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Sempre di più e sempre più giovani (11 anni) le tossicodipendenze dei Serd

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Tentato suicidio a scuola a Vicenza

Sono sempre più giovani, sempre più smarriti i ragazzini che si avvicinano a sostanze che minano la loro salute fisica e mentale. Sono sempre più disperati i genitori che all’improvviso si accorgono che il loro figlio è cambiato, che sembra vivere per conto suo, che a scuola va male, che comunica poco e che spesso ha reazioni forti, impreviste, alterna scatti di rabbia a lunghi silenzi, fino ad alzare il muro dell’incomunicabilità. E’ a questo punto che nasce l’esigenza di chiedere aiuto e la famiglia si rivolge ai Serd (Servizio Prevenzione Dipendenze), affinché le figure professionali che lo compongono li aiutino ad affrontare ‘il problema’.

Inquietante la giovane età, che mai era arrivata a 11 anni, poco più di bambini che si lasciano trasportare in esperienze più grandi di loro, spesso il sabato sera, provano quella o quell’altra sostanza, al momento sembra un gioco, una sfida, che con un buon sonno passa, ma spesso non è così, senza rendersene conto si trovano imbrigliati in una storia che loro stessi stentano a capire. Imitare i ragazzi più grandi, assomigliare a quelli che osano, provare, alcol, fumo, stordirsi, arrivare a provare qualche sostanza in più… diventa l’aspirazione prioritaria in una età adolescenziale che rivela tutta la fragilità e la difficoltà di crescere.

I dati sono allarmanti: nel 2015 il Serd del Veneto ha seguito oltre 24mila ragazzi, e una percentuale significativa interessa i giovanissimi. Medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, sono impegnati ad accogliere le famiglie, i ragazzi, a proporre loro un percorso da affrontare con pazienza e volontà, quando è possibile. Percorso che si concentra sulla vita stessa del giovane che viene preso ‘in carico’, ma anche e soprattutto sulle relazioni familiari, sulla rimozione di quei problemi che possono accentuare in una giovane vita il desiderio di evasione o di “rifugio” in uno stile di vita che alla lunga diventa autolesionista. Talvolta è difficile per l’adulto mettere a nudo i propri problemi, riconoscere difficoltà e responsabilità, rimettersi in gioco in quanto genitore, insegnante, cittadino, eppure è solo da questo percorso in rete che si può aiutare un ragazzo a ritrovare la sua forza di cambiare e a rinforzare l’autostima.

I medici e gli operatori insistono sulla prevenzione che abbraccia un campo vastissimo, multidisciplinare, che andrebbe analizzato con i giusti strumenti e i mezzi opportuni. Intervenire il più presto possibile, permette ad un giovane di riflettere, di scegliere di farsi aiutare, spesso ha bisogno di un approccio psicologico, per “ritrovarsi”, per affrontare la sua vulnerabilità, di interrogarsi e cercare di capire le criticità delle abitudini del gruppo che frequenta e di cui sente parte.

Le risorse che la Regione mette a disposizione dei servizi sono insufficienti rispetto la domanda: 25 milioni di euro l’anno per Serd e le 36 comunità terapeutiche riabilitative. Non ci sono finanziamenti per i progetti mirati alla persona e alla famiglia, eppure abbondano le liste d’attesa e quel tempo vuoto diventa davvero un terreno minaccioso per chi vive un disagio e più tardi si arriva, più problemi si creano.

Ne sono convinti per primi gli operatori, che come afferma il dottor Andrea Vendramin, che dirige il più grande Serd di Padova, fanno i salti mortali per corrispondere al bisogno, che purtroppo sembra crescere, anche a causa di nuove sostanze che circolano tra i ragazzini, che incoscientemente li assumono, per stordirsi e per imitazione.

Prevenire quindi, non solo è necessario, ma può evitare situazioni che per un ragazzino diventano devastanti, come l’essere fermato dalle Forze dell’Ordine, il contatto con il Tribunale dei minori, il sentirsi additato, giudicato: elementi che diventano ulteriori spinte alla fuga.

Andreina Corso

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