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Manovra: governo punta finte prime case. Caccia all’IMU

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La legge sullo ius soli tradita dall’ignavia

Manovra: il governo mette nel mirino l’IMU delle prime case “con l’escamotage”, inoltre la nuova tassa sulla fortuna promette 300 milioni.

La notizia più ‘importante’ è senz’altro quella della caccia alle doppie prime case.
Chiusa l’intesa politica, il governo, infatti, cerca la quadra sulle coperture. I relatori alla manovra presentano oggi un pacchetto di emendamenti tra i quali spunta la stretta contro le ‘finte prime case’, in particolare nei luoghi di vacanza.

La norma è pensata ufficialmente per evitare “discriminazioni” tra le famiglie, e non per fare cassa, ma certo potrà aumentare gli incassi Imu.

In sostanza, non sarà più possibile, all’interno dello stesso nucleo familiare, indicare più di una abitazione come “principale” e di conseguenza esente dall’imposta sugli immobili, nemmeno se la casa si trova fuori dal territorio comunale di residenza della famiglia.

La stretta punta proprio contro lo “spostamento fittizio della residenza di uno dei due coniugi”, che si verifica “sulle case turistiche”.

Si farà slittare, inoltre, di sei mesi la sugar tax e spostare a luglio la plastic tax con risorse arriveranno in gran parte da una ulteriore rimodulazione della cosiddetta ‘tassa sulla fortuna’, cioè l’imposta da pagare sulle vincite, che dovrebbe fruttare all’incirca altri 300 milioni, che porterebbero a oltre un miliardo il contributo alla manovra del comparto dei giochi.

Per avere la stesura definitiva bisognerà aspettare lunedì, quando sarà depositato un secondo pacchetto di modifiche dei relatori e forse anche il governo avanzerà delle sue proposte.

Al momento, l’ipotesi più quotata è quella di alzare ancora, dal 15% al 20% l’imposta sulle vincite.

Gratta e Vinci, Superenalotto, lotterie nazionali e WinForLife avranno una soglia della vincita su cui scatta l’imposta da 500 euro, per le newslot il prelievo scatterà dai 200 euro in su.

La copertura delle novità sulle microtasse non è l’unica grana che il governo deve ancora risolvere: altre risorse verranno infatti a mancare perché cambia la nuova ‘Robin tax’ sui concessionari pubblici.
La norma già presentata dal governo in Senato prevede infatti che si applichi l’addizionale Ires del 3% sui concessionari di porti, aeroporti, ferrovie, Tlc, acque minerali ed energia elettrica.

Invece, davanti al rischio di un impatto sui consumi, e in particolare sulle bollette, l’esecutivo ha fatto marcia indietro prima ancora di portare l’emendamento al voto e ha deciso di imporre l’aumento per 3 anni dell’imposta solo sul settore dei trasporti.

Dalla Robin tax però il governo contava di incassare 647 milioni il prossimo anno (circa 300 milioni in più della norma sugli ammortamenti dei concessionari autostradali che doveva sostituire).

I capitoli in cerca di copertura, tra l’altro, restano numerosi: si va dalla proroga della cedolare secca per i negozi a quella del bonus verde, lo sconto del 36% per sistemare terrazzi e giardini.

La conferma di Ferrobonus e Marebonus arrivano invece con il pacchetto dei relatori, che contiene una trentina di modifiche.

Si va da alcuni ritocchi alle norme sulla riscossione degli enti locali, che avranno gli stessi poteri dell’agente della riscossione nazionale alla previsione di una serie di assunzioni nei ministeri, nelle capitanerie di porto e nell’avvocatura.

Altre assunzioni arriveranno alla Giustizia, per potenziare, tra l’altro, le comunità che accolgono i minori per scontare le pene fuori dal carcere.

Novità anche per la sanità: per fare fronte alla carenza di organico arriveranno sia la proroga delle misure per la stabilizzazione dei precari sia lo scorrimento delle graduatorie per poter attingere anche tra gli idonei per coprire i buchi tra i medici, i tecnici e gli infermieri.

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