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Stop Grandi navi a Venezia, le reazioni

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Grandi Navi a Venezia, l’ultima parola la mette Mario Draghi.
Anzi, ne mette tre: stop dal 1 agosto, Bacino San Marco monumento nazionale, ristori per i lavoratori correlati al traffico delle navi ma anche per le compagnie.
“Una giornata storica” commenta il ministro della cultura Franceschini lasciando palazzo Chigi, dopo il Consiglio dei ministri che ha dato l’ok al decreto Salva Venezia, “un impegno che avevo preso pubblicamente e che abbiamo rispettato”.
Da sempre molto sensibile al tema, il presidente del Consiglio aveva convocato il 2 luglio a Palazzo Chigi i tanti ministri coinvolti dal dossier, dal titolare dell’economia Daniele Franco al ministro delle Infrastrutture Giovannini, dal titolare del Turismo Massimo Garavaglia a quello della Cultura Dario Franceschini fino a Francesco D’Incà, ministro dei rapporti con il Parlamento.
Una riunione operativa, che segnava la necessità di non perdere altro tempo per dare una svolta più concreta al primo decreto varato in primavera.

 

 

Quindi due settimane di lavoro per trovare una quadra che potesse soddisfare anche le amministrazioni locali.
Ed ecco alla fine il provvedimento che si fa forte del Codice per i beni culturali e il paesaggio per dichiarare il Bacino di San Marco, il Canale di San Marco e il Canale della Giudecca monumento nazionale e vieta il transito di qualsiasi nave superi le 25 mila tonnellate di stazza (il limite auspicato era di 40mila) o abbia uno scavo che superi i 180 metri o ancora un’altezza (tiraggio aereo) superiore ai 35 metri (con l’esclusione delle navi a vela o miste a vela-motore).
Tutto mentre  impone che il combustibile usato per le manovre rispetti l’ambiente, con una percentuale di zolfo non superiore allo 0,1%.

 

 

STOP ALLE GRANDI NAVI (E A QUELLE MEDIE)

Dal 1 di agosto 2021 le grandi navi smetteranno di attraversare Venezia e di affacciarsi con i loro alti profili sul bacino di San Marco, che da oggi, per decreto, sarà monumento nazionale.
Come pure le vie d’acqua più importanti della città, il canale di San Marco e quello della Giudecca, diventate negli anni il passaggio obbligato dei colossi da crociera.
Quanto ai soldi, sono previste una serie di compensazioni “in favore delle compagnie di navigazione, del gestore del terminal di approdo interessati dal divieto di transito, delle imprese titolari di contratti d’appalto di attività comprese nel ciclo operativo di detto gestore e dei lavoratori dei comparti della navigazione e della logistica connessa al transito delle navi nelle vie urbane d’acqua”.
A gestire l’operazione sarà il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale di Venezia, Fulvio Lino Di Blasio, nominato Commissario Straordinario.
Intanto però va avanti il concorso di idee per individuare punti di attracco definitivi fuori dalle acque protette della laguna.
Un progetto per il quale il governo ha stanziato 2,2 milioni con il primo decreto convertito in legge il 12 maggio.
La call internazionale, articolata in due fasi, si dovrebbe concludere a dicembre 2022. Per conoscere il progetto vincitore bisognerà aspettare la fine di giugno del 2023.

 

 

UNESCO E VENEZIA

A tre giorni dall’avvio dell’assemblea annuale dell’Unesco, che quest’anno si terrà in Cina, l’Italia risponde così all’aut aut arrivato nero su bianco qualche settimana fa dai tecnici dell’organizzazione delle Nazioni Unite.
E con una presa di posizione del governo Draghi che va anche oltre le aspettative e le richieste dei tecnici Unesco, mette in salvo Venezia dall’ipotesi, mai stata così concreta, di un inserimento nella black list dei siti in pericolo.

Una figuraccia sventata, insomma. Ma anche una svolta, dopo decenni di battaglie e di furiose polemiche.
Con l’esecutivo che di fatto riesce là dove tanti governi hanno fallito, trovando un escamotage per mettere in sicurezza , dichiarandoli monumento, i luoghi più iconici della laguna.
E offrendo al contempo un corposo ristoro per evitare ripercussioni sui circa 3mila lavoratori del comparto.

Questo, fa notare il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini, oltre a “157 milioni di investimenti per realizzare gli approdi temporanei all’interno dell’area di Marghera”.
Tant’è, mentre da Palazzo Chigi arriva anche la rassicurazione che “si concluderanno i lavori di completamento del Mose e si realizzerà in tempi brevi l’Autorità della Laguna con la rinascita del Magistrato alle acque“, le amministrazioni locali sembrano tirare un respiro di sollievo.

 

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STOP GRANDI NAVI A VENEZIA: LE REAZIONI

E se dal comune parlano di una soluzione “che il sindaco Luigi Brugnaro chiedeva da 12 anni, da quando rappresentava la Confindustria veneziana”, il governatore veneto Zaia definisce il decreto “un segnale positivo per l’Unesco e la platea internazionale”.

“La decisione del Governo di spostare le navi che superano le 25 mila tonnellate, i 180 metri di lunghezza e un’altezza di 35 metri, da San Marco a Marghera, è un grande passo per la tutela della città di Venezia e per mantenere l’importante riconoscimento del sito Unesco, nel rispetto dei tanti cittadini che hanno combattuto questa importante battaglia di civiltà”,  afferma Federico D’Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento, al termine del Consiglio dei Ministri di in cui è stato emanato il decreto per lo spostamento delle Grandi navi a Venezia.
“In questo modo – prosegue D’Incà – il transito provvisorio delle navi passeggeri sarà verso l’area di Marghera con un piano di attracco temporaneo articolato nel massimo di 5 punti. Inoltre, dal Governo saranno assegnate nuove risorse destinate ai lavoratori impegnati nella logistica e nella navigazione per il transito delle navi e agli esercenti dei servizi legati al terminal per superare la difficoltà legate al trasferimento . Un ruolo fondamentale nella gestione di molti interventi lo avrà il presidente dell’Autorità del sistema portuale di Venezia che sarà nominato commissario straordinario”.
D’Incà si ritiene particolarmente soddisfatto per il provvedimento: “La soluzione del Governo va incontro alle richieste da tempo sostenute dal Movimento 5 Stelle che si è sempre battuto per evitare il transito delle Grandi navi nel bacino di San Marco e per una nuova soluzione attraverso il bando per un concorso di idee per la realizzazione e gestione di approdi per le navi da crociera e per le navi portacontainer fuori dalle acque protette della laguna.
Ringrazio il Presidente del Consiglio Mario Draghi per avere seguito con estrema attenzione questa problematica: grazie alla sua autorevolezza sono state superate le difficoltà che avevano sempre ostacolato questa decisione. Adesso, grazie anche al corretto utilizzo del Mose, alle nuove risorse e all’autorità per la Laguna voluta dal Movimento 5 Stelle, riusciremo a salvare Venezia e a consegnare una città unica al mondo alle nuove generazioni”.

 

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Parere non in linea con il precedente quello di Andrea Tomaello (Lega): “Su grandi navi si poteva aspettare 2 mesi. Decisione affrettata mette a rischio lavoro. ora ci siano ristori”.

Il fatto che il decreto approvato martedì preveda la realizzazione di approdi diffusi a Marghera per le grandi navi da crociera è positivo, ma per approvarlo “avrebbero potuto aspettare un paio di mesi”, in quanto le navi in arrivo di qui a fine stagione, ovvero a fine settembre, non sono poi molte e impedire il passaggio per il bacino di San Marco già dal 1 agosto “affossa un settore che è rimasto fermo per oltre un anno e mezzo”, spiega alla Agenzia ‘Dire’ il vicesindaco di Venezia e assessore comunale al Porto Andrea Tomaello, secondo cui sarebbe stato opportuno aspettare e nel prendere la decisione il Governo “ha seguito le pressioni internazionali invece di ascoltare la città”.
La speranza è che almeno “i ristori che sono stati garantiti nel decreto siano consistenti e riguardino non solo i lavoratori diretti ma anche tutti quelli dell’indotto”, continua Tomaello.

E per quanto riguarda il Pd veneziano, che in una nota afferma che il decreto accoglie molte delle istanze dem, “dico che non si è ancora capito che posizione hanno sulle grandi navi. Una parte di loro va a manifestare con i No grandi navi, una parte festeggia oggi per una soluzione che è quella proposta dal sindaco…”.
“Intanto per nove anni non hanno fatto niente e se Draghi si è trovato ad approvare questo decreto in maniera affrettata per rispondere a istanze Unesco è colpa loro”, conclude il vice sindaco.

Il Partito democratico metropolitano e comunale, congiuntamente al gruppo consiliare PD in Comune dichiarano di “accogliere positivamente la decisione del Consiglio dei Ministri che tutela Venezia patrimonio dell’umanità con l’addio alle grandi navi in Bacino San Marco dal 1 agosto, estendendo il Clini-Passera e creando la Classe Venezia”.
“Ora che gran parte delle nostre istanze sono state accolte, affinché il Porto di Venezia mantenga la sua caratteristica di “Home Port”, serve:
– pensare ad un’autorità portuale dell’alto adriatico
– accompagnare la transizione con ammortizzatori sociali e compensazioni adeguate come già si sta prevedendo
– tutelare l’ambiente con attraverso la manutenzione canali e senza effettuare nuovi scavi
– creare approdi diffusi
– realizzare un piano regolatore del porto”.

“Sono passati già 9 anni dal decreto Clini-Passera che vieta il passaggio delle navi oltre le 40.000 tonnellate in Bacino San Marco e lungo il Canale della Giudecca. Divieto che lo stesso decreto sospendeva in attesa della definizione di soluzioni alternative. Finalmente si è arrivati ad un’alternativa credibile che si basa sul concetto di approdi diffusi a Porto Marghera. Su un punto bisogna essere radicali: nuovi scavi in laguna non sono ammissibili, mentre è necessario garantire la navigabilità del Porto con le opere di manutenzione”.

“La decisione del Consiglio dei Ministri trova tutto il nostro appoggio. Certo rimangono ancora dei nodi da sciogliere. Ad oggi non si è ancora trovato un giusto equilibrio tra tutela della città e tutela del lavoro, inserendo questi due imperativi in una visione strategica per Porto Marghera. Per far ciò è anche fondamentale aggiornare Il Piano Regolatore Portuale che risale al 1965 in modo da impostare anche una corretta manutenzione dei canali, essenziale perché il Porto continui ad operare favorendo al tempo stesso l’insediamento di nuove produzioni nell’ottica dell’economia circolare e del green new deal. Il futuro della portualità veneziana si gioca nel contesto più complessivo dell’Alto Adriatico. Venezia-Chioggia, Ravenna e Trieste devono avere una forma unica di governance, una vera e propria Autorità unica dell’Alto Adriatico”.

“In questo ambito un porto d’altura a servizio delle tre autorità oggi esistenti comporterebbe una gestione dei traffici che può porre i tre porti come veri competitors di altri sistemi portuali italiani ed europei. Solo così si può ragionare di una “Classe Venezia” che permetta di specializzarsi in una crocieristica sostenibile nel rispetto della Laguna e della città storica. La tutela di Venezia e dei lavoratori devono essere la priorità, oggi più che mai. Riteniamo inoltre che il Porto di Venezia debba mantenere la sua caratteristica di “Home Port“, vero elemento qualificante del sistema crocieristico che può garantire un reale indotto al tessuto economico metropolitano. Al contempo, il Governo deve garantire un adeguato sostegno economico non solo alle imprese ma soprattutto ai lavoratori, vero anello debole di questa transizione”.

 

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