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Ordinanza Zaia sulle scuole: didattica a distanza per il 75% degli alunni delle superiori

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«Siamo obbligati ad applicare un Dpcm che è incomprensibile. Il governo ha deciso di decidere tutto – dice Zaia – dobbiamo chiudere le scuole, secondarie di secondo grado, osservando e disponendo un’ordinanza con una sola soluzione: il 75% gli alunni delle superiori osserverà la didattica a distanza, mentre io avevo proposto il 50%». Spiega il contenuto dell’ordinanza regionale il presidente del Veneto, da Marghera, lunedì 26 ottobre, che avrà decorrenza dal 28 ottobre, «perché non voglio mettere in subbuglio le scuole e le famiglie, e intendiamo dare un po’ più di tempo per l’organizzazione alla dottoressa Palumbo, dirigente per il Veneto».

Queste disposizioni restano in vigore fino al 24 novembre, salvo modifiche a livello nazionale. Gli istituti di istruzione secondaria, di secondo grado, statali e paritarie, adottano perciò la didattica a distanza, integrata digitale, oltre a quella in presenza, con rotazione delle classi o degli studenti all’interno delle classi. «Abbiamo 707 mila studenti complessivi, questo vale per circa duecentomila ragazzi. Ai dirigenti scolastici diamo indicazione che le prime classi, le matricole, siano per lo più risparmiate, se possibile, perciò di prediligere nell’applicazione dell’ordinanza gli studenti dalla seconda superiore in sù». È sempre garantita la didattica in presenza agli alunni con disabilità certificata. Le scuole professionali, 20 mila studenti, sono invitate ad adottare la didattica a distanza, per il 75% delle attività, riservando la rimanente quota ai laboratori e alle attività pratiche».

I positivi sono 45.466, nelle ultime 24 ore 1129 contagi. Ricoveri: 695 e le terapie intensive in tutto il Veneto 81. Tre morti in più; 23 persone dimesse. I sintomatici in isolamento sono 164, l’un per cento delle quarantene. I dati sono quelli aggiornati dal presidente, che esorta il medici di base a fare i tamponi, ma intende arrivare alla chiusura di un accordo che li renderebbe parte delle azioni ordinarie praticate dai medici di famiglia.

«Non c’è emergenza ospedaliera – dice Zaia – seppur nelle Infettive, nelle Pneumologie e nell’organizzazione delle terapie intensive, la pressione si avverta. Oggi il problema è che se gli ospedali vengono intasati dai pazienti Covid, non c’è spazio per gli altri e i sistemi sanitari, nonostante gli 8000 posti, vanno in tilt». Abbiamo discusso per 4 ore sabato pomeriggio – sul Dpcm, continua il presidente – si è parlato dell’impennata della curva dei contagi del personale, anche se piccola. Chi è in prima linea viene testato ogni settimana. Ma ho posto le questioni dell’ordinanza. Cioè il contenimento degli assembramenti nelle aree all’aperto e pubbliche e il tema delle scuole per diminuire la pressione demografica».

La conferenza delle Regioni non condivide quello che è stato deciso con Dpcm del governo per le attività produttive, «di fatto sono state chiuse – commenta Zaia – e avevano rispettato in maniera puntuale le disposizioni date. Da questi locali non risulta siano partiti focolai. Questi imprenditori, molti di loro, rischiano di non aprire più – è duro il governatore sulla decisione dell’esecutivo Conte, che non condivide affatto – . Queste attività hanno creato occupazione ed economia, avendo il coraggio di investire e poi di adeguarsi alle linee guida. Sono stato criticato perché le ho aperte per primo dopo il lockdown: l’asporto, i ristoranti, le spiagge. Se c’è un dato epidemiologico che dice che sono i responsabili delle infezioni, lo si dimostri. Il vero tema è quello degli assembramenti, che non hanno a che vedere con i tavoli distanziati e la sanificazione degli esercizi pubblici, ora trattati come untori. Fatichiamo a giustificare questi provvedimenti. Faccio appello al governo affinché li riveda per i locali». Solo consegna a domicilio per le gelaterie, pizza al taglio, pasticcerie, dopo le 18.

«È davvero questo il problema? – Si chiede Zaia -. Si chiudono realtà controllate in maniera incomprensibile. Penso anche al mondo dello sport, le palestre, le piscine messe in ginocchio e bloccate nel loro ruolo di attività comunitarie». Nell’ordinanza è prevista la mensa dei lavoratori, in trasferta per uno o più giorni: consentito il pranzo in ristoranti contrattualizzati. «Le prese di posizione – dice Zaia – non hanno una componente politica, ma di obiettività e sono condivise da tutte le regioni. Se mi avessero proposto un Dpcm contro gli assembramenti, l’avrei sottoscritto a occhi chiusi. Ma che senso ha indicare i ristoranti e i locali per la chiusura e lasciare, ad esempio, i musei aperti (non sono contro la cultura)?».

Antonella Gasparini

 

 

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