IL PRIMO GIORNALE ONLINE DI VENEZIA | ANNO XVIII

domenica 28 Aprile 2024
18.6 C
Venezia

data pubblicazione:

ultimo aggiornamento:

LEGGI ANCHE:

HOME PAGEViolenza contro le donneDonne ammazzate dagli uomini: nel 2021 tanti drammi che alla fine diventano statistiche
Questa notizia si trova quiViolenza contro le donneDonne ammazzate dagli uomini: nel 2021 tanti drammi che alla fine diventano...

Donne ammazzate dagli uomini: nel 2021 tanti drammi che alla fine diventano statistiche

pubblicità

Donne ammazzate dagli uomini, quando tutto diventa numeri e statistiche : 116 nell’anno 2021.
Perché gli uomini uccidono le donne? Che cosa proviamo nel leggere, che quest’anno sono 116 le donne ammazzate e ben 12mila, a fine settembre, le richieste di aiuto al 1522 (numero verde antiviolenza).
L’Istat segnala che questo fenomeno è aumentato nel periodo lockdown, così come si sono acuiti i maltrattamenti, stalking e violenza sessuale.

Fa riflettere e preoccupare il dato che rileva la diminuzione dei crimini in generale negli ultimi due anni e l’aumento invece delle violenze perpetrate sulle donne.
“I dati – spiega l’Istat – evidenziano che le misure restrittive alla mobilità, adottate per il contenimento della pandemia, hanno amplificato nelle donne la paura per la propria incolumità. Nei primi nove mesi del 2020 si è osservato, infatti, un aumento delle segnalazioni di violenza in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita per sé o per i propri cari (3.583 contro 2.663 nel 2019). Al contrario, la riduzione delle restrizioni negli stessi mesi del 2021 ha portato a una diminuzione delle segnalazioni di violenza in cui la vittima percepiva pericolo imminente (2.457 nel 2021) ”. “L’allentamento delle misure restrittive per la pandemia ha avuto anche un effetto selettivo sulle violenze segnalate al 1522. Infatti, sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2020, le segnalazioni per violenze subite da partner (da 58,6 a 53,4%) e aumentate quelle subite da ex-partner e da altri familiari o altri autori esterni alla famiglia”.

La ricerca segnala che nella stragrande maggioranza dei casi, gli assassini sono i mariti o ex compagni delle donne uccise. E che, molto spesso, le donne vengono uccise quando decidono di separarsi, o mesi dopo averlo fatto.
Ma allora, esiste una sorta di “identikit” del femminicida? Si tratta di uomini che rispondono a uno stesso profilo psicologico e comportamentale? Si può riconoscere un potenziale maltrattatore (capace anche di uccidere) in tempo per salvarsene?

Isabella Merzagora, professoressa di Criminologia presso la Sezione di Medicina Legale dell’Università di Milano e Presidente della Società italiana di Criminologia, ha scritto:
“Una donna uccisa quasi ogni giorno. Ma spostiamo la visuale e guardiamo dall’altra parte: quasi ogni giorno un uomo uccide una donna. Viene da pensare che sia divenuto un gesto imitativo, un modello da seguire, orrendamente, assurdamente, forse inconsapevolmente, ma che, tuttavia, si è imposto nell’immaginario, nel ventaglio di comportamenti e reazioni.
Nel momento della fragilità, della crisi, della necessità di riprogrammarsi, bisogna fare la fatica di trovare una soluzione, una via di uscita. Questa scelta costa. C’è bisogno di silenzio, pena, sofferenza. Che cosa fare? Quello che hanno fatto tanti, che ogni giorno viene ripetuto dai media, che è visto di continuo in televisione. È un gesto che s’insinua nella testa, e nel momento del bisogno emerge automatico, l’hanno fatto altri. È come se ci fosse una strada maestra di risposta che azzera l’infinità di scelte a disposizione dell’umano per risolvere un dramma personale”.

Perché dopo un femminicidio si parla di ‘morte annunciata? Certo, quegli uomini che ammazzano le donne hanno alle spalle una pratica violenta, tengono armi in casa, hanno coltivato una confidenza con il linguaggio dell’offesa che non s’inventa da un giorno all’altro. È una pratica che come dicono gli psicanalisti nasce da una violenza subita e assorbita nella relazione con gli altri.

In termini di motivazioni, Isabella Merzagora ha elaborato delle tipologie.” Pochissimi di questi soggetti hanno commesso il reato a causa di malattia mentale. Le ragioni che ricorrono più spesso, e che a volte sono mescolate tra loro, sono altre. Innanzitutto l’adesione a una sottocultura di discriminazione di genere: si tratta di soggetti che ritengono di dover avere il possesso della donna e il controllo assoluto nella coppia. E poi c’è la dipendenza, l’impossibilità di riuscire a stare senza la partner”.

La zona d’ombra, quella che più preoccupa i centri antiviolenza e gli esperti in materia, è fatta di silenzi, smarrimenti, minacce, di denunce rinviate perché troppe donne sono vinte dalla paura, donne che subiscono e che non sempre chiedono aiuto. E nemmeno i familiari che vivono la brutalità dell’abuso riescono a superare la paura. In un vicolo cieco si muove la disperazione, spesso i figli assistono impotenti alle violenze fisiche e psicologiche, fino a macerarsi, a crearsi alibi a catena, che troppo spesso si finiscono nel modo peggiore.

L’emancipazione femminile? Riguarda quella della società, della pratica del rispetto, più che delle parole. Sempre si richiama all’educazione, alla potenzialità del linguaggio, alla trasmissione di una civiltà possibile, che tuttavia, riguardo la Donna, l’uguaglianza, ha una sua storia che risale all’antichità:
“Quasi tutti i popoli antichi ritenevano che la donna dovesse essere completamente soggetta all’uomo: la famiglia di tipo patriarcale infatti caratterizzava la società presso i persiani, i greci e i romani.
Ad Atene, in Grecia, la donna era considerata un essere inferiore e la sua libertà era molto limitata. Le leggi la definivano incapace di fare testamento e soggetto alla tutela del padre o del marito.
Il grande scrittore greco di tragedie, Euripide, considerato uno dei più grandi poeti del mondo, affermava che la donna fosse il “peggiore dei mali”.

Per Platone, uno dei massimi filosofi greci, non c’era posto per la donna nella buona organizzazione sociale.
Aristotele, un altro dei più grandi filosofi, affermava che essa fosse per natura “ difettosa e incompleta”.
Il grande matematico e filosofo Pitagora affermava che la donna fosse stata creata “ dal principio cattivo che generò il caos e le tenebre”.

A Roma la condizione della donna non era di certo migliore. Poiché ella era considerata per sua natura irresponsabile, era condannata a vivere in uno stato di perpetua minorità. Inoltre l’infedeltà della donna era considerata come un delitto che il marito oltraggiato poteva punire con la morte”. (Fonte Studenti.it)

LEGGI TUTTO >>

RIPRODUZIONE VIETATA. SONO VIETATI ANCHE LA RIPRODUZIONE PARZIALE DI TITOLI, TESTI E FOTO ATTRAVERSO SISTEMI AUTOMATICI (CD AGGREGATORI) SU ALTRI SITI

Notizia interessante? Scrivi cosa ne pensi...

Scrivi qui la tua opinione
Il tuo nome o uno pseudonimo

notizie che hanno interessato i lettori

spot_img