Presentate le motivazioni della condanna inflitta all’indiana Gagandeep Kaur, rea di aver ucciso a causa della gelosia eccessiva la studentessa 30enne iraniana Mahtab Ahadsavoji ed averne poi portato il corpo all’interno di una valigia, da Milano al Lido di Venezia, per poi gettarlo in acqua.
Secondo il giudice dell’udienza preliminare di Milano, Simone Luerti, la «gelosia ossessiva della Kaur è pacifica in questa vicenda, tanto da essere considerata il movente che ha spinto l’imputata ad agire».
Ecco quindi spiegato il perché della condanna avvenuta il 9 gennaio scorso, che al termine del processo con rito abbreviato, ha previsto 17 anni di reclusione per la Kaur, assolvendo invece dall’accusa di omicidio il fidanzato della donna, l’indiano Rajeshewar Singh.
A far scattare i sospetti sui due fidanzati erano state le immagini riprese da una telecamera di piazzale Santa Maria Elisabetta, che aveva immortalato il loro arrivo e la ripartenza. Durante le udienze del processo con rito abbreviato, il legale dell’uomo aveva sostenuto però che non c’erano prove per incastrare il suo assistito e infatti Rajeshewar Singh è stato assolto dall’accusa di omicidio.