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Treviso: infermiera fingeva di vaccinare amici no-vax

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Infermiera fingeva di vaccinare amici no vax: è accaduto a Treviso. Indagini sono in corso. L’infermiera è una insospettabile professionista con 20 anni di esperienza. Lo stratagemma per avere un Green Pass vero, legale, “a gratis”, cioè senza fare il vaccino per chi era contrario. L’infermiera è stata sospesa.
La vicenda è emersa alla gran parte del pubblico durante la diretta di aggiornamento del presidente Zaia.
Si tratta di un’infermiera dell’azienda sanitaria Ulss n.2 di Treviso, sospettata di non aver iniettato il vaccino ad alcune precise persone pur facendo figurare l’avvenuta procedura.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha parlato di “un fatto grave in quanto si cercava di ottenere la certificazione senza l’iniezione”.
“Abbiamo fiducia nella magistratura e negli inquirenti – ha aggiunto Zaia – e sembra di capire che i soggetti che si sarebbero prestati a questi gesti siano pochi. Episodi come questi, tuttavia – ha concluso – non possiamo accettarli”.

COSA ACCADEVA NELL’HUB VACCINALE DI VILLORBA?

Il “piano” era stato progettato per gli amici che non volevano vaccinarsi contro il Covid-19 ma che avevano bisogno del green pass dato che ormai è un documento praticamente indispensabile.
Per questo, all’hub dell’ex Maber di Villorba ci sarebbe stata una corsia specifica.
Alla fine una infermiera con la siringa in mano, solo che con avrebbe contenuto il siero anti-Covid, bensì altra soluzione ininfluente.
L’infermiera, 50 anni con 20 anni di pratica professionale, non avrebbe mai chiesto o ricevuto nulla in cambio della mancata vaccinazione.
Nel suo comportamento ci sarebbe stato dunque solo il desiderio di agevolare gli amici ‘no vax’ che sapevano di incontrare proprio lei in quella postazione.
Teoricamente sarebbero solo dieci le persone che hanno potuto vaccinarsi per finta.
persone che erano a conoscenza di questo “protocollo” con l’infermiera trevigiana di 50 anni.

L’INFERMIERA

“Il trucco” è stato scoperto da un’indagine della squadra mobile di Treviso.
Sarebbe stata proprio l’Ulss 2 a segnalare l’infermiera per cose che non tornavano.
L’infermiera 50enne risulta però regolarmente vaccinata.
Ora è sospesa temporaneamente dal servizio in attesa della conclusione delle indagini.
I reati che si possono configurare in questo caso sono quelli di falso ideologico e omissione d’atti d’ufficio.

Una parziale conferma potrebbe essere arrivata con l’analisi delle siringhe sequestrate dagli agenti della squadra mobile di Treviso.
I poliziotti, infatti, si sono presentati fisicamente all’ex Maber per sequestrare gli stantuffi delle siringhe utilizzate dall’infermiera.
La donna è stata poi accompagnata in questura per essere interrogata.


 

NON E’ IL PRIMO EPISODIO

Di vaccinazioni finte, spesso indicate da teorie complottistiche in rete in favore di “politici” e “potenti”, non è la prima volta che si parla.
Al Vax Point di Lughignano di Casale sul Sile tempo fa un carabiniere denunciò che l’infermiera che avrebbe dovuto inoculargli il vaccino lo aveva punto senza però iniettare il siero.
Successive analisi dimostrarono con l’assenza di anticorpi che il militare aveva visto giusto.
L’indagine avrebbe dimostrato che in quel caso si sarebbe trattato di un errore.

Diverso l’ultimo caso, accaduto al centro vaccinale di Godega di Sant’Urbano, dove un medico avrebbe offerto 100 euro ad un’impiegata per ottenere il green pass senza aver effettuato realmente la vaccinazione.


 

Sulla vicenda dell’infermiera di Villorba è intervenuta Samanta Grossi, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Treviso.
“E’ un ulteriore danno d’immagine alla professione, così facendo rischiamo di passare da eroi a truffatori”.
“Spero non fossero anche previsti compensi per questo comportamento – ha aggiunto Grossi – e comunque ora apriremo un procedimento disciplinare per ascoltare la collega”.

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