Sbagliano i bravi Di Maio e Toninelli: questa Tav non s’ha da fare, né domani, né mai.
Ha ragione invece Salvini, novello fra Cristoforo; costerebbe di più non farla, quindi si farà.
E poiché è un buon cristiano, fedele al Vangelo e devoto al rosario, ricorda loro: non una, ma settanta volte sette è dovuto il perdono. Vale per la Raggi? Perché non dovrebbe valere per Armando Siri? Inoltre giustamente invoca il principio della presunzione d’innocenza sino ad esaurimento dei tre gradi di giudizio. Diceva bene Bossi: Roma ladrona, Siri è di Genova.
Vabbé, ha una condanna definitiva ad un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta. Ma non ho commesso nessun reato, dice Armando ed a riprova esibisce il certificato penale dal quale risulta “NULLA”.
Perciò Salvini l’ha fatto senatore, come Caligola fece senatore il suo cavallo. Un cavallo di razza, si diceva ai bei tempi. E inoltre l’ha voluto suo fidato consigliere economico.
Il Matteo non sapeva che una condanna a meno di due anni consente il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale (art. 175 C.P.). Quindi l’Armando non ha precedenti.
Ma se anche fosse: San Pietro in una notte rinnegò tre volte. Quindi Armando ha ancora un gettone da spendere. E la Raggi invece, quanti ancora? E tacciano quelli del PD, pensino a cosa è avvenuto a Perugia. Comunque ed inoltre: il peccatore può sempre pentirsi, il cretino è cretino per sempre.
Quindi hanno ragione Salvini, Di Maio, e pure Zingaretti. E’ la Settimana Santa: noi siamo gli elettori, non gli eletti, facciamo penitenza in silenzio, così preannuncia Tria.
Sarà una lunga Quaresima.
PAOLO ANGELO NAPOLI
Bovezzo (Bs)