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Mose: Cuccioletta risarcirà con 2,7 milioni l’immagine dello Stato?

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patrizio cuccioletta magistrato alle acque con orsoni

Continua inesorabile il tempo della resa dei conti sulla vicenda del Mose. E dopo il Consorzio Venezia Nuova è la volta del Magistrato alle Acque, nella persona del suo presidente Patrizio Cuccioletta, chiamato a risarcire lo Stato con 2,7 milioni per danno d’immagine e di servizio. Questa ulteriore penalità segue il precedente patteggiamento stipulato con giudice e procura che era giunto ad emettere una condanna a due anni di reclusione e 750 mila euro. E forse l’ex presidente del Magistrato alle Acque pensava che tutto finisse con quella sentenza, ma non è così.

Il patteggiamento, per la Corte dei Conti, certifica la precedente condanna e autorizza ad aprire il successivo procedimento. Quindi, anche Patrizio Cuccioletta con gli altri 18 imputati nell’inchiesta Mose, tra cui Giancarlo Galan e Renato Chisso, riteneva fosse definita e conclusa già dal 2014, la sua posizione penale.

Invece la Corte dei Conti chiede che chi ha offeso le istituzioni, violato le regole e approfittato di situazioni di potere, debba rispondere, risarcendo lo Stato nel modo dovuto. La sentenza non ammette replica e specifica con chiarezza le motivazioni del procedimento.

E a questo punto ci si addentra in un mondo di tangenti e corruzione che ha potuto vivere la sua vita parallela in spregio alle attese dei cittadini, che sulle istituzioni contano e alle quali affidano fiducia. Le perle di una lunga collana di violazioni per Patrizio Cuccioletta, sono le mazzette annuali di 200 mila di euro versate su un conto corrente estero nel periodo 2007 – 2013, nonché un dono di pensionamento di 500mila euro, il posto di lavoro per i familiari procurato dal Consorzio Venezia Nuova e da società ad esso vicino, l’uso di aeroplani privati, soggiorni e feste di lusso: agevolazioni di ogni tipo. A questa evidenza hanno condotto le indagini dei pm Stefano Buccini e Stefano Ancilotto.

Il Presidente della Corte dei Conti del Veneto Guido Carlino spiega la gravità del danno d’immagine procurata e il senso dell’elevata richiesta economica si ha quando «un soggetto legato da rapporto di servizio, ponga in essere un comportamento criminoso e sfrutti la posizione ricoperta per il perseguimento di scopi personali utilitaristici e non per il raggiungimento di interessi pubblici generali, così minando la fiducia dei cittadini nella correttezza dell’azione amministrativa, con ricadute negative nell’organizzazione amministrativa e nella gestione dei servizi in favore della collettività”.

E a questo concetto si lega l’ulteriore richiesta di risarcimento per danno di disservizio, in quanto le indagini hanno rivelato la complicità corruttiva tra Cuccioletta stesso e il presidente del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Mazzacurati (nonché di numerosi coimputati nel processo) che dal Mose hanno tratto vantaggio economico, ed ora la Corte dei Conti ha deciso, chi ha sbagliato deve rispondere in solido.

Andreina Corso

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