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Referendum Venezia – Mestre: vince il SI con il 66%, ma fallisce il quorum

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Il Referendum per la separazione amministrativa tra Venezia e Mestre si avviava a conclusione e già se ne era capito l’esito.

I dati sull’affluenza decretavano il fallimento dell’iniziativa di consultazione ancora prima dello spoglio: “Il Servizio elettorale del Comune di Venezia ha comunicato l’affluenza del Referendum regionale consultivo sul progetto di legge n° 8 di iniziativa popolare relativo a: “suddivisione del Comune di Venezia, nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre. Sono andati alle urne 44.887 votanti su 206.553 degli aventi diritto, pari al 21,73%”.

Una quota ben distante da quel 50% che è stato posto come “limite di sbarramento” per considerarlo valido.

Se non ci fosse stato il “quorum” avrebbe vinto il ‘SI’.
Anzi: ha vinto il ‘SI’ come maggioranza dei votanti: hanno votato per la separazione 29.477 persone, pari al 66,11%.
Hanno invece votato no alla separazione 15.109 votanti pari al 33,89%.
Le schede bianche sono state 135, le schede nulle 166; le schede contestate 1.

Il referendum non è stato percepito come “sentito” dai veneziani qui intesi in senso globale, perché a far pendere l’ago della bilancia verso la coabitazione amministrativa forzata sono stati soprattutto gli abitanti della terraferma, disertando il voto.

Un afflusso più massiccio si è avuto in centro storico e nelle isole della laguna. Aree in cui la gente “ci teneva” senz’altro di più, aree in cui è stata vissuta, tra l’altro, una vigilia da clima arroventato.

Fake news, polemiche politiche corse soprattutto sui social, inviti all’astensionismo (falso diritto contrario a qualsiasi principio con presupposto democratico), pubblicità oscurate, accuse al “regime”: questo referendum non è stata una semplice consultazione.

Troppi gli interessi economici in gioco, “Basti pensare – come si ripete dal fronte del sì – che dei 20 milioni di euro che arrivano alle casse del Comune in virtù della Legge speciale e delle donazioni per Venezia, più o meno la metà finisce per essere dirottata verso la terraferma”.

Luigi Brugnaro non ha mai nascosto, invece, il convincimento che l’iniziativa referendaria contrastasse con la legge sulle città metropolitane, invitando all’astensione. Così le forze di maggioranza in Comune si sono allineate al ‘non voto’, mentre l’opposizione si è spaccata.

Ma il referendum è anche arrivato in un momento particolare per Venezia. Sui giornali fino a una settimana prima dell’appuntamento non se ne trovava una riga, ma anche perché tutti gli spazi risultavano occupati per la marea che ha messo in ginocchio la città lagunare.

Un momento emotivamente difficile che ha condizionato ancora di più la preparazione e la valutazione alla consultazione.

Se si vuole trarre una morale dal voto appena espresso (come si usa fare di norma) occorre dire che l’attuale situazione va bene alla maggioranza delle persone. Ma questo da la stura a tutta una serie di considerazioni, senza trascurare che una larghissima parte di chi trae beneficio dal richiamo turistico della città risiede proprio in terraferma o ancora più lontano e non ha quindi alcun interesse a vedere modificato in qualche modo il suo status.

(per approfondire: Referendum per la separazione amministrativa di Venezia e Mestre)

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