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Negazionisti Venezia: tra mamme che raccolgono firme e ragazzi che sputano in classe

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Venezia e i negazionisti (termine orribile ormai entrato nell’uso comune, ma che in origine aveva ben altro significato): raccolta firme delle mamme perché i bambini in classe debbano stare senza le mascherine. Intanto, all’interno delle sezioni, scoppiano tafferugli che spesso non arrivano nemmeno all’attenzione di tutti i genitori per quella tipica tendenza adolescenziale a non raccontare nulla a casa.
“Com’è andata a scuola?”, “Tutto bene”.
Nel frattempo l’appello corre via gruppi whatsapp e le adesioni con firma raccolgono ogni tipo di consenso. Per primo c’è quello convinto che sposa in toto la causa. Poi c’è quello che ascolta e che magari si fa convincere. Infine c’è quello che non sarebbe affatto convinto della bontà della posizione da sposare ma siccome chi ne parla è l’amica di sempre, a cui si fa fatica di dire di no, si aderisce per non contrariare l’energia della conoscente.
Queste le tre situazioni tipo tra le altre mamme vengono sensibilizzate a raccogliere l’appello.
Le altre cercano di non partecipare nemmeno alla discussione, possibilmente non scrivendo neanche in Whatsapp, se proprio non costrette, per non entrare in un argomento così spinoso che pare urtare sensibilità molto acuite.
E’ grande il rischio di inimicarsi altre mamme

con cui si dovranno, bene o male, ancora condividere mesi o anni di convivenza scolastica. Poi si racconta di signore che fanno gruppo tra loro, che magari ti indicano, ti isolano, in una dinamica di gruppo quasi liceale che non è affatto semplice da affrontare in questa società.
In questi casi è da tenere presente che la forza di alcuni atteggiamenti negazionisti è tale per cui essi stessi cercano di soverchiare quella stessa libertà di pensiero di cui viene denunciata la mancanza. Un ossimoro.
Il fatto, comunque, è questo.
A Venezia ci sono mamme che stanno raccogliendo firme perché non è giusto che il loro figlio sia costretto ad indossare la mascherina in classe.
La logica di questa maniera di vedere la cosa: in una situazione statica, in una posizione stabile di seduta al banco, non c’è ‘contatto ravvicinato’, non vi sarebbe alcun pericolo di contagio, quindi

la mascherina non serve.
Anzi, si creerebbe un danno in quanto il bambino ne soffrirebbe i disagi per essere costretto ad indossarla per motivi di respirazione e via dicendo.
Poco conta che nella stessa scuola (alla quale appartiene il genitore con cui stiamo parlando), si sia già verificato un caso di positività e che un’intera classe sia stata chiusa e posta in quarantena sebbene la precauzione delle mascherine fosse già vigente.
E’ il principio che conta, e secondo questa scuola di pensiero le mamme del gruppo sostengono che le maschere in classe non devono essere obbligatorie.
I punti di adesione, dove depositare la firma in favore di tale atteggiamento, sono veramente molteplici e diffusi in città proprio per agevolarne il massimo sostegno pubblico.
Segno che questo orientamento risulta evidentemente favorevole anche a molti commercianti ed esercenti che ne ospitano il registro per le firme. A meno che anche questo sostegno non sia provocato,

in qualche misura, da motivi di amicalità.
In ogni caso, va segnalato che i risvolti della propaganda di opinione non si mantengono però sempre entro toni contenuti come dovrebbero.
Si racconta, infatti, che nella stessa classe vi siano due ragazzi, figli dell’orientamento dei genitori di cui sopra, che spesso si abbassano le mascherine durante le lezioni, anche con fare da sbruffoni, probabilmente forti delle tesi rafforzative che sentono discusse in casa.
Quando poi succede che siano i professori ad accorgersi e a chiedere di ricollocarla come dovuto, i protagonisti assecondano la richiesta fino al primo momento possibile in cui, non visti, la possono riabbassare di nuovo.
Quando sono invece compagne e compagni di classe a deplorare questo comportamento, uscirebbe il bulletto che è in loro tanto che, con fare aggressivo, i ragazzini reagiscono contro i compagni

che li esortano a tenere le mascherine durante le lezioni.
L’ultimo episodio recente avrebbe visto i due ragazzini sputare contro i compagni durante la discussione.
Le mamme dei due, appreso il fatto, si sono rivolte alle altre genitrici per avere spiegazioni sul comportamento del gruppo con i relativi figli introducendo addirittura il discorso del bullismo contro i “disobbedienti”, che sono gli autori degli sputi, in realtà.
Questo, se vogliamo, è il vero allarme del momento. Se non educate, o peggio, se educate così presto alla rivolta sociale con atteggiamenti aggressivi, le giovani menti in fase di formazione possono creare situazioni ben più dannose dell’uso di una mascherina.

(foto da archivio. Articolo 17/11/2020 coronavirus/covid mascherine nelle scuole veneziane)

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4 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. E’ facile parlare ed etichettare di negazionismo senza portare numeri e dati certi e certificati. Mio figlio deve, e ribadisco il deve abbassarsi la mascherina il più possibile in classe, perché la mascherina peggiora il suo broncospasmo allergico, quindi mi chiedo se sia giusto sacrificare la sua salute obbligandolo a tenere per 7.5 ore al giorno perché 1/2 h può abbassarla in mensa per mangiare, piuttosto di valutare e bilanciare oggettivamente i pro e contro dell’uso della mascherina se le distanze fossero meno di 1 mt (e premetto che al minimo sentore di malessere lo tengo a casa come prevenzione e tutela di tutti).

    • Con il Covid, il broncospasmo di suo figlio migliorerebbe o peggiorerebbe?
      Se tutti i ragazzi che circondano suo figlio portano correttamente la mascherina, suo figlio avrà maggiori o minori probabilità di essere contagiato?
      Si chiede a tutti di rispettare queste regole anche e soprattutto per proteggere le persone che hanno altre fragilità: sono un padre anche io e non mi fa piacere vedere i ragazzi con le mascherine. Ma so anche che per il loro bene e che sono più i rischi che si corrono con la mascherina che senza.

  2. Ma il bambino positivo in classe del quale racconta nel suo articolo,… dov’è la certezza che questo bambino abbia contratto il virus a scuola dove sono distanziati e sorvegliati, e non fuori con i suoi amici in campo, o stivato in qualche mezzo pubblico strapieno dove è impossibile mantenere il distanziamento e l’igiene e scarsa. Come si fa a dare la colpa al unico posto dove sono distanziati e le linee guida vengono seguite alla lettera e dove non passano che una parte minore della giornata?

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