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Trovano un miliardo di lire del fratello scomparso, Bankitalia: “Non valgono niente”

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Quando Monti ci ha espropriato le lire

Si sono rivolte allo Studio Stefano Rossi le sorelle Francesca ed Alessia P., 40 e 42 anni, impiegate venete, per raccontare e reclamare i loro diritti.

I fatti.
Circa un anno fa, a seguito del decesso del fratello Giorgio – imprenditore -, hanno rinvenuto le chiavi di una cassetta di sicurezza della Popolare di Milano, dove il fratello aveva anche un deposito in conto corrente.

A febbraio 2018 è stata aperta la cassetta di sicurezza ed al suo interno sono stati rinvenuti, oltre a diversi Titoli di Stato, una ingente somma di denaro in lire in banconote da 500mila lire, oltre a titoli di vario taglio per un valore complessivo di quasi un miliardo del vecchio conio.

La reazione delle due sorelle è stata ovviamente di stupore e contentezza per il grande tesoro rinvenuto.

Sarà pur vero che gli Italiani non si sono mai fidati tanto delle Banche, magari preferendo nascondere i soldi nelle cassette di sicurezza, ma come fare al momento del cambio lire/euro !?

La reazione successiva è stata però di amarezza quando allo sportello Bankitalia gli è stato detto che il cambio in euro non era più possibile.

Se è vero infatti che era stato stabilito un termine decennale (2002-2012) per il cambio delle lire in euro è altrettanto vero – come sostiene ampiamente la Giurisprudenza – che qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto, quindi nei casi in esame i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire.

Intanto alcuni cittadini, in casi praticamente identici, avevano sollevato l’illegittimità costituzionale del decreto Monti (art. 26 D.L. 121 del 6.12.2011) che aveva sancito l’immediata decadenza del cambio della lira in euro.

Quindi è arrivata la sentenza 216/2015 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma Monti, riportando il nostro Paese sulla lunghezza d’onda degli altri Paesi della Comunità europea.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 216/2015 dello scorso 5 novembre ha sancito l’illegittimità costituzionale dell’articolo 26 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214 del Governo Monti.

In estrema sintesi, tale norma aveva anticipato al 6 dicembre 2011, in luogo del 28 febbraio 2012, il termine ultimo entro il quale le lire potevano essere convertite nel loro controvalore in euro dalla Banca d’Italia. Al dichiarato fine di “ridurre il debito pubblico”, la norma aveva quindi sancito la prescrizione anticipata, con effetto immediato, delle lire ancora in circolazione, disponendo che il relativo ammontare fosse versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.

La strada per avere ragione dei propri interessi nonostante le evidenze del credito è tutt’ora in salita, per questo le due signore hanno deciso di chiedere l’assistenza allo studio specializzato anche in pratiche di questo tipo.

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