Le gente ha già scelto il suo colpevole.
“La madre ha ucciso Loris”, per il popolo è Veronica l’assassina. La sentenza della giuria popolare arriva con le urla e le parolacce che accolgono la donna quando esce dalla questura di Ragusa verso le cinque di sera per essere trasferita al carcere di Catania.
E poi il popolo dell’ambiente carcerario boccia l’appello, condannando a sua volta la madre di Loris urlando dalle finestre delle celle “assassina… assassina…” (anche per i detenuti i reati contro i bambini sono i più biechi, i peggiori del codice dei detenuti).
“La madre ha ucciso Loris”, però, non lo dice più solo la gente. Quell’opinione pubblica che si muove in un ambiente fatto di indiscrezioni riportate dalla Procura, telecamere dei tg, e commentatori vari sempre in cerca di “scoop”. Tutti attori a cui ogni tanto sarebbe il caso di ricordare che anche nei casi quelli peggiori, una persona è colpevole dopo una sentenza di condanna.
Veronica Panarello era stata chiamata per essere interrogata come persona informata dei fatti alle 17 del giorno dell’Immacolata. Nella notte, però, non aveva fatto rientro a casa, era finita in camera di sicurezza.
Ora il fascicolo a suo carico è più grave: la madre di Loris è indagata per «omicidio aggravato dal legame di parentela e dalla crudeltà» e per «occultamento di cadavere».
Il giorno seguente, ieri, alle 10 del mattino, riprendono le domande a cui le ricostruzioni del procuratore di Ragusa Carmelo Petralia e del pm Marco Rota ottengono una sfilza di no dall’indagata. Alla fine della giornata, però, la donna viene posta in stato di arresto e spedita al carcere di Catania.
Due gli elementi di accusa soprattutto, due elementi che il suo avvocato, Francesco Villardita, definisce « primedonne di un’inchiesta forse frettolosa» con esplicito riferimento alle registrazioni di due telecamere.
Quella di un emporio privato posto non lontano dall’abitazione di via Garibaldi. Opachi frames di video dai quali si distinguerebbe la sagoma di un bimbo che rientra a casa, mentre mamma Veronica parte con la sua Polo nera verso scuola con l’altro figliolo per poi tornare nell’arco di dieci minuti.
«Questo è Loris? Da dove lo vedete? Non si capisce niente in questa immagine» conferma sicura Veronica.
La seconda registrazione è quella di un’impresa agricola, proprio all’imbocco della strada del Mulino Vecchio: «fermo immagine» indicherebbero poco dopo le 9.25 il passaggio di un’auto «compatibile» con la Polo.
«Mi state facendo vedere solo ombre. Quest’altra cosa scura è una macchia, non la mia macchina…».
Alla fine il procuratore Petralia non ha dubbi sulle dichiarazioni: «Confliggono palesemente, oltre ogni ragionevole dubbio, con le risultanze delle registrazioni degli impianti di video sorveglianza installati lungo l’effettivo percorso seguito».
La madre ha ucciso Loris, l’interpretazione popolare diventa un atto d’accusa della Procura alle 17: «Si è resa responsabile dell’omicidio con modalità di elevata efferatezza e sorprendente cinismo».
Tra poco l’interrogatorio di convalida che dovrà tenersi entro 48 ore dal fermo.
Mario Nascimbeni