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La crisi delle imprese terreno fertile per il malaffare. Un decalogo contro usura e criminalità

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La crisi espone le imprese in difficoltà all’usura e alla criminalità organizzata. Accade al nord come al sud, quando le difficoltà non cessano, e tanto più se le misure di sostegno regolari appaiono complicate e irraggiungibili. Confesercenti metropolitana di Venezia, a fronte della crisi economica generata dall’emergenza sanitaria del Covid, ha una finestra privilegiata sul contesto socio-economico che le permette di osservare la tendenza delle organizzazioni mafiose a operare sotto traccia.

«Oggi, questo pericolo di infiltrazione si fa sempre più reale, non solo a causa del periodo di lockdown che ha interessato la gran parte delle attività produttive, ma anche perché lo shock del coronavirus è andato a impattare su un sistema economico nazionale già in difficoltà», scrive l’associazione. Confesercenti ha redatto un decalogo che mette in allerta le imprese, soprattutto quelle che navigano in cattive acque, di fronte a possibili proposte di protezione, di risoluzione veloce delle problematiche, di liquidità, di accesso a lavori facili e a basso costo. Un allarme per accorgersi di essere “in pericolo” e agire subito nella denuncia.

«La città di Venezia, è un bersaglio molto appetibile per l’infiltrazione criminale, essendo tra le città turistiche italiane la prima in classifica per il calo drastico delle presenze turistiche e la conseguente crisi del tessuto commerciale, prevalentemente fondato sulla monocultura del turismo – spiega Cristina Giussani, presidente Confesercenti Venezia e Rovigo -. L’obiettivo delle mafie è diversificare il business, passando dall’illecito al lecito, in un “sistema” di riciclaggio che coinvolge imprese di vario livello, così al virus si affiancherà l’infezione finanziaria mafiosa. Questo serio pericolo che le nostre imprese corrono, impone a noi e alla classe dirigente pubblica di mantenere sempre alta l’attenzione. La criminalità si radica attraverso il rapporto con l’economia sana e tende a distruggere la libera concorrenza. In questo momento appare opportuno mantenere alta l’attenzione sui settori che più di altri hanno sofferto l’immobilità commerciale e che nel recente passato sono stati nelle mire della ‘ndrangheta».

«Dai commercianti al dettaglio, ai ristoratori, ai bar, alle pizzerie, alle attività immobiliari, alle agenzie di viaggio, così come ai servizi connessi alla persona, tante sono le imprese che soffrono la mancanza di liquidità, che espone molti commercianti all’usura, con un conseguente rischio di impossessamento delle attività economiche con finalità di riciclaggio e di impiego dei capitali illeciti – fa sapere Emiliano Biraku, coordinatore Confesercenti  – Soprattutto sono i negozi di piccole medie dimensioni ad avere problemi che possono esporre, anche in questo caso, gli imprenditori al rischio dell’usura e a quello di cessione forzata delle attività commerciali. Gli imprenditori dunque, non devono fare l’errore di chiedere liquidità a sistemi illeciti per restare sul mercato. L’unica cosa da fare subito è rivolgersi alle istituzioni e all’autorità giudiziaria, o alle associazioni in grado di essere intermediarie con gli istituti di credito nella piena legalità».

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