L’apocalypse des animaux”, nella quale è contenuto uno dei brani più famosi del musicista, la dolce “La Petite Fille de la Mer “.

Ben sei anni per la seconda colonna sonora, anni nel quale Vangelis si divide tra incisioni e produzioni (è stato anche produttore dei nostrani Krisma); ma le musiche per il secondo lavoro di Rossif non si dimenticano, in quanto “Opera Sauvage” contiene “Hymne”, poi divenuta celeberrima per uno spot pubblicitario italiano, un brano che pochissimi non han mai ascoltato.

Ormai Vangeis si affida completamente alle tastiere anche per il mondo del cinema. Due anni dopo, 1981, Vangelis esploderà definitivamente come autore di soundtracks con il mai dimenticato “Momenti di gloria”, di Hugh Hudson. Vangelis vinse l’oscar 1982 come migliori musiche per un film, assieme all’oscar al regista per la pellicola come miglior film straniero. Da quel momento in poi non c’è stata immagine di un qualche trionfo sportivo che non venisse accompagnato dalle note del tema dei titoli del film.

La scia di trionfi nel campo prosegue con le musiche per il docufiction “Antarctica” di  Koreyoshi Kurahara , diciannovesimo album nella discografia complessiva, che però uscì solo in Giappone e venne distribuito nel resto del mondo solo nel 1988. Entrano di prepotenza gli effetti di handclap riverberati e i suoni di timpani sinfonici, caratteristici della produzione solista; il sound è completamente raggelato, come si conviene al film.
E sempre nel 1982 Vangelis realizza la sua soundtrack più importante di sempre, sebbene inserita in un film che, oggi può sembrare strano ma al tempo fu un mezzo flop.

Blade Runner, the Main Theme

Parliamo di “Blade Runner”, il capolavoro di Ridley Scott, a cui Vangelis dona con i suoi suoni sintetici freddi ma caldi allo stesso tempo la perfetta atmosfera umana/non umana che è il cuore del film tratto dal celebre romanzo di Philip K. Dick “Do androids dream of electric sheep?”.

Una fusione di immagini e suoni tra le più perfette del cinema degli ultimi 50 anni, forse del cinema tout court. L’album delle musiche uscirà però solo nel 1992 Con il regista britannico Vangelis collaborerà anche per il film su Cristoforo Colombo “1492: la conquista del paradiso”, dove però il musicista si affiderà a un’orchestrazione mista, tra tastiere e campionamenti ma anche chitarre flamenco e i cori del l’English Chamber Choir.

Musica adeguata per un film non molto riuscito, ma il Vangelis più grande resta quello più sintetico.
Nel 2004 è Oliver Stone a volere Vangelis per musicare il suo “Alexander”, sorta di pasticcio più peplum vecchio stile che riflessione storica su Alessandro Magno.

In ogni caso, pur con qualche trionfalismo pompier di troppo Vangelis è sostanzialmente fedele a sé stesso. Così come per la pellicola “El Greco” di  Yannis Smaragdis, racconto del grande pittore e architetto greco cinquecentesco originario di Candia . Musiche decisamente più intime e suggestive ma sempre inconfondibili.

Bohemian Rhapsody,
film con afflato da tribute band

Vangelis chiuderà il suo rapporto col cinema con una collaborazione per le musiche di “Blade Runner 2049” di Denis Villeneuve, seguito del classico di Ridley Scott. Musiche scritte da un altro grande artista di oggi, Hans Zimmer.

A conti fatti e tenendo conto della pregevolezza delle partiture per il cinema si evince che le colonne sonore son state solo uno dei tanti universi in cui Vangelis si è cimentato, e nemmeno tra i più affollati. Ma è indubbio che i film abbiano una capacità di diffondere anche le musiche di cui son costituiti che a volte superano quelle dei mezzi audio, come in questo caso.

Non resta che ringraziare il grande artista che ha realizzato questi suoni così inediti e che per tutta la carriera ha cercato di essere un musicista e un uomo indipendente, provando tutto ma rifuggendo quanto più possibile il mondo della musica commerciale.

Giovanni Natoli

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