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Mose, si completerà il sistema diventato oggi maggiorenne

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Il Cipess, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo sostenibile, ha autorizzato, con delibera mirata, l’utilizzo di 538 milioni di euro, risorse già disponibili, per interventi di completamento del sistema Mose. Ultimo atto, la registrazione da parte della Corte dei Conti e poi le imprese rivendicheranno il debito di 26milioni, che il Consorzio Venezia Nuova ancora non ha onorato.
Si apre così con quest’atto, che dovrebbe portare a termine quel 5% dei lavori mancanti alla definizione e alla messa in sicurezza funzionale delle barriere e di tutti gli impianti, il percorso che consentirà il collaudo definitivo per la gestione del Mose che finora è costato circa 6 miliardi.
Per le imprese, ferme da mesi, per i lavoratori in attesa della ripartenza delle opere, è un’ottima notizia che si affaccia alla speranza della ripresa, non senza però, qualche nube scura all’orizzonte.

La nota dolente per le imprese, riguarda la proposta di Comar, la Società del Consorzio Venezia Nuova, che per voce del suo Commissario Liquidatore Massimo Miani, un mese fa, ha informato dell’avvio di una normativa compensativa del debito che prevede la riduzione del dovuto, fino al 70%. Proposta difficile da accettare e le reazioni delle imprese a quel punto è stata quella, non semplice, di bloccare i lavori.
Se è vero che il futuro di Venezia non può essere ipotecato e che il Mose – come ha commentato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini – è un’opera fondamentale per la protezione di Venezia dalle alte maree e del suo capitale culturale, artistico e naturale”.
Se è vero che si è dichiarato soddisfatto con il Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta e il Sindaco Luigi Brugnaro “ di questa decisione del Cipess, che segue altre importanti iniziative volte a preservare un’area così delicata”.

È altrettanto vero che stonata e inverosimile appare la missiva del Commissario Liquidatore, che chiede di contribuire a sanare il debito di circa 58 milioni alle imprese consorziate. Chiedere sacrifici a imprese che rischiano il fallimento, dopo aver accettato e fatto accettare dai lavoratori condizioni di lavoro precarie e tempi di paralisi operativa, dopo che gli operai hanno alzato le paratoie e fatto il loro dovere senza essere remunerati, quest’ulteriore richiesta di sacrificio, sembra davvero troppo.
Le imprese grandi e piccole (quest’ultime le più colpite), che da tanti anni lavorano per la messa in opera del Mose, sono le uniche in grado di completare i lavori, sono attrezzate e competenti, hanno assistito a tante vicende odiose che hanno investito il Consorzio e le istituzioni, dopo il commissariamento di cinque anni, hanno tirato dritto sulle difficoltà e sui rischi: hanno fatto il loro dovere e ora pretendono che questa fiducia venga restituita: per una questione di giustizia e di diritto.

Ora tutti sanno che non si nega a nessuno l’agognato tavolo di lavoro, che come auspicato dal Ministro Mario Draghi dovrà prevedere, con il Provveditorato Opere Pubbliche, il completamento dei lavori alle bocche di porto e intervenire sulle fragilità ambientali, che sono anche il frutto di un lungo tempo di abbandono, di degrado, da rimuovere e salvaguardare, così come previsto nel Piano Europa.
Tutte attività che hanno bisogno della mano e della fatica dell’uomo, di competenze professionali altamente qualificate in campo ingegneristico e tecnologico – meccanico, che insieme potranno portare a termine i lavori del Mose (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico), avviato nel Maggio 2003 e che quest’anno è diventato maggiorenne.

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