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Latin Lover, il cinema che parla di se stesso

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… Tra queste donne nascerà un confronto che scaturirà in una messa in gioco dell’ingombrante figura di Crispo, seduttore avido ed egoista, fascinoso e miserrimo. Le cui ambiguità scaturiranno da una temuta figura che cerca di inserirsi nella celebrazione. E’ Pedro (L. Homar) la cui presenza è temutissima da Ramona, per motivi che non rivelerò ma che appaiono prevedibili dopo pochi minuti.

Un altro maschio nella storia: il biografo Marco Serra (C. Gioè) definirà i contorni di Crispo (ma anche del cinema italiano d’epoca) a causa di alcune scoperte durante la permanenza per la celebrazione. A chiudere il cerchio l’arrivo tardivo della figlia “americana”, Shelley (come Shelley Winters, compagna americana di Gassmann) , interpretata dalla deliziosa cantante Nadeah Miranda; sconosciuta e odiata (la figlia della “puttana americana” come spesso la apostroferà Ramona), vera e propria chiave di volta della storia, a causa di una reazione “duplice” con il padre, incontrato solo una volta di sfuggita, senza che lui nemmeno sapesse chi fosse. Concluso con la leggerezza di un musical (e con una risoluzione indubbiamente indovinata),”Latin lover” centra parzialmente il duplice obbiettivo.

Indubbiamente Cristina Comencini sa come dirigere gli attori. A parte il caso della Viitalia, irrecuperabile, tutti funzionano adeguatamente bene. Menzione speciale per Marisa Parades, musa almodovariana, capace di espressività e tenuta della recitazione che semplicemente incantano per magnetismo e spessore. E’ sempre saziante vederla all’azione e introduce una nota ambigua (la parrucca…) in un film dove i personaggi sono interpretati senza cedimenti ma senza sorprese da un cast che rende il tutto simile a un buon prodotto da fiction italiana.

E questo è il difetto maggiore del film, che sarà sicuramente godibile per palato dei più, ma deludente per chi aveva necessità di un’opera leggera ma profonda su un’epoca artistica verso cui è lecito avere nostalgia. I finti film a cui assistiamo sia nel prologo che nella messa in scena della rievocazione sono curati al millesimo; vediamo Scianna immedesimarsi nei panni di Brancaleone, Bruno Cortona, Nando Mericoni, Valerio, Lulù Massa. E, sorprendentemente, il migliore di tutti; una specie di El Chuncho da “Quien sabe?” di Damiani (per converso nel film assistermo a una situazione, uno sventato scoop, in cui la trasfigurazione in western spaghetti appare forzata e insincera).
Peccato che Scianna abbia solo il fisico adatto ma non il carisma per un personaggio che è summa non solo degli attori citati ma di tutti i padri/artisti che hanno avuto una vita eufemisticamente definibile con il termine “complessa”.

Al contrario di Luis Homar, che veste adeguatamente i panni del suo fedele stunt man Pedro, il ripudiato di famiglia, a cui spetterà il ruolo di mattatore durante la celebrazione (una delle cose belle del film).

“Latin Lover”, un film assolutamente non disprezzabile, rassicurante, istrionico, girato con mestiere da chi del mondo del cinema ne sa di certo più di qualcosa. Dotato di una “malizia” degna di chi ha avuto un grande passato dietro le spalle, senza cedimenti modaioli o forzature. Che sa far lavorare gli attori con scioltezza. Ma che spesso manca la battuta perfetta, desiderata. Che non va in fondo alla rilettura della grande stagione del cinema italiano (e nella colonna sonora si rievoca il fantasma del tema di “Amarcord”); che fa pesare meno le molte ombre sulla (poca?)luce del Mattatore Crispo ma che ha almeno un paio di idee davvero riuscite.

Fosse uscito su Rai Premium avrebbe avuto la collocazione adeguata. Ma al cinema, specie quando parla di se stesso e con precedenti illustri come, in primis “Quarto potere” e tutti quei film che hanno come fulcro un morto (penso a “L’uomo che amava le donne” di Truffaut ma altri cento ce ne sarebbero) è lecito chiedere un po’ più di coraggio.

LATIN LOVER (2015) di Cristina Comencini
con: Angela Finocchiaro Virna Lisi Valeria Bruni Tedeschi Marisa Paredes Candela Peña Lluís Homar Francesco Scianna Pihla Viitala Jordi Mollà Claudio Gioè Toni Bertorelli Nadeah Miranda

giovanni natoli columnist la voce di venezia

Giovanni Natoli

06/04/2015

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