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Quinto di Treviso, ‘vincono’ i residenti: profughi trasferiti, liberati abbartamenti nei condomini

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Quinto di Treviso vincono residenti profughi trasferiti

Quinto di treviso, il caso si risolve e gli animi si placano.
Il ‘caso’ Quinto si è chiuso, almeno sul piano dell’ordine pubblico, con il trasferimento dei 101 migranti in una ex caserma.

L’epilogo di una vicenda dopo due giorni di tensione, con materassi messi a fuoco in strada da ignoti, un’aggressione verbale contro una consigliera comunale del Pd, critiche alla gestione dei migranti da parte della prefettura di Treviso.

Dure le parole del sindaco trevigiano Giovanni Manildo – “il Prefetto di Treviso ha creato il problema e invece di risolverlo continua ad esacerbarlo, prendendosela con la gente, minacciando denunce” – invocando una visita in Veneto del Ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Problemi di ordine pubblico invece davanti al palazzo del Prefetto, a Treviso, dove attivisti di un collettivo, vicini ai centri sociali, hanno dato vita a una protesta, occupando alcune sale del palazzo. Si sono registrati duri contatti con le forze dell’ordine intervenute. Oltre una trentina gli attivisti portati in Questura. Per cinque sono scattati gli arresti e per 28 le denunce a piede libero.

La svolta per il ‘caso’ Quinto è arrivata a metà mattinata quando il sindaco, Mauro Zilio, ha comunicato ai residenti dei due condomini dove da due giorni hanno trovato posto i migranti che entro la giornata gli alloggi sarebbero stati sgomberati.

L’annuncio è stato salutato con un applauso ed ‘evviva’. Uno sgombero sentito come una vittoria dai residenti che avevano passato la seconda notte in tenda. Ancora accatastati in strada materassi e altri oggetti, parte degli arredi degli appartamenti sfitti destinati agli ‘ospiti’ scaricati mercoledì da due pullman, che qualcuno ieri notte ha portato all’esterno.

E’ la vittoria della ‘normalità’ a sentire i manifestanti, anche famiglie con figli piccoli. Finita la paura di un deprezzamento della casa, con un mutuo ancora aperto, rientrata l’emotività di un timore per l’ordine pubblico o la sicurezza.

Quando i pullman, poco prima delle 14, sono tornati davanti al complesso per caricare i migranti qualcuno ha urlato dai presidi, dove c’erano rappresentanti di Forza Nuova; si sono sentiti insulti, ma la tensione si era ormai stemperata.
Il trasferimento si è svolto senza problemi, ma la prefettura ha voluto comunque precisare che la scelta di Quinto “era stata obbligata dalla impossibilità di reperimento di alcuna altra modalità di accoglienza, in quanto nessuna altra struttura era stata messa in disponibilità in alcuna località della provincia”.

Una volta giunti nell’ex caserma, i migranti hanno pranzato e poi atteso che finissero i lavori di allacciamento dei servizi per rendere pienamente agibili le aree loro destinate. Qualcuno ha pregato.
Fuori, i sindaci di Treviso e Casier, Giovanni Manildo e Mirian Giuriati, hanno incontrato gli abitanti della zona.

Hanno dato rassicurazioni sulle misure di accoglienza e sicurezza adottate, sulla presenza delle forze dell’ordine a presidio della caserma.
A Manildo nel pomeriggio è giunta una telefonata del premier Matteo Renzi che ha espresso vicinanza per la situazione di emergenza.
La speranza, adesso, è che non si accenda un nuovo ‘fronte’ dopo quello di Quinto.

Intanto, la questione profughi resta calda in altre aree del Veneto, da Eraclea – con il problema della possibile ripercussione per la stagione turistica – a Padova, dove forte è il livello polemico tra sindaco e prefettura per la ‘tendopoli’ nell’ex caserma Prandina, poco distante dal centro città.

18/07/2015

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