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A Venezia riprende lo scavo dei rii, anche se “in umido”

Con lo scavo di 14 canali interni di Venezia, riprende un'attività fondamentale per l'equilibrio dell'ecosistema sospesa nel 2010.

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A Venezia riprende lo scavo dei rii dopo più di un decennio di fermo. La città si appresta a dare il via a un ambizioso progetto di scavo dei suoi canali acquei cittadini, un’operazione ritenuta fondamentale fin dagli albori per l’equilibrio del gioco delle maree, per la navigabilità interna e per risolvere i problemi anche dei mezzi di soccorso che vanno in difficoltà con l’acqua bassa.

Lo scavo dei rii a Venezia dal 2010 era stato trascurato a causa di una cronica carenza di fondi, ma ora il Comune di Venezia ha pianificato il recupero, parziale o totale, di 14 canali minori, alcuni dei quali rivestono particolare importanza per la viabilità nel cuore storico della città lagunare.

Tra gli interventi spiccano nomi come il Rio dei Tolentini, il Rio della Tana (che fiancheggia l’Arsenale) e il Rio dei Bareteri (nei pressi di San Marco). Per finanziare questo ambizioso progetto, sono stati stanziati 3 milioni di euro, provenienti da residui di fondi della Legge Speciale e contributi regionali.

Il processo di manutenzione, che coinvolgerà i 14 canali, sarà eseguito utilizzando la tecnica “in umido”. Pur risultando meno efficiente rispetto a quella “a secco”, che prevede l’asciugatura dei rii e la protezione delle rive con palancole, questa metodologia consente di rimuovere i sedimenti fangosi in tempi brevi e con costi contenuti.

Si prevede che il completamento degli interventi richiederà circa sei mesi, seguiti da ulteriori due mesi dedicati al campionamento e all’analisi del materiale estratto. Tale analisi sarà cruciale per valutare il grado di inquinamento e decidere la destinazione finale, che potrebbe comprendere lo smaltimento o il riutilizzo in opere lagunari.

L’obiettivo principale è riportare i livelli dei fondali dei canali a quote ideali, con variazioni comprese tra -1,80 e -2 metri, estendendosi fino a -2,20 metri sul livello del mare medio, calcolato rispetto allo zero di Punta della Salute.

Il recupero dei canali veneziani è un segnale tangibile per la salvaguardia della città dopo l’interruzione avvenuta nei primi anni 2000, periodo durante il quale le risorse erano pressoché esaurite in quanto dirottate al Mose. Così, dal 2010, il progetto degli escavi dei rii di Venezia era praticamente scomparso per mancanza di risorse.

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5 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Comprendo le preoccupazioni riguardo l’efficacia dell’intervento di bonifica “in umido” se non viene preso in considerazione l’esame e la bonifica delle rive del canale. È un punto molto valido, dato che la stabilità delle pareti del canale è fondamentale per prevenire possibili crolli.
    Concordo sul fatto che, mentre il ripristino della profondità può migliorare il transito delle imbarcazioni, è altrettanto importante garantire la salvaguardia delle fondamenta degli edifici e, di conseguenza, della città.
    È importante che queste preoccupazioni vengano portate all’attenzione delle autorità competenti per garantire che vengano prese in considerazione tutte le misure necessarie per la protezione della città.

  2. Buonasera. Ho letto l’articolo e, utilizzando la tecnica “in umido”, manca un aspetto fondamentale dell’intervento perché sia efficace: l’esame e la bonifica delle rive ovvero delle pareti del canale. Aspetto fondamentale per bonificare pareti compromesse e prevenire possibili crolli. Quindi da veneziana, e penso che tutti i veneziani lo confermeranno, ritengo che sia pressoché inutile fatto salvo il restituire profondità migliorando il transito delle tante imbarcazioni. Un’operazione d’immagine che non salvaguarda davvero le fondamenta degli edifici e dunque della città.
    Cordiali saluti

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