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Italia insulare – breve storia dei traghetti: Venezia, Sicilia e Sardegna

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Ferry boat

L’Italia conta nel suo territorio ben 766 isole, ed è stato il loro distaccamento a rappresentarne per secoli il vero punto di forza, soprattutto in fatto difensivo; si ricorda che fu la protezione offerta dalla Laguna Veneta a favorirne nel 452 l’insediamento delle popolazioni di Altino, Concordia e Aquileia in fuga dagli Unni.

Se oggi ciò non costituisce una barriera grazie agli attraversamenti organizzati, tipo quelli con Traghetti sardegna, nell’era dell’avvento dell’industrializzazione l’isolamento si è trasformato in limite; soprattutto per un Paese come il nostro con un sesto della sua estensione dislocato in territorio insulare – incluse le due più grandi isole del Mediterraneo: la Sicilia e la Sardegna.

Mentre Venezia nel 1846 fu allacciata al resto d’Italia da un ponte ferroviario – seguito nel 1933 da quello automobilistico – i viaggi da e per la Sicilia rimangono ancora legati ai servizi via mare: del Ponte sullo Stretto se ne parla da secoli, con il non trascurabile problema di collegare due placche soggette a continui assestamenti.

nel caso della Sardegna, invece, una fitta rete marittima unisce l’isola con il resto dell’Italia, anzi, con il “Continente” – come i Sardi chiamano la Terraferma con un pizzico di orgoglio per la loro identità isolana. La posizione del territorio ha difatti garantito una conservazione della lingua e delle tradizioni che permane tuttora, affascinando i viaggiatori d’Europa e del mondo unitamente all’incredibile bellezza delle loro spiagge.

Ma quando nacquero, in Italia, dei regolari servizi marittimi per il trasporto di passeggeri e mezzi?
A Venezia, prima della costruzione del Ponte Ferroviario, la principale porta sulla città era la Riva degli Schiavoni, così chiamata proprio a causa dei suoi interscambi con la costa Dalmata; i collegamenti con la Terraferma erano invece garantiti attraverso il Canal Salso, scavato nel 1361 dalla Serenissima dopo l’annessione della Marca Trevigiana – a cui il territorio di Mestre apparteneva.

La via d’acqua terminava nell’attuale Piazza XXVII Ottobre, chiamata “Piazza Barche” proprio per la sua funzione di approdo; fu nel 1806, dopo la caduta della Repubblica, che l’amministrazione francese istituì il “traghetto delle barche di Mestre”, un servizio che raggiungeva Cannaregio e la Riva de l’Ogio (a Rialto), motorizzato nel 1868 ma caduto presto in disuso per l’inaugurazione del nuovo Ponte.

I traghetti rimasero indispensabili per collegare Venezia alle isole minori, oltre a un servizio di motozattere (o ferry-boat) che tuttora garantisce il trasporto di automezzi unendo il Lido al Tronchetto, Pellestrina e Punta Sabbioni.

Lo stesso tipo di mezzi è oggi in funzione sullo Stretto di Messina, ma fino ai tempi dei Borbone il collegamento tra Sicilia e Calabria era effettuato da piccoli natanti a vela. Fu nel 1893 che un regio decreto affidò la concessione per due corse giornaliere tra Messina e Reggio Calabria alla Società per le strade ferrate della Sicilia, più altre due tra Messina e Villa San Giovanni al completamento della Ferrovia Tirrenica Meridionale.

Tuttavia bisognerà attendere il 1899 per avere il primo traghettamento regolare di carri merci, e il 1901 per le carrozze-passeggeri: celebri furono gli allora modernissimi ferry-boat “Scilla” e “Cariddi”.

La Sardegna, infine, che nel 1861 disponeva di un solo collegamento settimanale con Genova e di uno per Civitavecchia, continuò il suo relativo isolamento fino al boom economico degli anni ’60: fu in questo periodo che si verificò un grande sviluppo portuale che la trasformò in una delle mete più ambite dai viaggiatori d’élite.

Il tutto grazie alla bellezza delle sue spiagge, “così simili ai Caraibi” ma nel cuore dell’Europa, che spinsero il lungimirante Consorzio Costa Smeralda a puntare su un settore allora completamente sconosciuto: il turismo.

Cagliari, Porto Torres, Golfo Aranci, Arbatax, Olbia e Santa Teresa di Gallura sono i maggiori porti della Sardegna, con traghetti quotidiani che permettono di raggiungere l’isola anche a bordo del proprio automezzo, annullando – di fatto – ogni tipo di distanza.

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