Per 10 undicesimi i giocatori in campo al fischio d’inizio sono gli stessi di Mazzarri, eppure è subito notevole il salto di qualità.
L’Inter di Mancini, ma sarebbe meglio dire l’Inter con Mancini, è risorta: dopo il pareggio allo Juventus Stadium i nerazzurri sono tornati a vincere a San Siro.
L’Inter domenica è tornata alla vittoria in casa che mancava dal 29 ottobre (1-0 alla Sampdoria), ma di questo il Mancio è uno specialista: l’Inter della prima era manciniana aveva vinto anche 17 gare consecutive (ottobre 2006-febbraio 2007).
Ma quello che colpisce di più è come ha saputo trasformare giocatori che parevano avviati al pensionamento infondendo uno spirito che affonda le mani nel coraggio, nella consapevolezza, nella determinazione.
Il Mancio è il nuovo Mago, dopo Herrera e Mourinho?
E’ presto per dirlo, ma la trasformazione della qualità della squadra è evidente. Una delle intuizioni migliori del tecnico è stata quella di spostare Guarin dalla linea dei tre offensivi alle spalle di Icardi nella zona mediana, a fianco di Medel. Il colombiano ha fatto vedere che questa può essere la sua giusta collocazione, così come è apparsa decisiva quella di Palacio sulla linea di Hernanes e di Podolski, ma da centrale e non da esterno.
I giocatori paiono sapere sempre subito che cosa fare, sono pronti a correre negli spazi e questo ha consentito due o tre differenti soluzioni a chi aveva la palla. Nella gestione della gara, poi, si è notato una mentalità da squadra top.
Nonostante un rallentamento dopo l’1-0 di Palacio, il primo tempo si è chiuso fra gli applausi dei 37.525 spettatori presenti a San Siro, poi siccome il ritmo era stato molto alto, si spiega anche il (prevedibile) calo atletico della prima parte di ripresa, visto che Hernanes, Palacio e Podolski, per motivi differenti, non potevano non perdere intensità.
Ottimo cammino iniziale di mancini fino a qui, ma gli esami non finiscono mai, quindi si attendono ovviamente conferme a partire da sabato ad Empoli.
Roberto Dal Maschio
[13/01/2015]
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