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Dove finiscono i masegni di Venezia? L’assessore Zaccariotto rassicura su Calle Priuli

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Dove finiscono i masegni di Venezia? L'assessore Zaccariotto rassicura su Calle Priuli

Dove finiscono i masegni di Venezia, ottocenteschi, che costituiscono un ‘valore aggiunto alla storia della nostra città, masegni che vengono rimossi durante gli interventi nella città antica per l’esecuzione dei lavori di posa della fibra ottica?

Negli ultimi tempi si erano rincorse varie voci e preoccupazioni, che raccontavano di movimentazioni notturne dai depositi in cui erano conservati.

Per fare il punto sulla situazione l’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto ha promosso una conferenza stampa insieme al consigliere Maurizio Crovato. All’incontro con la stampa hanno partecipato anche i consiglieri Giovanni Giusto, Alessandro Scarpa ‘Marta’, Francesca Rogliani, Ciro Cotena.

Assessore e consigliere nei giorni scorsi si sono recati in calle Priuli, a Cannaregio, in uno dei tre luoghi della città antica, in cui vengono depositati, catalogati, numerati, ricoperti da nylon i masegni recuperati dai lavori per la realizzazione dei nuovi pozzetti per la banda ultra larga sulla pavimentazione storica e hanno voluto documentare qual è il percorso delle pietre e come vengono riutilizzate andando a riqualificare alcune zone importanti della città.

“L’Amministrazione – ha spiegato l’assessore Zaccariotto – ha sempre controllato e vigilato tutti gli interventi per i 1100 mq di posa della fibra ottica pur non avendone la direzione dei lavori. Ha sempre colto le segnalazioni dei cittadini come delle opportunità per verificare che le attività venissero eseguite correttamente. Sul totale dei masegni ‘con culatte’ che sono stati recuperati, solo l’1,9% risulta danneggiato durante la lavorazione e dal punto di vista istituzionale non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione rispetto al furto del masegno, né del resto dalla numerazione risultano mancanze. E’ interesse di tutti che la città venga rispettata anche con il materiale che l’ha formata”.

In particolare, dei 105 bancali di calle Piruli – è stato evidenziato – 6 sono stati destinati al cantiere dei Sottoportici di Rialto e Oresi, per effettuare alcune riparazioni nell’area realtina; altri 4 bancali per ripavimentare parti vicine al ponte di S. Francesco della Vigna di cui si è realizzata la manutenzione; ulteriori 3 sono stati utilizzati dalla stessa Flash Fiber per dei ripristini sugli interventi in esecuzione, per un totale di circa 200 masegni. La parte più rilevante è stata destinata a dicembre 2018 per il ripristino della pavimentazione nella vicina Corte del Bagolaro e Ramo Bosello, precedentemente sterrata.

L’area di intervento, di circa 250 mq, è il risultato della rimozione di un muro di confine durante la riqualificazione dell’Area Saffa negli anni 90, con il conseguente collegamento tra la Corte del Bagolaro e il Ramo Bosello, una volta cieco. La pavimentazione in masegni era presente solo lungo gli edifici di Ramo Bosello, per una larghezza di circa 1,50 metri pari a circa 50 mq, per il resto era in terra battuta e ghiaino, quindi spesso piena di pozzanghere.

“La finalità dell’intervento è stata duplice – ha commentato Zaccariotto-: da un lato, procedere alla manutenzione e miglioramento di aree del centro storico, aumentando gli standard di fruibilità e realizzando gli adeguamenti per l’eliminazione delle barriere architettoniche; dall’altro, attuare un’azione virtuosa di recupero della pavimentazione storica rimossa per la posa della fibra ottica e reimpiegarla nel centro storico”.

L’intervento, costato 40 mila euro, ha consentito poi la posa di una nuova condotta del gas e il rifacimento delle linee di acqua potabile, sono stati ricollocati circa 800 masegni di recupero. Per i lavori, conclusi nel mese di marzo 2019, sono stati complessivamente utilizzati 32 bancali di masegni.

“Tutta la città è una magia di pietre che non arrivano da Venezia – ha aggiunto il consigliere Crovato. Prendere delle pietre antiche e riutilizzarle per posarle su campi di terra battuta, che un tempo si chiamavano ‘campiei roti’, vuol dire fare economia circolare. Prima tutta Venezia era così. Ci abbiamo messo secoli a pavimentarla e ancora in alcune zone, come a Santa Marta o a Castello, se trovano alcuni. E’ un processo secolare. Le interrogazioni che abbiamo fatto – ha spiegato Crovato – nascevano dalla volontà di andare a fondo sulla questione perché le pietre sono sacre. Abbiamo avuto la conferma che le ditte stanno lavorando in modo serio”.

Nel deposito di calle Priuli rimangono ancora 60 bancali con circa 1300 masegni che verranno impiegati per interventi analoghi di manutenzione urbana.

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