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Pensioni, cosa verrà dopo Fornero e Quota 100. Governo al lavoro

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Pensioni, cosa verrà dopo Fornero e Quota 100

Pensioni, cosa verrà dopo Fornero e Quota 100. Il governo si appresta a mettere nuovamente mano ai sistemi pensionistici e, al momento, le idee sono molte ma confuse.

67 anni, con possibilità di lasciare anticipatamente il lavoro a 64, anzi a 62, senza penalizzazioni ma forse con. Questa è la matassa delle intenzioni da sbrogliare dai vari ministri in vista del prossimo ‘step’ che sarà a gennaio 2022 (fine esperimento ‘Quota 100’).

Poter lasciare il lavoro prima dei 67 anni, magari a 64 o meglio ancora a 62 anni, senza penalizzare, o penalizzando il meno possibile, l’entità dell’assegno. Parte così il confronto tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, convocato al ministero del Lavoro da Nunzia Catalfo lunedì per il primo round, che servirà ad avviare una discussione che, nella più ottimistica delle previsioni, dovrebbe produrre dei risultati in autunno, quando si comporrà la legge di Bilancio.

Il problema della flessibilità in uscita va ristudiato sia per evitare lo ‘scalone’ di 5 anni (da 62 a 67) che scatterebbe a inizio 2022 quando cesserà Quota 100 sia, come ribadito più volte dal ministro, per superare una volta per tutte le rigidità della legge Fornero, varata in fretta nel 2011 quando l’Italia era nel pieno della crisi.

L’imperativo, però, è mantenere la sostenibilità del sistema, quindi ridurre al minimo i costi dell’intervento, che invece sarebbero ingenti se si dovesse applicare l’intera piattaforma sindacale.

L’esecutivo si porrà, per ora, in ascolto delle istanze delle parti sociali, che chiedono un sistema di uscite flessibili a partire dai 62 anni (e minimo 20 di contributi), senza penalizzazioni e che tenga conto dei lavori gravosi e usuranti.

Accanto al mix età-contributi per l’uscita anticipata i sindacati chiederanno che, all’interno di una “riforma organica” si affrontino anche altri problemi, dal riconoscimento del lavoro di cura al superamento della disparità di genere (con uno ‘sconto’ per l’uscita legato ai figli, fino a un massimo di 3 anni), dalla previdenza complementare alla rivalutazione degli assegni in essere, fino alla pensione di garanzia per i giovani che copra i periodi di lavoro discontinuo e la formazione.

Pensioni e Irpef, come tutti avranno capito, sono due riforme le cui ricette dentro la maggioranza sono molteplici.

E non ci sono al momento “piani del governo già pronti all’uso”, ha precisato il ministero del Lavoro, stoppando le indiscrezioni su una proposta di uscita anticipata a 64 anni con assegno ridotto attraverso il ricalcolo.

Al tavolo ci saranno già domani anche i tecnici dell’Inps e quelli del ministero dell’Economia, insieme al viceministro Laura Castelli, il sottosegretario Pier Paolo Baretta e Marco Leonardi, consigliere del ministro Roberto Gualtieri.

Un primo esito operativo potrebbe essere la nomina delle commissioni sui lavori gravosi e sulla separazione tra assistenza e previdenza (previste dall’ultima manovra) e una ad hoc per studiare, appunto, la riforma.

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