Oggi è il giorno della deposizione del presidente Napolitano. Questa mattina, poco dopo le 10, con un sistema di domande che dovranno essere approvate una per una, Giorgio Napolitano risponderà ad una ventina di quesiti con libertà totale di dire ‘non so’ o di interrompere in qualsiasi momento.
Saranno presenti l’avvocato di Totò Riina, Luca Cianferoni, gli altri legali, difensori di imputati o rappresentanti di parti civili, ma non è chiaro quanto potranno intervenire.
Il processo sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia al tempo delle stragi entra nel Quirinale, per una deposizione a porte chiuse del Capo dello Stato.
Si cerca di ricostruire il passato attraverso i ricordi del presidente della Repubblica, ad esempio su quello che gli scrisse, cinque settimane prima di morire improvvisamente, il suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, nel giugno 2012.
Nella lettera D’Ambrosio confidava i propri turbamenti circa «… il vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi…», premesso da un enigmatico «lei sa».
Napolitano un anno fa ritenne inutile la testimonianza e scrisse una lettera alla corte d’assise presieduta dal giudice Alfredo Montalto in cui comunicava di non sapere nulla. Non è bastato, e così oggi sarà chiamato a deporre su quella vicenda, stimolato dalle richieste dei pm che vorrebbero saperne di più.
Il presidente Montalto deciderà di volta in volta l’ammissibilità o meno delle domande, fermo restando che tutto non può prescindere dalla «disponibilità» a rispondere del presidente della Repubblica, che «può essere negata, concessa e revocata in qualunque momento, e la corte non potrà che prenderne atto».
Redazione
28/10/2014
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