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Fase 2 di Conte travolta dalle critiche, ma cosa succede se risalgono contagi

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Fase 2 presentata da Conte travolta dalle critiche. Cosa succede se risalgono contagi

Il via della fase 2 non è stato come quello che la maggior parte delle persone si aspettava e non è stato quello come quello, arrivato in un’Italia assediata dal coronavirus, della fase 1.

Un’ondata di proteste, polemiche, fughe in avanti ha segnato il day after del Dpcm che partirà il 4 maggio. Un’ondata che ha investito il premier Giuseppe Conte mettendo quasi a rischio il recepimento e l’applicazione di un piano omogeneo per il mese di maggio.

E forse non è un caso che, con poco preavviso, Conte sceglie in serata di andare nel cuore della crisi Covid-19: la Lombardia governata da quell’Attilio Fontana con cui i rapporti sono stati perlomeno altalenanti.

CONTE SI AFFACCIA ALLE PROTESTE DELLA LEGA
Nella Regione-traino dell’industria italiana, fortino della Lega che grida al “riaprite tutto”, Conte ribadisce la sua ratio della fase 2: “non ci sono le condizioni per tornare alla normalità”.

Il premier non lasciava Roma per visite ufficiali dal 27 febbraio. Lo fa in uno dei giorni più difficili dell’emergenza, per la tenuta del suo consenso: Milano, Bergamo, Brescia. Poi, probabilmente, Codogno e Lodi.

Il premier vuole mettere la faccia sul dramma lombardo garantendo la presenza del governo e ribadendo un messaggio che confligge, implicitamente, con quello di Fontana e di Luca Zaia.

Il governatore veneto, solo poche ore prima, ha messo in campo non una ma ben due ordinanze infatti ben più “aperte” del Dpcm del governo, permettendo, ad esempio, lo spostamento nelle seconde case o nelle barche e le passeggiate o le corsette.

In questa sua controffensiva il premier può contare sul sostegno di Pd e M5S. Molto meno di Iv, che con Matteo Renzi, di ora in ora aumenta il raggio di azione del suo pressing sul capo del governo.

Il rischio cortocircuito, a maggio, non è escluso. Non a caso, anche nel Pd c’è una certa fibrillazione, accompagnata dalla volontà di passare in prima linea. “C’è la necessità di dare “un’anima politica” a questa nuova fase”, sottolinea il Nazareno al termine della segreteria riunita da Nicola Zingaretti. Tradotto. C’è la necessità di politiche economiche che abbiano “soluzioni inedite”, politicamente ben riconoscibili. Soluzioni che, in chiave Dem, potrebbero essere segnate da una forte presenza pubblica nella politica industriale.

Dall’altra parte, nel M5S segnato dalle divisioni sul Mes, si cerca di ritrovare il bandolo della matassa su un tema bandiera: il reddito di emergenza.

La linea dei vertici del Movimento è più che mai in assonanza con quella di Conte. Ma Alessandro Di Battista, in un lungo post, sembra quasi avvertire i suoi in un linguaggio tipicamente “pentastellato”: “La crisi del “sistema” liberista non farà altro che acuirne l’aggressività”.


IL DPCM IN ARRIVO

In questo contesto Conte è chiamato ad una corsa a ostacoli.

Già sul Dcpm, nel governo, non si escludono alcune modifiche – con nuovo decreto quindi – che chiariscano alcuni capitoli che, nelle prime ore, hanno generato confusione. E che pongano fine alla polemica, che Conte avrebbe di certo voluto evitare, tra governo Cei sulla proroga dello stop alle messe.

Polemica cavalcata prontamente dal centrodestra e sulla quale il Pd si è affrettato ad offrire una soluzione giuridica: un emendamento al decreto 19 sulla crisi Covid che chiarisca un percorso normativo per la celebrazione delle messe.

Dalla Lombardia Conte vuole ribadire un altro concetto che segnerà la sua fase 2: “il governo non cerca consenso, cerca di fare le cose giuste”. E, in questo senso, “non dobbiamo buttare a mare tutti i sacrifici fatti fin qui”.

Anche per questo, è il monito del premier alle Regioni, “la ratio è un piano nazionale, se ognuno va per la sua strada è impossibile avere un piano”.

Parole che nel giorno in cui anche Vittorio Colao, numero uno della task force per la fase 2, precisa che “bisogna ripartire ma in sicurezza” e spiegando “la necessità di raggiungere un’uniformità del contagio” sul territorio.

Dal 4 maggio, aggiunge Colao, “le aperture coinvolgeranno 4,5 milioni di lavoratori”. E domani, a Genova per il completamento della campata del Ponte Morandi, Conte cercherà di mostrare l’altro volto della fase 2: quello di una ripartenza nel segno della semplificazione e del via ai cantieri.

NUMERI E TAMPONI
Fino a qui l’aspetto ritenuto primario dalla popolazione: quello economico. Ma il piano della salute pubblica dovrebbe essere altrettanto importante.

“Il trend al di là di flessioni dovute al weekend indica un progressivo decremento dei morti e dei casi di infezione, anche se con meno tamponi fatti”.

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sintetizza così, tornando in conferenza stampa alla Protezione civile, i dati di giornata sul coronavirus in Italia.

Il numero che spicca è il calo dei pazienti in terapia intensiva, sotto i 2 mila (sono 1.956, 53 in meno di ieri): non accadeva dal 16 marzo.

I posti in rianimazione saranno un indicatore importante anche per la Fase 2, specie in caso di nuovi scoppi epidemici.

Sono state 24 ore condizionate, però, dal numero esiguo di tamponi rispetto alla media del periodo: appena 32 mila, ‘colpa’ del ponte festivo. A fianco si registra comunque il decremento record di ricoverati con sintomi nei reparti ordinari: -1.019, di cui 956 in Lombardia.

Tornano a scendere i malati, gli ‘attualmente positivi’ al coronavirus, che ora sono 105.813, con un calo di 290 (ieri erano risaliti di 156); i contagiati totali – che comprendono anche morti e guariti – crescono di 1.739 unità (l’aumento ieri era stato di 2.324) e si avviano ai 200 mila.

Le persone dimesse ammontano ora a 66.624: in un giorno i guariti sono aumentati di 1.696 unità (erano stati 1.808 domenica).

Le vittime giornaliere sono invece 333, un dato più alto del giorno addietro, quando si era registrato l’incremento più esiguo dal 15 marzo (+260).

Il totale sempre più impressionante dei deceduti per Covid 19 è ora di 26.977. Un dato a cui potrebbero mancare 10 mila decessi, secondo una stima elaborata da un gruppo di fisici dell’Università La Sapienza di Roma e della Temple University di Philadelphia, negli Usa.

La base sono dati Istat sui decessi rispetto agli anni scorsi in un certo numero di Regioni. Insomma, le vittime potrebbero essere oltre 35 mila.

SEGNALI CONTRASTANTI IN LOMBARDIA, VENETO, PIEMONTE
Segnali ancora contrastanti dalla Lombardia, l’epicentro della pandemia in Italia.

Oltre al calo massiccio di ricoverati, i decessi (in totale 13.449, la metà del totale nazionale) aumentano di 124 rispetto a ieri, quando erano stati 56.

I positivi sono 73.479, con un aumento di 590, ma i tamponi effettuati sono stati solo 5.053 (12.642 quelli effettuati sabato).

In compenso sono ora 680 i ricoverati in terapia intensiva e “rispetto al 3 aprile sono più che dimezzati, dato che avevamo circa 1400 persone, sottolinea il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala. A dimostrazione della situazione ancora difficile delle Regione, rispetto ad esempio al Veneto che è stata l’altro territorio inizialmente più colpito, c’è però la percentuale di positivi sui casi testati: 19% nelle ultime 24 ore in Lombardia a fronte dell’1% in Veneto.

Primo calo dei malati in Piemonte, -11, nella regione divenuta un caso nelle ultime settimane.

MISURE PER UN’EVENTUALE ONDATA DI RITORNO DI CONTAGI
Per la Fase 2, per la quale predica ancora “massima cautela e gradualità” Brusaferro anche come esponente di punta del Comitato tecnico scientifico, sarà cruciale monitorare i casi e “individuare eventuali focolai locali”, afferma.

Importante tenere sotto controllo l’R con zero delle singole regioni, ossia l’indice di contagiosità (quante persone ogni positivo infetta in media).

Dal 4 maggio, giorno delle prime riaperture, ogni 15 giorni sarà monitorato e nel caso in cui dovesse salire nuovamente sopra l’1, verranno adottati provvedimenti di chiusura.

Si partirà con delle ‘zone rosse’ locali, individuando prima possibile i focolai, e si potrebbe arrivare ad un nuovo lockdown.

Scenari previsti negli allegati all’ultimo Dpcm.

Insomma cautela e ancora cautela, specie nelle visite ai parenti anziani.

Ancora Brusaferro: “vanno fatte mantenendo la distanza, indossando la mascherina e curando l’igiene. Per il ritorno ai contatti stretti dovremo aspettare il vaccino”.

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