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Giorno della Memoria 2017 – Racconto. Vera e il pettirosso. Di Andreina Corso

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Giorno della Memoria 2017 – Racconto. Vera e il pettirosso. Di Andreina Corso

Il pettirosso l’aveva scelta. Attraversava ogni giorno il filo spinato e con le sue ali piumate d’oro, volava proprio da lei, sulla finestra di quella baracca del campo di concentramento ad Auschwitz, che teneva in sequestro tante vite umane, si appoggiava sulle sbarre quadrate e con il becco la chiamava.
Lei si avvicinava titubante, attenta a non essere vista e apriva piano la finestra, per farlo entrare.

“Grazie uccellino”, gli disse quella volta a bassa voce e gli offrì qualche briciola di pane, che aveva conservato per lui. Durante la notte era stata sul punto di mangiarle, aveva fame, tanta fame, ma più forte era il desiderio di non deludere il suo pettirosso, arrivava sempre affamato, aspettava con ansia quell’appuntamento segreto e dolce.
Aprì la sua piccola mano e il pettirosso che Vera aveva chiamato Briciola, vi si appoggiò quieto.
“Forza, mangia!” lo rassicurò Vera, ma con stupore si accorse che il pettirosso non beccolava sulle sue mani come gli altri giorni, guardava il pane e poi lei, ancora il pane e ancora lei. I piccoli occhi neri fissavano gli occhi chiari della bambina.

Vera lo accarezzò sul capo per incoraggiarlo. “Dai, cosa succede, mangia! Guarda che tra un po’ mi chiamano, devo andare a lavorare. . . ti prego, fa’ presto”, ma niente da fare, l’uccellino la fissava testardo e ogni tanto muoveva le ali, in segno di una piccola, ma appassionata rivolta.
Vera, che sapeva sopportare violenze e angherie, Vera, che era una bambina di otto anni che aveva assistito a situazioni atroci, Vera, vittima con tanti altri bambini come lei di uomini crudeli, Vera che conosceva i crampi sfiniti della mancanza di cibo, non riusciva a sopportare che Briciola soffrisse la fame. Lo implorò fra le lacrime. E proprio mentre i nazisti le stavano ordinando di uscire, il pettirosso prese con il becco una briciola di pane, la strinse sulla punta del becco e la portò sulle labbra aperte di Vera, che la masticò a lungo, per farla durare. Poi ancora un’altra e un’altra ancora.

Con quella sensazione di amore e di improvvisa sazietà, Vera una volta fuori dalla baracca non fece caso al soldato che chiamava dei numeri: uno, due tre, uno, due, tre. Ecco, il tre era proprio lei e dopo un ordine preciso si avviò con altri bambini all’interno di un grigio edificio con il camino da cui fuoriusciva fumo nero. Il pettirosso infilato sotto il collo gelato della bambina, andò con lei dentro uno stanzone e poi con lei sparì. E sparirono le briciole di pane strette nel becco, le piume, il sorriso e le lacrime di Vera, sua piccola e insostituibile amica.

(immagine: tela di Serena De Gier)

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