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Governo comincia a pensare di toccare ‘Quota 100’

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La legge sullo ius soli tradita dall’ignavia

Quota 100 a rischio? Chi si sta avvicinando alla fatidica quota sta vedendo forse materializzarsi i suoi incubi peggiori che sono cominciati quando è avvenuta l’estromissione a Salvini che il provvedimento l’aveva fortemente voluto.

Il governo parla di ritoccare ‘Quota 100′, ma essendo una mossa impopolare, essa viene camuffata come provvedimento che probabilmente sarà necessaria per aumentare il benessere ai nostri pensionati aumentando la platea della cosiddetta 14ima.

In una legge di bilancio in cui la coperta è quanto mai corta (a tre giorni dal primo esame in consiglio dei ministri mancano ancora 2,5 miliardi di coperture) il nodo è quello delle risorse. La possibilità di reperirne parlerebbe di intervenire sulla spesa per Quota 100.

Il ministro Gualtieri ha più volte espresso l’idea che non sarebbe opportuno toccare il meccanismo di uscita anticipata pur non condividendolo: ritiene preferibile non cambiare tutti gli anni le regole pensionistiche.

In queste ore viene però presa in considerazione la possibilità di intervenire sulle finestre di uscita, in modo da diluire nel tempo la relativa spesa.

I fondi necessitano in quanto sul tavolo della previdenza sembra prioritaria un’operazione Quattordicesima. Si pensa di ampliare la platea di coloro che percepiscono la mensilità aggiuntiva alzando l’asticella del limite di reddito complessivo da due a tre volte il minimo (da 1.026 a 1.539 euro al mese).

Nella legge di bilancio per il 2017 quando si amplio’ la platea della quattordicesima (ma si incrementarono anche gli importi per quelli che già la percepivano) la spesa fu di circa due miliardi. Se ci si limitasse a ampliare la platea dando solo la quota aggiuntiva minima (336 euro) la spesa sarebbe molto più bassa.

I pensionati che hanno redditi da pensione tra 1000 e 1.500 euro al mese sono poco meno di 3,5 milioni ma molti di loro hanno anche altri redditi e quindi non dovrebbero essere interessati alla misura. Quelli che potrebbero rientrare in questo intervento potrebbero essere circa un milione e mezzo.

Un altro tema fondamentale sul quale i sindacati chiedono di discutere è quello del pensionamento delle donne, bloccate più volte dalle riforme degli ultimi anni. Con l’innalzamento dell’età di vecchiaia a 67 anni nel 2019 (e la parificazione con l’età degli uomini nel 2018) le donne che sono riuscite ad andare in pensione non avendo i contributi per l’anticipata sono state un numero sparuto (solo 2.619 le lavoratrici dipendenti nei primi sei mesi del 2019). “Bisognerebbe portare per Quota 100 – ha detto il segretario confederale della Uil Domenico Proietti – gli anni di contributi necessari per le donne da 38 a 36”. (ANSA).

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