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I migranti morti in mare libico. Di Andreina Corso

Tre navi mercantili e la stessa Ocean Viking hanno collaborato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili. Ma, arrivati nel punto indicato, hanno trovato solo "corpi senza vita". I loro occhi hanno fotografato per sempre l’orrore dell’abbandono.

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Se in un giorno qualunque di Aprile ci giunge all’orecchio che una nuova tragedia nel Mediterraneo è puntualmente avvenuta e che altri 130 migranti sono morti in un naufragio su un barcone, cosa succede, ci riguarda?
Quando le immagini ce le mostrano quelle vittime fra i pesci, cosa succede in noi?
Potevano non partire, affermano alcuni politici ‘illuminati’ dall’indifferenza, che devono difendere le frontiere europee dal pericolo di gente disperata “che avrebbe fatto bene a non mettersi in viaggio” insistono.
Già, perché mai son partiti uomini, donne bambini, la pietà diventa solo una parola detta, i morti sono quasi tutti fra le alte onde del mare, quindi, che problema c’è?
I soccorritori, quelle strane creature che si prodigano per salvare la gente, come Luisa Albera a bordo della Ocean Viking, ci informano che questa è solo l’ultima strage di migranti in mare al largo della Libia.
Chi soccorre sa che alcune imbarcazioni sono tornate da dove volevano fuggire e che di altri gommoni vaganti non si hanno notizie da tre giorni.
Perché è stato ignorato dalle autorità libiche marittime l’appello di Alarm Phone, che pur informava la presenza dei gommoni con tante persone in pericolo .
“Speriamo siano ancora vive – e chiediamo alle autorità di cercarle: non lasciate morire anche loro”, è l’appello di Alarm Phone, che aveva diramato una richiesta di soccorso ignorata dalle autorità marittime libica nonostante il gommone si trovasse in zona Sar (zona di competenza tenuta a prestare soccorso) libica a nord est di Tripoli.

Nessun superstite.
Unica compagnia il nero della notte che ha assistito all’agonia e alla sparizione di quelle vite umane.
Gli Stati non sono intervenuti e mai il plurale è puntuale consono in quello scaricabarile di responsabilità evase.
Le autorità europee e libiche, Malta, anziché intervenire, hanno fatto volare in cielo un aereo di sorveglianza Frontex molte ore dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto.
Sono state allarmate le autorità e le navi mercantili in zona, ma nulla è avvenuto.
C’è da chiedersi cosa possano aver pensato le persone stremate nei barconi quando hanno visto l’aereo sorvolare sulla loro testa, chissà quante speranze si sono accese, le madri avranno stretto i loro bambini al petto e una speranza, forse ha spinto i migranti a resistere al freddo, all’abbandono, all’inesorabilità delle onde.
Nessuno conoscerà quei pensieri inghiottiti dal mare.

Tre navi mercantili e la stessa Ocean Viking hanno collaborato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili.
Ma, arrivati nel punto indicato, hanno trovato solo “corpi senza vita”. I loro occhi hanno fotografato per sempre l’orrore dell’abbandono.
Si sprecano adesso le condoglianze di chi poteva salvare quelle vittime della crudeltà.
Si tace ancora sui centri di accoglienza libici che sono veri e propri luoghi infernali, dove si consumano violenze e stupri.
Si tacciono gli orrori, si bisbigliano i rimedi, ancora ignavia in questa pandemia dell’indifferenza.

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