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Papa Francesco in Iraq: la preghiera per le vittime di tutte le guerre

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“Il nome di Dio non può essere invocato per uccidere”. Lo ha ribadito Papa Francesco nella preghiera per le vittime della guerra a Mosul.
“Prima di pregare per tutte le vittime della guerra in questa città di Mosul, in Iraq e nell’intero Medio Oriente, vorrei condividere con voi questi pensieri: Se Dio è il Dio della vita – e lo è -, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è -, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è -, a noi non è lecito odiare i fratelli”.
Il Pontefice ha quindi invitato a pregare per tutte le vittime della guerra ma “anche per tutti noi, perché, al di là delle appartenenze religiose, possiamo vivere in armonia e in pace, consapevoli che agli occhi di Dio siamo tutti fratelli e sorelle”.
E’ uno stralcio di discorso di domenica mattina di Francesco all’interno del viaggio ‘storico’ in cui ha incontrato Al-Sistani, fatto con la premessa:”Il dialogo è la sola via”.
Il dialogo tra le religioni è la sola via per costruire la pace in Iraq ma anche per realizzare quella fraternità alla quale il Papa lavora senza risparmiarsi.
Idee sulle quali credere e riporre fiducia fino ad andare anche in Iraq, nonostante condizioni, tra sicurezza e pandemia, che sembravano impossibili da superare.
E’ il senso di questo secondo giorno di viaggio cominciato per il Pontefice a Najaf, la città santa degli sciiti.
Lì ha incontrato il Grand Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, uno degli eventi più importanti in questa ‘missione’ di Francesco in Medio Oriente. Un incontro privato, senza discorsi o documenti. Ma basta la fotografia a scrivere la storia.
Il Papa e la guida spirituale degli sciiti iracheni seduti a parlare,

guardandosi negli occhi.
Francesco vestito di bianco, Al-Sistani completamente di nero.
Un’immagine che parla di quel dialogo che si può costruire nelle differenze.
Secondo fonti irachene l’anziano Al-Sistani, 91 anni, si sarebbe anche alzato in piedi per accogliere il Pontefice. Un gesto importante in questo mondo dove ogni dettaglio ha il suo valore.
Un divano semplice, pareti bianche, è una residenza modesta quella del Grand Ayatollah che in questi anni ha fatto sentire la sua voce contro chi attaccava le minoranze religiose, e tra queste i cristiani.
E Papa Francesco lo ha ringraziato per questo.
Durante la visita, durata circa quarantacinque minuti, il Papa ha sottolineato “l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”, ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni.
Da Najaf Papa Francesco è poi volato a Nassiriya. Lì c’è Ur e la casa di Abramo, dove guardano tutte e tre le religioni monoteiste: cristiani, musulmani ed ebrei.
Alle spalle, nel deserto rosso del Sud dell’Iraq, c’è anche uno dei più importanti monumenti dell’epoca dei Sumeri, la Ziqqurat.
Ma Nassiriya resta nelle cronache soprattutto come la ‘Ground Zero’ italiana,

con quell’attacco terrorista del 12 novembre 2003 costato la vita a 28 persone, di cui 19 italiani.
Il Papa si reca nella Piana di Ur dei Caldei, a un quarto d’ora dall’aeroporto di Nassiriya, per un incontro interreligioso. Ma in qualche modo le sue parole richiamano i nodi veri di questa terra devastata da guerre ed attentati: l’uso della religione.
E quell’attentato contro gli italiani vedeva sul terreno estremisti sunniti contro gli sciiti, e la comparsa dei kamikaze legati ad Al-Qaeda.
Un passato che ritorna poi sotto le bandiere nere del Califfato, con l’Isis che usa tra le sue parole d’ordine ‘Allah akbar’, ‘Dio è grande’.
Ma invece Dio è soprattutto “misericordioso”, ha detto il Papa a Ur, e “l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione”.
Rivolgendosi ai rappresentanti delle altre fedi, ha rinnovato il suo appello a prendere le distanze dai fondamentalisti:

“sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio! Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza”.
“Chi crede in Dio – sono ancora le parole del Papa -, non ha nemici da combattere”, “non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione”.
Nella Piana di Abramo risuona il canto di chi legge la Bibbia, poi di chi declama il Corano, in un abbraccio corale per dare la speranza che davvero un mondo in armonia, dove tutti conservano la loro identità rispettando gli altri.
Un mondo che è possibile.

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