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Terapie Intensive specchio della pandemia: il rapporto

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Terapie intensive come indicatore: spie del peggioramento della curva.
Per la seconda settimana consecutiva stanno aumentando in tutta Italia i ricoveri nelle unità di terapia intensiva, con ben 11 regioni che hanno superato la soglia critica e la situazione più grave registrata a Brescia, dove da cinque giorni il tasso di saturazione è del 90%.
Questi dati, che riflettono più rapidamente l’andamento della curva epidemica, si possono ritenere fra le principali spie della situazione epidemiologica.
“Quello sulle terapie intensive è un dato molto sensibile”, osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’ e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.it’.
Il tempo che trascorre dal momento del contagio al ricovero in terapia intensiva è infatti relativamente breve e permette di avere un quadro più aggiornato dell’andamento dell’epidemia.
Per questo motivo il dato sulle terapie intensive viene utilizzato da alcuni come base per calcolare un indice di contagio Rt più aggiornato rispetto a quello calcolato dall’Istituto Superiore di Sanità e per avere una stima del tempo di raddoppio della curva epidemica.
La settimana dal primo al 7 marzo ha registrato il 21% in più di nuovi ingressi nelle unità di terapia intensiva: “con 1.444 nuovi ingressi in una settimana – rileva il fisico – è stato l’incremento maggiore registrato dall’inizio dicembre”, ossia da quando il dato viene comunicato nel bollettino quotidiano del ministero della Salute.

I dati sui ricoveri sono le spie di un peggioramento che vede per la curva esponenziale dell’epidemia di Covid-19 in Italia un tempo di raddoppio di circa sei giorni, come emerge dai calcoli del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
A livello locale si osserva una situazione molto eterogenea, dove sono attualmente Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ad avere una crescita esponenziale, la Puglia è stabile, la Sicilia è l’unica regione con un trend in discesa.
I nuovi ingressi nelle terapie intensive stanno facendo sentire il loro peso e a livello nazionale l’occupazione dei posti letto in questi reparti raggiunge il 29%: appena un punto percentuale al di sotto della soglia considerata critica, oltre la quale risulta difficile poter assistere pazienti non Covid, come indica l’analisi dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).
I dati, aggiornati al 7 marzo, indicano che la soglia del 30% è stata intanto superata in 11 regioni.
A toccare il livello più elevato è l’Umbria, con il 58%, seguita dalla provincia autonoma di Trento (53%), Molise (49%), Marche (42%), Lombardia e Abruzzo (ciascuna con il 40%), provincia autonoma di Bolzano (38%), Emilia Romagna (37%), Toscana (34%), Friuli Venezia Giulia (33%) e Piemonte (32%).

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