Martedì 18 gennaio alle ore 19.00 al Gran Teatro La Fenice verrà presentato in prima assoluta il documentario Lo sguardo su Venezia di Simone Marcelli, prodotto da Catrina Producciones e Incipit23. Il film si avvale della partecipazione di Ottavia Piccolo e di Carlo Montanaro, storico del cinema e dell’immagine. Le musiche sono di Pino Donaggio, eseguite dai Solisti Veneti che nel corso della serata eseguiranno alcuni brani della colonna sonora alla presenza dell’autore.
Ingresso a invito fino ad esaurimento dei posti disponibili: sguardosuvenezia.com/la-prima
Dal Gran Tour alla Belle Époque, dagli anni del turismo di massa fino al vuoto irreale della Piazza San Marco nei giorni del lockdown e della pandemia, la città della Serenissima ha conservato intatta la sua bellezza, ma ha mutato profondamente la propria essenza – fino al rischio di perderla – condizionata dalla sua progressiva spettacolarizzazione. Il mito di una Venezia romantica, che ha consegnato alla città una fama ineguagliabile, ma anche mortifera, è stato forgiato nella stessa laguna, protagonista nei secoli passati dell’evoluzione artistica del vedutismo e di quella tecnica dell’ottica e della fotografia.
Condotto da Ottavia Piccolo, lo spettatore si muove alla scoperta dell’evoluzione storica, filosofica ed esistenziale di Venezia e dei suoi possibili futuri. Ma il documentario è anche e soprattutto una riflessione sulla tecnica che tutta questa evoluzione ha condizionato e determinato – dall’uso della camera ottica nel vedutismo del Canaletto alle riproduzioni con coloritura a mano e agli “effetti notte” punteggiati di luci tremolanti, dall’invenzione della fotografia alla sua spettacolarizzazione mediante macchine ottiche e soluzioni frutto molto spesso del genio veneziano e ancora oggi capaci di sorprendere e affascinare.
Grazie al contributo dello storico del cinema veneziano Carlo Montanaro, allo spettatore viene rivelata la relazione tra sguardo ed evoluzione della tecnica, attraverso la quale Venezia cominciò nel XVII e XVIII secolo ad attrarre un numero sempre maggiore di viaggiatori, protagonisti del Gran Tour e della nascita del turismo moderno. In questa città di grandi costruttori di lenti, inventori di macchine ottiche e maestri della fotografia, prende forma e rappresentazione il viaggio sentimentale borghese che qui trova le sue icone intramontabili con la creazione del Lido e del lusso dei Grand Hotel e poi ancora negli anni Trenta del ‘900 con l’ideazione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, culmine del processo di spettacolarizzazione e del nuovo mito della Venezia del festival e del jet set.
La riflessione giunge progressivamente ai nostri giorni, all’accentuarsi di un vuoto economico e identitario che viene riempito da chi dello sguardo su Venezia si vuole appropriare. Lo spettatore è condotto a riflettere sullo sconvolgimento di un turismo di massa, che ha stravolto i connotati del suo prezioso centro storico, compromettendone il precario equilibrio e facendo sorgere un dubbio lacerante: Venezia esiste ancora al di là al dell’immagine che se ne ha?
Il COVID-19 ha svuotato la città, trasformandola in un non-luogo. Come nel Seicento e poi nel Settecento la peste ha rappresentato un momento di radicale cambiamento identitario per Venezia, così la nuova “pestilenza” ha restituito una visione del centro storico impossibile prima, portando a nuove fondamentali domande: è possibile operare al contrario? Non rincorrere la rappresentazione, ma modificare lo sguardo affinché venga mutata (o forse recuperata) l’essenza del luogo e la sua identità stessa? La città è forse oggi ancora in tempo per ripensare se stessa e riprendere in mano la creazione dello sguardo su Venezia?
Note di produzione e di senso
Le riprese si sono svolte tra l’11 e il 21 settembre 2020, coinvolgendo la Venezia più autentica e alcune realtà imprenditoriali e culturali del centro storico che lavorano per conservarne e valorizzarne l’identità. Proprio nel momento della crisi Venezia ha l’opportunità di riappropriarsi della propria identità e del proprio futuro. Il documentario intende essere parte di questo processo, pur rimanendo completamente estraneo a polemiche culturali e politiche. Vuole anzi essere una riflessione pacata sulla storia del cambiamento della città durante i secoli e sulle prospettive future in tempi di cambiamenti epocali.
Il documentario è prodotto dall’Associazione Culturale La Catrina, con il marchio Catrina Producciones, e da Incipit23, con il sostegno del Gritti Palace Hotel e dell’Associazione Piazza San Marco.
Sarà anche una città in crisi, ma mi sto sempre più accorgendo che se Venezia è moribonda il resto delle città artistiche italiane non offrono la stessa magia. Adesso che c’è anche il Mose che la protegge, che paura deve avere? Dei detrattori che continuano a sputare nel piatto dove mangiano? Venezia è più eterna di Roma!
Anche un buon documentario può aiutare a riflettere su ciò che oggi è Venezia. Magnifica e purtroppo abbandonata. Abbandonata controvoglia e con dolore da chi ne è figlio. Abbandonata con noncuranza da chi dovrebbe esserne severo e attento guardiano.