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Riaprirà la scuola? Orientamenti attuali: oggi non potrebbe

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Riaprirà la scuola? Al momento decisioni definitive non ne sono state prese ma ci si può comunque fare un’idea dell’orientamento per il post-festività sulla base di pareri e opinioni di oggi.
Il ministro della Salute Speranza non può che aprire la rassegna agganciandosi al tema di giornata: i primi vaccini inoculati.
“È come se dopo una lunga notte, potessimo finalmente rivedere l’alba. Il mattino però è ancora lontano”. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha così parlato con Repubblica: “Dal 7 gennaio – ha ricordato – si tornerà al sistema delle aree colorate, che ha dimostrato di funzionare. Ho fiducia negli italiani, a ogni passaggio hanno sempre dimostrato di capire. Per questo penso che di fronte a chi ha dubbi o paure sul vaccino, le istituzioni debbano rispondere con trasparenza, portando le evidenze scientifiche. Senza insulti”.
L’arrivo del vaccino è un punto di svolta, ma abbiamo bisogno che si vaccinino tra i 10 e i 15 milioni di persone, numeri che avremo in primavera inoltrata”. Obbligatorietà? “Tutta Europa ha scelto un’altra strada”. Quanto alla scuola, “abbiamo tenuto aperto il primo ciclo anche in zona rossa, l’abbiamo tutelata il più possibile. C’è un accordo con le Regioni per riaprire in presenza le superiori al 50%”. Tutto dipende dalla curva: “L’obiettivo è 50 casi ogni 100 mila abitanti. Adesso ne abbiamo 150”.
La scuola riaprirà se sarà superato lo scoglio principale correlato: quello dei trasporti.
“La scuola ripartirà in sicurezza sul fronte dei trasporti pubblici” dice la ministra dei Trasporti Paola De Micheli al Messaggero.
Il Mit, sottolinea, “ha fornito le risorse” per i trasporti, ma “l’organizzazione è attribuita alle Regioni. Ai tavoli provinciali dei prefetti la riapertura si organizza in base alle esigenze locali. Abbiamo messo in campo 3 miliardi per sostituire la flotta dei bus e 390 milioni per implementare l’offerta con il noleggio da privati, e indicato gli indici di riempimento”.
Nel 2021, annuncia poi, la riforma del Tpl: “dobbiamo renderlo più efficiente, puntando sulla digitalizzazione e sul riequilibrio”.
De Micheli ricorda che “quest’anno abbiamo sbloccato cantieri per 17 miliardi” citando Mose, Ponte di Genova,

Pontina, nodo ferroviario di Genova, porto di Gioia Tauro, alta velocità in Sicilia, Olimpiadi invernali 2026 e la nuova compagnia aerea Ita”.
“Questo vaccino è un miracolo scientifico. Più andremo avanti più i dubbi diminuiranno. Abbiamo ancora diversi mesi davanti, almeno sei prima di raggiungere un buon livello di immunizzazione della popolazione” dice invece in una intervista a La Stampa il coordinatore del Cts Agostino Miozzo.
A gennaio “credo sia necessario ripartire cercando una qualche gradualità” e “un’ipotesi” è ad esempio le superiori in classe dall’11 gennaio in presenza al 50%: “Comunque, che sia il 50 o il 75% in presenza, è fondamentale riportare i ragazzi a scuola. E la strategia dei tavoli locali coordinati dai prefetti si sta rivelando vincente per risolvere i problemi dei trasporti, degli orari di ingresso scaglionati e del controllo sanitario”.
Facendo pesare l’importante traguardo dei vaccini, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina invece dichiara: “Oggi è un giorno storico per l’Italia e l’Europa. Il ‘Vaccino Day’ avvia una nuova fase che ci porterà gradualmente a riappropriarci della nostra normalità in ogni ambito, anche a scuola. Ci vorrà tempo però. Ora non abbassiamo la guardia”.
La scuola riaprirà o no? E’ un argomento fondamentale per il futuro, quindi significa che si può forse anche rivisitare la storia recente per capire se magari il fatto di tenerla aperta a tutti i costi ‘finché possibile’ abbia influito sulla “seconda ondata”?
“Il ritorno nelle aule scolastiche a metà agosto in diversi paesi è coinciso con un generale rilassamento delle altre misure restrittivi in molti paesi, e non appare quindi essere stato un motore di contagio nella seconda ondata di casi osservata in molti stati europei ad ottobre”. Questo è il parere del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
Nel documento, che non considera l’impatto della variante inglese, di cui al momento non si hanno dati disponibili, si spiega che la chiusura delle scuole può contribuire ad una riduzione dei contagi da SarsCov2, ma da sola non basta a prevenire la trasmissione in comunità in assenza di altri interventi per limitare i raduni di massa.
Si è infatti visto che il trend di casi segnalati da agosto tra gli adolescenti di 16-18 anni è paragonabile a quello osservato tra i giovani adulti di 19-39 anni, fascia in cui si è osservato un forte aumento durante agosto, continuato poi a settembre soprattutto tra i 40 e 64 anni e dai 65 anni in su.
“La chiusura delle scuole, come misura per limitare i contagi da SarsCov2, deve essere usata

come ultima risorsa e per un tempo limitato, dato che l’impatto negativo a livello di salute fisica, mentale ed educativa, oltre che economica, supera i benefici” ci dice ancora il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
Insegnanti e operatori delle scuole non sono risultati essere a maggior rischio di infezione rispetto ad altri lavoratori.
I dati di sorveglianza indicano che tra 1 e 18 anni, i bambini ammalatisi di Covid-19 hanno avuto un tasso più basso di ricoveri, di complicazioni gravi durante il ricovero e di morte rispetto a tutti gli altri gruppi d’età.
I bambini di tutte le età sono suscettibili e possono trasmettere il coronavirus, anche se i più piccoli appaiono meno suscettibili all’infezione, e quando contagiati, portano meno spesso a contagi in casa rispetto ai bambini più grandi e agli adulti.
Da quando sono state riaperte le scuole in autunno, 12 paesi su 17 hanno risposto al monitoraggio dell’Ecdc, segnalando dei focolai nelle scuole, la maggiore parte dei quali (1185) in scuole superiori, seguiti da elementari (739) e asili (283), con variazioni che vanno da un focolaio in Lettonia in un asilo a oltre 400 in Spagna in scuole secondarie.
Generalmente il focolaio ha visto sempre meno di 10 casi, ma in alcuni casi si sono superati gli 80 casi.
Studi condotti in Germania e Italia suggeriscono che se un bambino è contagiato da un adulto, è più probabile che ciò sia avvenuto a casa che a scuola.
Perché la rassegna sia davvero completa non si può non considerare i pareri dei governatori delle Regioni.
Voce decisa e decisamente meno possibilista quella di Vincenzo De Luca per la Regione Campania.
“Sento che si parla della riapertura dell’anno scolastico il 7 gennaio, queste sono cose che mi fanno impazzire. Come si fa a dire ‘si apre’ senza verificare il 3, il 4 gennaio la situazione? In Campania non apriamo tutto il 7”. Sono le parole del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a margine del vax-day all’ospedale Cotugno di Napoli.
“Si devono valutare i dati – ha detto – e l’idea di mandare a scuola il 50% degli studenti è un’idea che la Campania non condivide, valutiamo

un passo alla volta il rientro, ma certamente non mandiamo in blocco il 50% a scuola”.

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