All’Isola dell’Unione, a Chioggia, i lavori per la costruzione del nuovo parcheggio stanno procedendo spediti. La struttura in prefabbricato è quasi tutta assemblata e l’Amministrazione Comunale ha già consegnato l’incarico per eseguire il collaudo statico a un ingegnere esterno, in quanto la figura professionale, con i requisiti necessari per procedere, manca nell’organico dell’Ente.
La struttura, ora che sta prendendo la sua forma definitiva, non accontenta il gusto di tutti i chioggiotti. Tutt’altro. Già nel momento in cui sono stati interrati i primi piloni, l’opinione pubblica si è scatenata sul web, arrivando a definirla una ferita sul panorama della Laguna del Lusenzo.
E, guardandola, ora che l’impatto visivo è ben definito, non si può dare torto a chi è rimasto sorpreso che la Soprintendenza all’archeologia, belle arti e paesaggio abbia consentito una costruzione simile, a un passo dal centro storico di Chioggia, affacciata allo specchio d’acqua lagunare. Dando tra l’altro il benestare all’innalzamento di un piano ulteriore.
L’idea di costruire un park scambiatore nasce da molteplici esigenze, prima tra tutte la necessità di togliere le vetture dal centro storico di Chioggia.
Infatti, nel centro storico, automobili autorizzate alla sosta ce ne sono molte in più rispetto agli stalli disponibili: ci sono famiglie di residenti che hanno permessi per più veicoli, ai quali si aggiungono le autorizzazioni alla sosta per i negozi, senza dimenticare i permessi per chi ha disabilità, che sono coloro che avrebbero maggiormente diritto di poter parcheggiare nei pressi della propria destinazione.
A questa necessità si aggancia quella di utilizzare i finanziamenti derivati dai Patti Territoriali ottenuti per Chioggia, Cavarzere e Cona. Se non fossero stati utilizzati nei termini concessi, l’amministrazione avrebbe rischiato di incorrere al danno erariale.
La definizione “scambiatore” con cui è stato appellato questo parcheggio, poi, era un altro dei motivi che hanno spinto alla sua costruzione.
Infatti l’idea era quella che il turista, giunto a Chioggia, potesse trovare all’uscita del ricovero per la sua vettura una fermata dell’autobus extra urbano, per andare a Venezia o per visitare Padova o, in alternativa, una fermata del vaporetto per poter andare verso Ca’ Roman, Pellestrina o il Lido. Ma ora non ci sono progetti per quanto riguarda ripensamenti sulle attuali linee di terra extraurbane e di navigazione, e il termine “scambiatore” sembra essere pretestuoso.
Il parcheggio, malgrado tutto, non è un’idea attuale, nasce durante l’amministrazione precedente.
Ma la struttura presentata in fase di studio sulla carta non sembrava così impattante come sembra esserlo ora che sta venendo realizzata, mancando inoltre dei servizi di supporto, quali bar e servizi igienici che si dice figurassero sul progetto iniziale.
Altro motivo che la rende invisa alla maggior parte della popolazione è la sua effettiva utilità, visto il numero esiguo di stalli in più che si vengono a creare rispetto alla soluzione precedente (un classico parcheggio a raso). Un numero sparuto di posti effettivi superiore che si sarebbe potuto ricavare, volendo, anche semplicemente riorganizzando la segnaletica.
Invece, con l’odierna soluzione l’area a fianco, da anni polmone verde del centro storico, ha subito restrizioni non indifferenti, sacrificando parte del campo da calcio e del centro sportivo.
Rendendosi conto che, forse, il nuovo parcheggio non sarebbe stato quello che ci si aspettava, e non avrebbe risolto definitivamente il problema “parcheggi” nel centro storico, numerose voci hanno cominciato a levarsi, anche all’interno della giunta stessa, fino a poco prima dell’inizio lavori, esortando a bloccarli.
Ma, nonostante si presentassero vari motivi per chiedere la sospensione in attesa di chiarimenti, delucidazioni e alternative, l’assemblaggio dell’edificio è iniziato, ora è in fase avanzata dirigendosi spedito verso la conclusione.
Il blocco di grigio cemento ora si staglia sul panorama che offre la laguna.
In una scelta c’è sempre qualcosa che viene sacrificato per ottenere un vantaggio.
In questo caso il dilemma era tra il mantenimento dell’ambiente e il beneficio che avrebbe tratto la comunità privandosi di una parte di esso, ed ora c’è chi si chiede se ne sarà valsa la pena.
Micaela Brombo
serve veramente!
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