I Maneskin sono la band del momento e c’è chi approfitta della loro notorietà.
Dei “sosia”, privilegio in passato “riservato” a personaggi del calibro della Regina Elisabetta o dell’ex-presidente USA Trump, sono stati ingaggiati per promozionare e raccontare l’italianità di due tra i prodotti più tipici italiani: la mozzarella e la pizza.
Peccato che sia tutto un mega-fake, realizzato ad opera di un’azienda lettone produttrice di formaggi.
“Tik labi ka italija mokarellas siers padara visu labaku!…. pat saldetu picu”, tradotto: ‘Buono come l’Italia la mozzarella italiana rende tutto più buono!….Anche la pizza surgelata’ recita infatti il claim della campagna dell’azienda lettone che vede i simil-manekin gustare, con le mani uno dei simboli mondiali del Made in Italy.
“E’ l’apoteosi del tarocco pubblicitario – commenta Davide Ciliberti spin doctor del gruppo di comunicazione Purple & Noise – un’immagine che in un colpo solo mistifica la nostra mozzarella, la nostra pizza e la band italiana del momento nel mondo, ovvero i Maneskin che se da un lato possono, magra consolazione, compiacersi di essere davvero un fenomeno internazionale talmente di moda persino in Lettonia, da un altro soffrono la trovata di scaltri pubblicitari locali che hanno deciso di sfruttare la loro immagine utilizzando dei sosia, cosa che neanche ai Beatles accadde”.
L’utilizzazione di sosia, se volta a richiamare palesemente l’immagine di un noto personaggio a fini promozionali, configura una violazione del diritto allo sfruttamento economico dell’immagine, dovendo così essere necessariamente autorizzata dai legittimi titolari.
“I Maneskin – commenta l’avv. Margherita Cera, del colosso multinazionale della consulenza legale Rodl & Partner – possono certamente agire per chiedere la rimozione della loro immagine dalla campagna pubblicitaria, nonché il risarcimento del danno per utilizzazione non autorizzata della loro immagine, nell’ambito, tra l’altro, di una pratica commerciale scorretta quale quella dell’italian sounding che si configura quando produttori stranieri commercializzano beni non made in Italy facendo credere ai consumatori che siano invece prodotti tipici italiani”.