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Oltre il coronavirus: un nuovo volto per l’edilizia

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Oltre il coronavirus: un nuovo volto per l'edilizia

Stiamo uscendo da una epidemia che passerà alla storia. Mai prima d’ora l’Italia aveva vissuto un periodo tanto difficile, non solo sul piano sanitario ma anche su quello economico e sociale. Mai prima d’ora noi tutti avevamo vissuto l’esperienza del lock-down, che ci ha costretti per un lungo periodo di tempo all’interno delle nostre abitazioni, svelandoci i loro punti deboli, in termini di organizzazione degli spazi e di comfort.

Tutto questo, è evidente, avrà delle ripercussioni non solo sul nostro stile di vita e lavorativo, ma anche sulle nostre abitazioni e sulle esigenze che manifesteremo all’atto dell’acquisto. Quindi c’è da aspettarsi che i costruttori, anche per reagire allo spettro della recessione, si facciano interpreti di questa nuova situazione e accettino di introdurre qualche innovazione.

Ne abbiamo parlato con Cristian Angeli (nella foto piccola), un ingegnere strutturista esperto in tecnologie costruttive innovative e autore di vari testi scientifici.

Ingegnere, anche lei è convinto che a seguito del Coronavirus le nostre case cambieranno?
“Senza dubbio oggi siamo di fronte a un evento che ci ha segnati profondamente. Tutti abbiamo capito che la casa può assumere una funzione diversa da quella alla quale eravamo abituati, dovendosi trasformare, in queste tragiche circostanze, anche in un luogo di lavoro e persino di restrizione. Quindi penso che anzitutto i cambiamenti avverranno sul piano progettuale e sarà nostro compito individuare dei layout in grado di rispondere a queste nuove esigenze, con il fine di creare abitazioni confortevoli e sicure. Immagino inoltre importanti cambiamenti sul piano tecnologico”.

Può spiegarci meglio che cosa intende?
“L’esperienza della pandemia ci ha insegnato che, purtroppo, non si può scherzare con il rischio di contagio. Quindi credo che a tutti noi ogni volta che, ad esempio, toccheremo il tasto dell’ascensore, anche dopo che il Covid sarà sconfitto, ci tornerà in mente qualcosa… Quindi intendo dire che la tecnologia dovrà essere sistematicamente applicata alle nuove costruzioni affinchè i fattori di rischio biologico vengano minimizzati. Le soluzioni già ci sono, dal no touch, ai filtri, ai materiali antibatterici… Ma attenzione ai costi”.

Ritiene che queste accortezze possano incidere sul prezzo degli immobili?
“Beh, è evidente che la qualità e la tranquillità un costo ce l’hanno. Però non è detto che il prezzo finale degli edifici così realizzati debba necessariamente aumentare, perché questi extra potrebbero essere in qualche modo compensati. Esistono infatti tecnologie che sono in grado di introdurre importanti economie dal punto di vista costruttivo e, in più, possono anche offrire risposte concrete alle esigenze di prevenzione sanitaria emerse a seguito del Covid”.

Può spiegarci meglio in cosa consistono e in quale modo potrebbero essere ridotti i rischi di contagio?
“E’ un discorso un pò complesso, ma il riferimento è a tutti quei sistemi costruttivi parzialmente prefabbricati che spostano parte delle lavorazioni edili nelle industrie, luoghi più controllabili dal punto di vista sanitario rispetto ai cantieri”.

Un esempio per capirci meglio?
“Può essere senza dubbio valutata la tecnologia ICF (che significa Insulating Concrete Form), nata in America ma già in uso in Italia da molti anni. Essa consiste in pannelli di polistirolo, modulari e prefabbricati, tramite i quali, una volta completati con l’inserimento del ferro e del calcestruzzo, è possibile realizzare edifici antisismici e ad alta efficienza energetica”.

“La tecnologia ICF, in virtù della parziale prefabbricazione e dell’accorpamento di lavorazioni, permette di ridurre la durata dei lavori nonchè di ridurre il numero di operatori, che risultano di conseguenza più distanziati nell’ambito del cantiere. Così è evidente che si riducono anche i rischi di contagio”.

“Al finito gli edifici presentano le superfici interne realizzate con appositi sistemi costruttivi “a secco”, quindi sono più facilmente igienizzabili e, soprattutto, modificabili in caso di necessità”.

E’ un sistema presente anche nella nostra provincia?
“Certamente, sono state realizzate varie costruzioni di questo tipo nella zona di Venezia, alcune progettate dal sottoscritto. Recentemente è stata inaugurata anche una RSA a Marcon nella quale, grazie a Dio, per quanto si legge nel sito internet, non vi sono stati casi di positività da Covid: il sistema utilizzato era ICF ITALIA, prodotto dall’azienda Bazzica di Perugia”.

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