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Sospensione per gli insegnanti privi di certificazione verde: è giusto?

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È giusto sospendere dal lavoro chi non è provvisto di certificazione verde?
Interrogativo controverso da affidare ai costituzionalisti, ai medici, ai virologi, e non sarà semplice sbrogliare la matassa del Diritto e dei Diritti, quando si fotografa quel che sta accadendo nel mondo della Scuola.
A oggi sono oltre 20 i docenti sospesi nel veneziano perché non vaccinati: non sono tanti rispetto i 70mila lavoratori della scuola, Dirigenti, Docenti, personale Ata e Ausiliario, ma l’Ufficio scolastico regionale sembra intenzionato ad agire e a sospendere fino al 31 dicembre, chi nel frattempo non si sia sottoposto al vaccino o ai test salivari.
Con questo convincimento è stata sospesa la dirigente dell’Istituto tecnico commerciale Lazzari di Dolo, Barbara Paggetti, insegnante di Diritto in provincia di Firenze per molti anni e poi nominata preside nel 2019.
Non mancano attestazioni di solidarietà da parte dei colleghi nei confronti della preside, che già l’anno scorso a inizio d’anno, pur in presenza di una studentessa positiva al Covid, aveva rivelato una certa disinvoltura, assicurando tutti e garantendo che la scuola aveva adottato le misure di prevenzione di contrasto al virus, anziché provvedere a un isolamento fiduciario o la sospensione delle lezioni, almeno per la classe della studentessa positiva.

Ai 20 insegnanti del veneziano, vanno sommati altri 10 docenti degli asili parrocchiali e paritari della Marca, sprovvisti anche loro del regolare certificato e altri ancora, in sede di valutazione nelle scuole dell’Infanzia.
Penosa, poi, la circostanza che ha visto un’insegnante di 62anni uscire forzatamente dalla scuola Media Don Milani di Maserada, dopo che la direzione ha interpellato i carabinieri, che hanno raggiunto la scuola creando un precedente davvero da evitare.
E non basta l’applicazione di una norma a giustificare un atto odioso, dovrebbe valere sempre, anche nei momenti più difficili, il rispetto della persona. (Don Milani non avrebbe certo approvato, N.d.R:)
La sospensione dal lavoro (e della retribuzione) dei docenti non immunizzati assume contorni inquietanti e non basta la recente sentenza del Tar del Lazio che giudica il provvedimento «giustificabile alla luce della tipicità delle mansioni».
Secondo i giudici, il diritto del personale scolastico a non vaccinarsi, «in disparte la questione della dubbia configurazione come diritto alla salute, non ha valenza assoluta», e dunque «non può essere inteso come intangibile».

Si ripresenta in ogni caso il tema della legittimità, dei diritti individuali e della collettività.
In particolare, secondo il Tribunale di Roma, un dirigente, un imprenditore, può sospendere dal lavoro e dalla retribuzione (fino a eventuale revisione del giudizio d’idoneità o cessazione delle limitazioni), il dipendente che, non essendosi sottoposto al vaccino, sia stato dichiarato idoneo con limitazioni dal medico competente e il datore di lavoro non abbia altre attività da potergli assegnare.
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Che cosa succede se un insegnante si rifiuta di sottoporsi al vaccino, nel caso nei prossimi mesi, dovesse diventare obbligatorio?
La domanda si è fatta pressante in seguito all’intervista del giurista Pietro Ichino concessa al Corriere della Sera, in cui spiega come un dipendente che si rifiuta di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid può subire il licenziamento in estrema ratio.


 

A Orizzonte Scuola, in esclusiva, Pietro Ichino risponde proprio alla domanda: “Un docente, ad esempio, può rifiutarsi di sottoporsi al vaccino? Può incorrere nel licenziamento?”
Secondo il giurista, “Se la vaccinazione è disponibile, l’amministrazione scolastica può esigere la vaccinazione come misura di sicurezza, nell’interesse dei colleghi insegnanti e degli studenti. L’insegnante che rifiuti di adempiere questa disposizione, se impartita da chi ne ha il potere/dovere, può concordare la sospensione dall’insegnamento (senza stipendio) fino alla fine della pandemia; altrimenti può essere licenziato“. L’obbligatorietà del vaccino anti-Covid dovrebbe essere quindi una pre-condizione per chi lavora nel settore pubblico.

Convince l’affermazione del virologo Roberto Burioni: “Gli insegnanti che senza motivo rifiutano il vaccino” anti covid “mettendo a rischio i loro studenti (che dovrebbero proteggere e formare con il buon esempio) non dovrebbero essere tamponati gratuitamente ma licenziati immediatamente. Vergogna per i sindacati che li difendono”.
“Rimango stupito – aggiunge- dal fatto che dei sindacati, con giri ridicoli e fumosi di parole, non mettano al primo posto la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sicurezza che in questo momento può essere ottenuta solo con la vaccinazione”. Convince? È un punto di vista insieme ad altri.


 

Come la questione etica affrontata dall’Università del Piemonte Orientale che scrive “La “corsa” al vaccino che si è scatenata negli ultimi mesi, rappresenta per certi aspetti un fatto unico nella storia delle vaccinazioni, sia per i tempi della sperimentazione e della produzione, enormemente più veloci rispetto a quelli finora conosciuti, sia per l’esistenza di un numero elevato di vaccini in concorrenza tra loro, prodotti con tecniche molto diverse, alcune tradizionali, altre innovative. Le questioni etiche e giuridiche sulle modalità della sperimentazione, sull’eventuale obbligatorietà del vaccino e sulla sua allocazione a livello nazionale e sovranazionale, s’intrecciano con questioni scientifiche e sanitarie. 

Quanto dura l’immunità prodotta dai potenziali vaccini? Su quali fasce della popolazione sono maggiormente efficaci? Il loro effetto sarà di impedire il contagio o di attenuare l’evolversi della malattia?”.
A queste e a molte altre questioni di tipo etico e sanitario gli scienziati, ma anche i filosofi, gli insegnanti, i comuni cittadini dovranno prestare studio e ascolto per aumentare la fiducia sociale, l’accompagnamento alla conoscenza, unici filtri per la composizione di una comunità disponibile all’incontro, soprattutto in tempi di pandemia, dove il vaccino è entrato nelle nostre vite per infondere speranza per il futuro.

Andreina Corso

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