Oggi si chiude il capitolo con pagine tra le più dolorose della nostra storia recente, quello che parla della presunta “Trattativa Stato-Mafia“. La Cassazione ha distrutto l’accusa dell’indagine sulla presunta trattativa con una decisione che ha visto il conferimento dell’assoluzione per gli ex investigatori del Ros, per l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri, e la prescrizione per il boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella, e per il medico Antonino Cinà, considerato vicino a Totò Riina.
I giudici della sesta sezione hanno annullato la sentenza di appello senza rinvio per quanto riguarda il generale dell’Arma, Mario Mori, e gli ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, utilizzando una formula più ampia per fare cadere tutte le accuse.
La riqualificazione dei reati di violenza e minaccia ad un corpo politico dello Stato nella forma del tentativo ha permesso ai giudici di dichiarare la prescrizione per le posizioni di Bagarella e Cinà, che erano stati condannati in secondo grado rispettivamente a 27 e 12 anni. Mori, presente in aula durante la lettura della sentenza, ha affermato di sentirsi “parzialmente soddisfatto” della decisione, ma ha anche sottolineato di essere stato tenuto sotto processo per 20 anni pur essendo convinto di non aver fatto nulla.
Il procuratore generale aveva sollecitato un nuovo processo di appello per i tre ex Ros e per Bagarella e Cinà, ma i giudici hanno respinto tale richiesta. Inoltre, nella loro decisione, i giudici hanno affermato che le minacce erano soltanto dei meri tentativi da parte di alcuni esponenti di Cosa Nostra, smentendo così la ricostruzione congetturale dell’accusa.
La decisione della Cassazione riguardava il ricorso presentato dalla Procura generale del capoluogo siciliano dopo la sentenza del 23 settembre 2021 che aveva ribaltato il verdetto assolvendo la gran parte degli imputati condannati in primo grado. In primo grado, Mori e Subranni erano stati condannati a 12 anni mentre Giuseppe De Donno a 8 anni.
Nelle migliaia di pagine delle motivazioni della sentenza di secondo grado, i giudici siciliani avevano spiegato le ragioni dell’assoluzione dal reato di minaccia a Corpo politico dello Stato e avevano parlato del ruolo svolto dai militari dell’Arma, sottolineando che i carabinieri avevano agito per porre un argine all’escalation in atto della violenza mafiosa che rendeva più che concreto e attuale il pericolo di nuove stragi e attentati, con il conseguente corredo di danni in termini di distruzioni, sovvertimento dell’ordine e della sicurezza pubblica e soprattutto vite umane. Nel corso dei vari procedimenti, nel 2014 era stato chiamato a testimoniare anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Si chiude dunque oggi il capitolo su una storia che si può dire nata nel 1992, la cosiddetta “Trattativa Stato-Mafia”, che si può riassumere così .
A quando l’aumento delle pensioni, degli stipendi dei dipendenti privati e pubblici e l’abrogazione della Legge
chiamata Biagi, firmata dai sindacati, grazie alla quale siamo stati schiavizzati ed il ritorno della scala mobile che Craxi ci ha tolto? A quando un intervento del Governo perché le Pubbliche Amministrazioni e Partecipate che assumono tramite Interinali e Cooperative raggirando la Legge Brunetta facendo lavorare gli amici degli amici, non lo possano più fare? Si può tentare di mettere un po’ di legalità nel Paese dei raccomandati e della sovranità dei politici che del pubblico fanno il loro regno privato?
Specifichiamo una volta su tutte legge biagi/maroni che anche l’ultimo è firmatario