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Psichiatria e manicomi, una riflessione alla luce di quanto accaduto. A cura del Dott. Angelo Mercuri

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Le parole pronunciate da un ex primario psichiatra (che ha vissuto sia la realtà manicomiale che quella della psichiatria post-basagliana) e riportate qualche giorno fa da un noto quotidiano veneziano, mi hanno suscitato una breve riflessione.
Il primario diceva che alcune concause di quanto accaduto nei giorni scorsi nel reparto di psichiatria del Civile di Venezia (la morte violenta di un paziente) potrebbero essere la carenza di personale, la poca preparazione dei paramedici nella gestione del paziente agitato, la necessità da parte delle Direzioni degli ospedali di erogare un alto numero di prestazioni a detrimento della qualità dei servizi, il poco tempo a disposizione degli psichiatri per assistere i loro particolarissimi pazienti ricoverati…; faceva anche la constatazione che “si sta tornando indietro” perché nelle Comunità Protette vi è una concentrazione di ricoverati più alta che nei vecchi manicomi.

Sono d’accordo su tutto ma vorrei sottolineare che, forse, lo smantellamento dell’ospedale psichiatrico è stato un errore fomentato dal fuoco ideologico politico degli anni settanta-ottanta: sempre più risulta infatti evidente che il malato psichiatrico non è un malato qualsiasi da ricoverare in un reparto ospedaliero ma è un paziente speciale che, quando grave, necessita di una struttura dedicata che si chiamava Manicomio o, più elegantemente, Ospedale psichiatrico.

Lì c’erano lo spazio e il tempo necessari per conoscere il paziente, per dedicargli le attenzioni di cui ha bisogno e per preparare adeguatamente sul campo i paramedici a gestire il malato psichiatrico.
Altra considerazione è che, all’epoca degli Ospedali psichiatrici, il numero degli operatori sanitari necessari, medici compresi, era assai inferiore a quello necessario oggi proprio perché l’esistenza di una struttura unica, dedicata e protetta, lo consentiva.

Ancora, negli attuali reparti psichiatrici ospedalieri, spesso non c’è nemmeno lo spazio fisico di manovra per contenere un paziente violento senza fargli male.

dott. Angelo Mercuri

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13 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Tra l’altro molti dei problemi nascono da situazioni familiari, economiche, affettive in cui il “paziente” è in realtà una vittima. I servizi sociali fanno poco e il ruolo dello psichiatria resta quello di imbottire di farmaci. Psicoterapie, sport, lavoro,rieducazione ad una normalità quello no, troppo difficile specie se vi ponete il problema di “contenimento”

  2. Forse lei ha dimenticato gli elettroshock che subivano. Legati di forza ad un tavolazzo. Li facevano a tutti pure a chi non era violento. Il terrore che si portavano dentro lo può sapere solo chi ha avuto esperienza da vicino.

    • Quelle sono le cose negative del manicomio, che sicuramente vanno cancellate; se no è come rifiutare la chirurgia perchè una volta le anestesie venivano fatte tirando al paziente una legnata sulla testa. Bisogna salvare e riproporre ciò che c’era di buono nel manicomio: gli spazi e i tempi ampi; i parchi spesso molto belli nei quali i malati potevano passeggiare; LA POSSIBILITA’ DI LAVORARE MANUALMENTE (c’era il laboratorio di falegnameria, l’officina dei fabbri, gli ortolani e i giardinieri, gli addetti al bar e alla mensa, ecc.) e non a caso lo scrivo in grande, perchè il non fare nulla del malato cronico di mente d’oggi è uno dei supplizi peggiori cui è sottoposto ed è deleterio per la sua riabilitazione. Molti malati si affezionavano al manicomio e alle sue attività tanto da volerci rimanere stabilmente.
      Entrare in manicomio non significava restarci a vita ma soltanto il tempo necessario a stare di nuovo decentemente; poteva servire 1 settimana ma anche 2 anni. E allora? E’ forse meglio oggi che per mancanza di posti letto e una lunga lista d’ attesa i pazienti psichiatrici acuti vengono ricoverati in striminziti reparti senza giardino e tenuti solo 7-15 giorni e rimandati a casa solo fortemente sedati ma per nulla guariti e nemmeno per nulla migliorati se non peggiorati? Per non parlare delle famiglie costrette a tenersi una persona gravemente malata di mente in casa, cosa che distrugge la convivenza e fa scappare di casa appena possibile fratelli e padri.
      Acceca fino a questo punto l’ideologia politica e la demagogia, fino al punto da non vedere e non ammettere la realtà? E’ la stessa ideologia che ha portato a chiudere le case chiuse per eliminare la prostituzione…I risultati? Li conosciamo tutti.
      Di questo passo il prossimo obiettivo doveva essere di chiudere le carceri per eliminare la piaga della delinquenza…Un pò si sono avvicinati chiudendo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari o Manicomi Criminali, che dir si voglia.

      • Mi sembra che tutto il suo discorso inizi da quello che è successo all’ Ospedale Civile di Venezia, dove risulterebbe che il paziente fosse stato ucciso di botte.
        Non una parola di indignazione emerge da parte sua riguardo al fatto, ma un ammasso confuso di paragoni tra manicomi, case chiuse, carceri…senza poi parlare dell’ anestesia con la botta in testa. Mi viene davvero da pensare chi dovrebbe giudicare e decidere per la reclusione di un individuo in un manicomio…lei Dottor Mercuri?

      • Guardi che anche le carceri sono strutture obsolete figlie di una visione che vedeva negli oziosi prima (quelli che erano stati colpiti dal bando e che dopo essere stati allontanati dalla società preferirono continuare ad essere “banditi”), nei criminali poi non le problematiche di base ma la pura applicazione del diritto. Continuare a pensare ad un modello di reclusione e di contenimento e non ad un modello di inclusione è una logica fallimentare.

      • Gent.mo Dottore,sono una ex lavoratrice di un noto ex Istituto psichiatrico,nato nel lontano XVIIImo secolo come ‘pellagrosario’, ebbene io cominciai a lavorare nell’ anno 2008,e la gestione dei contenimenti tipo camicie di forza era già stata smantellata,così come elettroshock ecc.Ho prestato assistenza a parecchi oligofrenici,ritardi mentali gravi e autolesionisti e/o lesivi ad altri o al personale.Ho sempre avuto il massimo rispetto e,anche quando succedeva che prendessi qualche aggressione sono sempre riuscita con empatia e pazienza a gestire la situazione.Devo dire però che noi operatori ci trovavamo unico assistente in reparti di 28/30 utenti,che spesso di notte oltre a defecare anche lungo i corridoi,non dormivano mai o urlavano a causa di chissà quali allucinazioni.Ho sempre pensato che ciò che si poteva fare era un po’ di più di quello che si faceva,ovvero,vedevo che degli ‘ultimi’ non interessava nessuno,non avevano letteralmente nessuno che li venisse a trovare, nessuno che si interessasse a loro anche tra le istituzioni.Cosa che invece ho visto ipocritamente trasformarsi da quando nel lontano 2010 la struttura divenne Casa di Riposo,e i poveri reietti vennero raggruppati in un unico reparto,come una cosa scomoda,da nascondere.Tanto è vero che nessun sindaco o assessore è mai venuto a farsi fotografare con i “matti” ,molto produttiva invece la pubblicità con le cariche comunali nella Casa di riposo (gabbia di cospicui introiti ovviamente). Purtroppo l’ essere umano è ipocrita,nasconde ciò che gli è scomodo o non può produrre profitto.Ho sofferto molto di queste dinamiche e di molto altro ancora, tant’è che me ne sono andata dopo 15 anni di duro servizio nel quale ne ho viste di tutti i colori.

  3. Gli infermieri di adesso sono tutti laureati, gli o.s.s. fanno un corso che si pagano, dovrebbero entrare in servizio molto più preparati di un tempo quando entravano da ausiliari e poi facevano il percorso interno. È questione di coscienza e di mancanza di umiltà. Questi reparti di cura richiedono sacrificio ed una forza psicologica che pochi hanno. Dire che il caso di Venezia rientri nella mancata preparazione del personale può sembrare un alibi, non ci siamo.

  4. I manicomi sì sono lager e un giro in psichiatria pure, e sul contenere i pazienti pure gli altri reparti non scherzano. E affermare che sia impossibile contenere senza la violenza è fuorviante. Siete medici e avete prestato un giuramento.

  5. Il vero problema è il reclutamento del personale paramedico, vengono tutti da lì perchè para-caduti e nonappena possono chiedono il riavvicinamento. A nessuno di essi interessa del territorio, delle persone, della storia, della cultura. Vale quindi lo stesso principio per tante altre aree della PA, dalle forze dell’ordine, alla giustizia, alla prefettura, ecc. Siamo una colonia e queste distorsioni ne sono solo un corollario.
    Il risorgimento è un fake e da esso è nata questo misero stato

  6. Concordo pienamente col Dottor Mercuri…. Non tutti i manicomi erano “lager” anzi vi erano molte eccellenze dove il paziente poteva essere curato bene , dove vi era un reparto per ogni tipologia di disabilità mentale dove il paziente aveva tutto il tempo che gli occorreva per guarire ,non come adesso che c’è un protocollo per tutti , secchiate di psicofarmaci e poi tutto ritorna sulle spalle della famiglia del paziente ( e molte volte qualcuno ci rimette la vita) …..o spendi migliaia di euro in cliniche private
    Così non va , bisogna riformare quella legge , ricreare Istituti con reparti differenziati e protocolli di base da cui partire per ogni tipo di disturbo , personale specializzato e quant’altro serva a far sì che piu persone possibile possano guarire …..

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