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Morti per Covid e tendenze: la parola all’ ISTAT

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Morti per Covid? 9,5% decessi da febbraio a novembre. Lo dice l’Istat. Per quanto riguarda le tendenze, invece, in un giorno più di 16.200 casi e 575 decessi con un rapporto casi-tamponi che va al 9,6%.
Si prova continuamente a fare ordine nei dati del Covid per capirci di più, con una sola costante: i numeri non mentono.
La tendenza dice che l’epidemia di Covid-19 in Italia torna a salire e tutti i dati stanno confermando una ripresa nella circolazione del virus SarsCov2.
L’Istat mette la parola definitiva su tante “interpretazioni” e dice che i decessi per Covid-19 sono stati il 9,5% del totale dei decessi registrati dal fine febbraio a novembre.
Il ministero della Salute, invece, comunica mercoledì sera che in 24 ore i nuovi casi sono aumentati di 16.202, rilevati con 169.045 tamponi.
In crescita anche il rapporto fra casi positivi e tamponi che approda al 9,58% , contro l’8,7% del giorno precedente.
Il capitolo più doloroso, quello dei morti, dice che i decessi sono stati 575 in 24 ore, contro i 659 del giorno precedente.
L’andamento “negli ultimi cinque giorni sta mostrando una tendenza all’appiattimento della curva epidemica, a partire dai giorni a ridosso del Natale”, osserva il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). E’ un andamento, aggiunge, che rispecchia quello che l’epidemia aveva 15 giorni fa, considerando il consueto ritardo che si manifesta dalla comparsa dei casi ai decessi.

Dati regionali Covid

Il Veneto è ancora al primo posto per incremento giornaliero con 2.986 casi.
La Lombardia ne ha 1.673, la Puglia 1.470 l’ Emilia Romagna 1.427, Lazio 1.333, seguono gli altri.
Gli accessi in ospedale, in generale, mostrano segni di salita con i 175 nuovi ingressi in 24 ore nelle unità di terapia intensiva. La stessa tendenza che sta emergendo a livello regionale, dove “la curva delle terapie intensive comincia ad appiattirsi”, rileva Sebastiani.
Spiegando meglio: i ricoverati non diminuiscono ma hanno raggiunto una sorta di plateau. E’ questa la situazione di Marche, Molise, Sardegna Abruzzo, provincia autonoma di Bolzano, Umbria. La curva dei ricoveri sta invece risalendo in Friuli e nel Lazio, è in decisa crescita in Veneto, mentre in Sicilia si comincia a registrare una frenata, in leggera discesa la provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta.
Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, conferma la tendenza: secondo l’aggiornamento relativo al 28 dicembre viene indicato che i posti nelle terapie intensive occupati da pazienti Covid sono il 30% di quelli disponibili: si attestano proprio sulla soglia definita di allerta, ma non la superano, come era accaduto in passato per molte settimane.
Guardando invece il passato (recente)

scopriamo che i dati elaborati dall’Istat nel suo rapporto sull’incidenza del Covid-19 nella mortalità in Italia indicano che durante la prima ondata dell’epidemia, tra febbraio e maggio, i decessi per questa malattia sono stati il 13% del totale, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale.

Morti per fasce d’età

La mortalità per Covid-19, si legge nel rapporto, ha contribuito al:
4% della mortalità generale nella classe 0-49 anni,
8% nella classe 50-64 anni,
11% nella classe 65-79 anni
8% negli over 80.

Morti in più nel 2020

E’ un punto forte delle obiezioni negazioniste che vanno però, dati alla mano, respinto: dal rapporto emerge che nel periodo febbraio-novembre si stimano complessivamente circa 84 mila morti in più rispetto alla media del 2015-2019.
Questa è la semplice somma delle persone decedute, quindi su questo nessuno può alzare accuse di interpretazioni “soggettive”.
Le persone morte con positività al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647 (il 69% dell’eccesso totale).
Sulle fasce d’età un altro punto ora chiaro dice che il 60% dei decessi complessivi per Covid-19 riguardano persone over 80: “La classe degli over 80 – si legge – risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid-19 (il 60% dei decessi complessivi)”.
Gli ottuagenari però sono migliorati sul fronte dei contagi: il dato sui contagi negli ultraottantenni è passato dal 26% della prima ondata all’8% della seconda ondata. “Tale diminuzione – spiega la nota – è verosimilmente in gran parte dovuta all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovane e nelle persone con sintomi meno severi”.

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