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«Statuto speciale, autogoverno fiscale e capitale d’Europa»: Zecchi riparte dalla laguna

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Da un lato la specificità della laguna, terraferma inclusa, dall’altro il riferimento all’Europa: «fare di Venezia, città a Statuto speciale, la capitale del vecchio continente. Appena avrò mandato da primo cittadino andrò a Bruxelles a chiedere l’autodeterminazione fiscale, condizione base per portare a compimento i progetti per il territorio». Stefano Zecchi porta nella nuova sede di Mestre i candidati consiglieri della lista Partito dei Veneti, per la quale corre in qualità di sindaco, e li ringrazia. Si rimette in pista, l’ex amministratore di Venezia, consigliere e assessore nei governi Costa e Orsoni della città, tornato a Venezia dopo aver sostenuto il referendum per la separazione di Venezia e Mestre, a novembre 2019. «I cittadini non l’hanno voluta e occorre rispettare la loro volontà, ci sono poi condizioni diverse che rendono più funzionale l’integrazione di laguna e terraferma per realizzare l’autonomia», spiega.

In ballo ci sono tutte le partite rimaste aperte da 30 anni. «Con misure semplici Venezia può diventare 10 volte più interessante di Milano – dice tenendo sempre a sfondo il capoluogo lombardo nei suoi raffronti – No al provincialismo, sì all’autogoverno attraverso uno statuto che a differenza della legge speciale, per anni portatrice di fondi nelle tasche sbagliate, permette la gestione autonoma diretta dei problemi e delle opportunità», spiega Zecchi. Ecco il perché del suo «No» all’Autorità per la laguna: «strumento che depotenzia l’autonoma amministrazione» e rischia di produrre meccanismi «scandalosi» come il Mose. «Chiuderà la laguna, metterà e rischio la portualità», dice Zecchi dell’opera da 5 miliardi e mezzo. «Stento a credere che Orsoni possa esser capace di quello che la magistratura gli ha di fatto attribuito – dice – per me rimane una persona valida. Quando ero al governo pensavo che i gioielli della città non vanno venduti, come il casinò. Ora penso non vada neppure gestito dalle partecipate, perché deve mantenere un legame culturale con la città, attraverso l’amministrazione». Grandi navi: «i responsabili hanno nomi e cognomi e oggi si ricandidano contro il loro stesso operato». Per Zecchi l’offshore rimane l’unica soluzione: «voglio vedere con la laguna chiusa e il Mose in funzione chi propone un terminal crocieristico a Fusina. Sindaco e candidato del Pd possono accanirsi per spolpare l’osso, ma Venezia e Mestre resteranno nella più totale disamministrazione come accaduto finora».

«Vorrei dire a chi abita in terraferma: tenetevi le case – dice Zecchi – se riusciamo ad avere il governo della città Mestre sarà punto di riferimento di una nuova “City” di una “Greater London”, che accoglierà capitali e dove triplicheranno i valori degli immobili», mentre a Porto Marghera, «dobbiamo difendere con le unghie e i denti i posti di lavoro», afferma. Il Mose: «è un bancomat. Opera da 5 miliardi e mezzo, non è pensabile non vederlo in funzione». Zecchi ringrazia i candidati: «ciascuno ci metterà la passione e non abbiamo finanziamenti: questo impegno è entusiasmante. Non avete bisogno di voti in cambio di favori: questo partito esce dall’ambiguità», conclude.

Antonella Gasparini

 

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