Una storia di solitudine, un corpo di donna che giace da tre mesi nella cella mortuaria dell’Ospedale di Dolo.
92 anni di vita e nessun parente rintracciato per il riconoscimento del corpo, quasi un secolo di invisibilità a raccontare la vita di Livia Rigon di Pianiga, ex ausiliaria di quell’ospedale che ora “conserva” il suo corpo in una cella frigorifera da tre mesi e che probabilmente dovrà ancora attendere una qualche decisione istituzionale per la sua sepoltura.
Livia Rigon si ammala nella sua abitazione a Pianiga, si aggrava, viene trasportata in Ospedale a Dolo e dopo qualche giorno, muore. La signora è vedova e non ha figli, e a quanto pare neanche parenti o amici che si interessino a lei, al suo destino.
Solo una vicina coetanea di Livia si accorge della sua assenza, si informa e una volta saputo della sua morte dall’ospedale, vorrebbe assistere alla cerimonia funebre. L’assenza di un necrologio o di un’epigrafe, sembra chiudere in un silenzio agghiacciante il destino di una donna che è vissuta in solitudine e che la vecchiaia ha assegnato al silenzio e all’abbandono.
Il Comune di Pianiga, sollecitato dall’azienda sanitaria intraprende una ricerca, ma non trova nessun parente all’orizzonte nella storia di vita di Livia e così ora dovrà essere il Tribunale di Venezia a concedere il nullaosta alla sepoltura.
Sarà la legge a far giustizia su una vicenda triste, accompagnata dalla consapevolezza che spesso gli anziani muoiono in solitudine e come Livia non hanno nessuno che si curi di loro e se ne vanno senza far rumore.
Andreina Corso | 05/10/2016 | (Photo d’archive) | [cod anpia]
Aggiornati Marco! La solidarietà ed accoglienza è di moda solo per clandestini ed omosessuali..poi come in questo caso gente che ha lavorato onestamente viene ripagata in questo modo in Italia
C’e’bisogno di aiuto e di aperture .E di meno giardini con recinti e siepi chiuse e ordinate.Servono solidarieta’e accoglienza.