Ulss 3 serenissima condannata per la morte di un giovane uomo che si sarebbe probabilmente potuto salvare con una valutazione diversa da parte dei medici che lo seguivano.
La vicenda risale al giugno del 2012 all’ospedale di Dolo.
Andrea Tassetto era stato ricoverato con atroci dolori addominali. I sintomi avrebbero fatto sospettare subito ad un infarto intestinale, condizione grave che provoca il blocco dell’irrorazione sanguigna su una porzione della parete intestinale.
I medici di Dolo avevano optato per un intervento laparoscopico, con fibre ottiche e senza aprire l’addome. Un intervento insufficiente, secondo l’avvocato Cornelio che ha assistito la famiglia.
Solo dopo vivaci proteste dei famigliari i medici eseguirono un intervento in laparotomia, aprendo cioè l’addome del ragazzo, ma a quel punto era tardi: necrosi e setticemia avevano ormai compromesso quella parte dell’intestino non raggiunta dalla circolazione sanguigna da troppe ore.
Andrea Tassetto morì in sala operatoria. Se invece fosse stato operato subito, secondo il parere del medico legale consulente del giudice, il giovane avrebbe avuto «concrete, importanti chance di sopravvivenza».
L’Usl 3 Serenissima aveva già versato 30 mila euro per il danno. Qualche giorno fa però l’azienda di Giuseppe Dal Ben è stata condannata dalla seconda sezione civile del tribunale di Venezia a risarcire 1.040.681 euro alla famiglia.
Un infarto intestinale in un trentenne?