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Primario di Padova chiede 2000 euro per saltare le liste d’attesa in tv. Zaia: denunciamo

Due casi di presunta corruzione in Veneto presentati in seconda serata . Il Presidente della Regione Veneto difende la Sanità Veneta e minaccia esposti

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Stabili condizioni del paziente di Conegliano colpito da meningite

La corruzione è una piaga dei tempi moderni, ma l’indignazione più grande scatta quando essa viene applicata nel settore della Sanità, quell’ambito dove la salute dovrebbe essere garantita a tutti allo stesso livello. Due antipatici casi presentati come comportamenti illeciti andranno in onda sabato sera nel programma «Petrolio» di Duilio Giammaria in onda in seconda serata su Raiuno dove si parlerà di Servizio Sanitario Nazionale. Alcuni contenuti vengono anticipati nell’ottimo articolo di Gian Antonio Stella apparso nel Corriere della Sera in edicola oggi. Dagli stralci si capisce come, nei due casi accaduti in Veneto, si allunghi l’ombra della corruzione, segnatamente per saltare liste d’attesa.
Più sotto pubblichiamo le precisazioni successivamente giunte dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che anticipa esposti alla magistratura.

LA CORRUZIONE NEGLI OSPEDALI
Il primario chiede la bustarella E la lista d’attesa svanisce
di Gian Antonio Stella

Il «professor Beeeeep», per ora anonimo e coperto da un fischio, fa miracoli: una bustarella e rimuove le liste d’attesa come fossero nei. Direte: «Si sa che troppo spesso va così!» Un conto son le voci, però, un altro è vedere in un video un primario di ostetricia chiedere direttamente soldi alla paziente. E non nel solito Mezzogiorno carico di stereotipi: in una delle aree d’eccellenza della «virtuosa» Pianura Padana.

Punto di partenza, come dicevamo, le liste d’attesa. Le quali, come spiega l’ultimo Rapporto PIT Salute di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato, sono ancora così interminabili da gridare vendetta… Soprattutto in certe aree. Citiamo l’Ansa: «Le attese più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 rispetto al 2014), passando dagli 89 del Nord-Ovest ai 142 del Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6), con punte di 109 gg al Centro e un minimo di 50 gg al Nord-Est. Anche dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti nell’indicatore relativo alle liste d’attesa».

Anche per le prestazioni oncologiche, insiste il rapporto, «ci sono forti differenze. Per i tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche e specialistiche in caso di sospetto diagnostico, i dati del Monitoraggio «mostrano che al Nord l’80% delle persone in condizione di urgenza accede entro le 72 ore stabilite. Percentuali peggiori sono rilevabili al Centro (72%) e al Sud (77%)». Un panorama troppo spesso sconfortante, al punto di spingere il ministro per la Salute Beatrice Lorenzin ad ammettere: «È un problema enorme di programmazione sanitaria. Abbiamo messo nella mia legge che tra gli obiettivi dei manager c’è lo smaltimento delle liste: se non le smaltisci, te ne vai».

Questo è il quadro. E da qui è partita l’inchiesta di Francesca Biagiotti per il programma «Petrolio» di Duilio Giammaria in onda stasera in seconda serata su Raiuno e dedicata ai quarant’anni del Servizio Sanitario Nazionale. Inchiesta centrata in particolare su due episodi inaccettabili. Che, c’è da scommettere, faranno partire nuove indagini giudiziarie.

Nel primo c’è il racconto di una ragazza veneta, Laura (nome di fantasia) che telefona a una struttura pubblica per chiedere «una prima visita Pma», che nel burocratese imposto ai cittadini è la «Procreazione medicalmente assistita». Risposta dell’impiegato: «In questo momento non ho posto neanche in sei mesi… Andiamo oltre». La ragazza non demorde, chiede di parlare con la dottoressa «Beeeep» (che resterà anonima e coperta nella registrazione da un fischio finché un pm non andrà a metterle il sale sulla coda) ed è invitata a chiamare uno studio privato. L’appuntamento col professionista, a questo punto, è istantaneo: il giorno dopo. Tutto rapido, professionale… È il momento del saldo: «Allora, consulenza per fertilità più ecografia sono in tutto 180 euro, se preferisce senza ricevuta sono 140».

Ancora più interessante, però, è la seconda esperienza. Francesca Biagiotti chiama il Centro Unico Prenotazioni di una Asl veneta: «Vorrei fare un intervento di chiusura delle tube». «Per questo intervento, signora, siamo a febbraio 2018». «Mi hanno parlato di un professore molto bravo che lavora presso di voi, il professor “Beeeeep”. Secondo lei è possibile fare l’intervento con lui?». «Eh, se lei fa una visita privata con lui poi diventa sua paziente. Di conseguenza la segue lui». «Ma perché devo fare una visita privata per diventare sua paziente?». «Eh perché non mi risulta che faccia visite giù agli ambulatori. Di solito io vedo che le sue pazienti fanno la visita privata con lui e poi arrivano da noi». Testuale.

Ed ecco l’incontro di Francesca Biagiotti, telecamera nascosta, nello studio del professore. Domanda: «Volevo fare un intervento di chiusura delle tube. Adesso sono qua per le vacanze di Natale. Volevo capire un po’ i tempi e costi». Risposta: «Mah… I costi… Lo facciamo con il servizio sanitario nazionale. Non deve spendere soldi». «E per i tempi?». «I tempi… Forse marzo… Teoricamente a gennaio non… Non ce la facciamo per gennaio. Ho interventi già tutti programmati, cioè tutti in lista… Perché, anche a farlo privatamente, spende soldi eh… Sette, ottomila…». «No, vabbè, no».

A quel punto il primario, prima che la paziente se ne vada, butta lì: «Sarebbe l’ideale farlo ora. Ma significa forzare un po’ la mano. Cioè… Forzare la mano significa… Facciamo le cose come si deve senza rischiare nulla…». «Ci mancherebbe…». «No, no, non rischiare nel senso di… Però significa entrare nei compromessi… Io chiedo qualcosa a lei e in cambio mi dà qualcosa». «Cioè? Che vuol dire? Me lo spiega?». «No… Nel senso di… Farlo nelle vacanze… Facciamo le cose legali… Cioè…». La reporter finge di non capire: «Perché, lei dice che forse si potrebbe trovare un modo per farlo adesso?». E a quel punto il professore supera ogni imbarazzo: «Eh… Però significa… dare un po’ di soldi… Cioè… Bisogna che ci mettiamo… Barattiamo tra di noi….». «Mi dica lei». «Un paio di mill… Duemila euro». «Duemila a lei direttamente?». «Sì, sì…». «E riusciamo a farlo prima?». «Tra Natale e Capodanno». «In ospedale?». «Sì».

«Ma questa è concussione!», sbotta Raffaele Cantone, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, invitato a vedere in anteprima il servizio Rai… (l’articolo completo su Il Corriere della Sera del 13/01/2018)


La risposta della Regione del Veneto.

SANITÀ: PRESIDENTE REGIONE VENETO ANNUNCIA ESPOSTO ALLA MAGISTRATURA SU INCHIESTA MEDIA SU LISTE DI ATTESA, “UNA MELA MARCIA NON VANIFICHI IMPEGNO E PROFESSIONALITÀ OPERATORI SANITÀ VENETA”

Venezia, 13 gennaio 2018

“Leggo sul Corriere della Sera, in un articolo a firma Gian Antonio Stella, due notizie che, per l’autorevolezza della fonte, non dubito corrispondano al vero e che gettano non soltanto pessima luce sull’immagine di un servizio sanitario, come quello veneto, in cui efficienza e rigore ho sempre preteso siano norma e prassi, ma integrano anche un danno patrimoniale”.

Lo dichiara il Presidente del Veneto in merito a un articolo del quotidiano milanese in cui – citando un’inchiesta televisiva – si descrivono due episodi a danno di pazienti avvenuti in presidi sanitari della regione.

“Mi pare che quanto riferito nell’articolo sia più che sufficiente per consentire alla Regione del Veneto, di cui devo tutelare in ogni sede l’interesse, di presentare alla Magistratura inquirente un esposto-denuncia sui fatti – aggiunge il Presidente del Veneto – documento che verrà poi integrato con quanto emergerà ulteriormente dalla trasmissione televisiva, il cui contenuto mi auguro venga al più presto consegnato alla competente giurisdizione”.

“È assolutamente inaccettabile che una o due mele marce vanifichino l’ottimo e faticoso impegno quotidiano di decine di migliaia di operatori che lavorano in silenzio con professionalità e competenza – conclude il Presidente – consentendo al sistema sanitario veneto di essere ai primi posti in tutte le classifiche. Per questo, quando qualcuno sbaglia, deve essere identificato e punito”.

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La discussione è aperta: una persona ha già commentato

  1. Sono un operatore sanitario lavoro da 28 anni in una clinica privata convenzionata.io penso che il male della sanita e soprattutto dei medici e operatori che svolgono l intramenia.il loro compenso e troppo alto…bisogna mettere un tetto alle visite.l intramenia puo essere solo del 20 per cento delle visite in convenzione.Facciamo lo stesso discorso con vigili e forze dell ordine facendo di mattina le multe xlo stato e il pomeriggio per se stessi.l intramenia a rovovinato il sistema sanitario ed impoverito gli italiani

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