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Pensioni, la novità: a 62 anni con la regola dei 100 dipendenti

Prende forma, nel nuovo dl 'Sostegni Bis', la misura per le pensioni in grado di tamponare gli effetti della cessazione della 'Quota 100' per evitare di saltare direttamente ai 67 anni come prevede la Legge Fornero.

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Pensioni, novità bella grossa.
Quando si potrà andare in pensione con le nuove regole? A 62 anni, con la “norma 100”.
100 va inteso un numero magico che orienterà le scelte del governo in funzione della ripresa.
Nel prossimo decreto Sostegni bis, infatti, sia per i contratti di espansione, sia per lo scivolo verso l’uscita, ma anche per la riduzione dell’orario di lavoro, si va verso l’abbassamento della soglia a 100 dipendenti.
Tradotto: maggiori benefici anche per i dipendenti per le aziende che avranno almeno 100 dipendenti.
La strategia va nel verso di una logica – a quanto si apprende – di premiare le aziende che assumono, atteggiamento che promuove la staffetta generazionale.
La regola dei 100 dipendenti servirà anche a scongiurare il rischio licenziamenti, già dalla prima scadenza del blocco a fine giugno, con una serie di misure per incentivare le assunzioni o comunque mantenere i livelli occupazionali e garantire la ripartenza, in attesa che si completi la riforma degli ammortizzatori sociali.
Nel decreto Sostegni bis, atteso la prossima settimana in Consiglio dei ministri, prende dunque forma decisamente l’operazione lavoro.
Diverse le novità: una nuova tipologia contrattuale stabile: il contratto di rioccupazione, sgravi contributivi per i settori più colpiti dalla pandemia, il commercio e il turismo, e per il rientro dalla cig Covid.

Il contratto di rioccupazione, da applicare a tutti i settori, sarà a tempo indeterminato e legato alla formazione e ad un periodo di prova, massimo di sei mesi, con sgravi contributivi al 100% che andranno restituiti nel caso in cui il lavoratore non venga poi assunto ma che si cumulano agli altri già a disposizione delle aziende.
Con lo stesso obiettivo si affaccia anche la possibilità per le aziende che registrano un calo del 50% di fatturato di stipulare un contratto di solidarietà che porta la retribuzione al 70% ma a fronte di un impegno, messo nero su bianco nell’accordo, a mantenere i livelli occupazionali.
Per i contratti di espansione si va invece verso l’abbassamento della soglia a 100 dipendenti sia per lo scivolo verso l’uscita che per la riduzione dell’orario di lavoro, nella logica di premiare le aziende che assumono e sostenere così la staffetta generazionale.

Il decreto potrebbe approdare in cdm già lunedì, in concomitanza con la cabina di regia sulle riaperture, ma i tempi non sono stati ancora definiti con certezza.
Il governo punta comunque a chiudere entro la settimana anche il dl semplificazioni, atteso nella tabella di marcia del Recovery proprio entro il 20 maggio.

PENSIONI
Come detto, per affrontare la terribile spallata al mondo del lavoro che avverrà con la fine del blocco dei licenziamenti, sarà prevista la possibilità per le imprese da 100 dipendenti in su, di poter anticipare l’uscita per quei dipendenti a cui mancano fino a 5 anni per maturare i requisiti della pensione.
Si tratta del cosiddetto «contratto di espansione», che in realtà era già oggi utilizzabile per le imprese oltre i 250 dipendenti.
In questa situazione il rapporto tra il dipendente e l’azienda viene risolto.
Al lavoratore viene però corrisposta una somma (chiamata indennità di accompagnamento alla pensione), che deve durare fino al maturamento dei requisiti per lasciare il lavoro che, come sappiamo, con la Legge Fornero è di 67 anni.
In buona sostanza si tratta di un’uscita anticipata di 5 anni.
A pagare l’indennità di accompagnamento alla pensione sarà l’Inps, ma con i soldi dell’azienda: il datore di lavoro, infatti, dovrà fornire all’Inps mensilmente una fideiussione.
Che cosa ci guadagna l’azienda?
Dalla cifra versata viene sottratto quanto spetterebbe al dipendente come Naspi nelle tabelle che prevedono la “disoccupazione”.
Così facendo l’azienda potrà provvedere al ricambio occupazionale a costi più contenuti.

L’appuntamento è per lunedì in Consiglio dei Ministri.

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