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Parla il direttore dell’Ulss Contato: “Vaccinarsi è un obbligo, non si può rimandare”

"Sia chiaro: il diritto al vaccino non è diritto a scegliere il vaccino. Sta ai medici la valutazione quanto al vaccino proposto, nel rispetto di normative stringenti; e ogni pretesa e ogni richiesta reiterata al riguardo là dove si effettuano le vaccinazioni non è certo segno di correttezza o di responsabilità".

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“Anche a nome dei medici e di tutto il personale sanitario delle nostre città, sento di rivolgere oggi un appello alla cittadinanza, che spero i media locali vogliano sostenere”, così oggi il direttore dell’Ulss 3 Serenissima, Edgardo Contato.
“L’appello è semplice: la vaccinazione non è come un’uscita fuori porta, che se il tempo non è ideale si rimanda al prossimo fine settimana. No, la vaccinazione non può attendere, e ciascuno di noi deve sentirsi in dovere di sottoporsi al vaccino non appena ne ha acquisito il diritto. Per sé e per gli altri, perché tutti insieme, vaccinati, respingiamo l’attacco del virus”, prosegue il direttore.
“So bene che per lunghe settimane la disponibilità limitata del vaccino ha costretto tutti ad un’attesa snervante. Oggi però una situazione nuova permette all’Azienda sanitaria di mettere a disposizione degli utenti date e sedi per la vaccinazione”.
“Ebbene: quello che prima sentivamo come un diritto, e cioè ricevere il vaccino al più presto, adesso dev’essere sentito come un obbligo morale, e ciascuno di coloro che può essere vaccinato deve sentirsi in dovere di aderire al più presto possibile. Rimandare significa rallentare la risposta al virus, lasciargli spazio, concedergli una tregua, mentre invece dobbiamo essere decisi ad incalzarlo insieme” dichiara il dott. Contato.


“Chi ha il diritto al vaccino, ha il dovere di vaccinarsi appena possibile. Se siamo nelle classi di età tra i 60 e i 79 anni, ricordiamo che altri attendono: prima si concluderà il lavoro sulle fasce d’età oggi prioritarie, prima la vaccinazione sarà aperta a tutti gli altri – le generazioni più giovani – che ora stanno a guardare e ci chiedono di fare presto, perché venga presto anche il loro turno”.

“Ancora un auspicio mi sento di esprimere: chiedo a tutti coloro che vengono ai nostri centri vaccinali di farlo con responsabilità. Ricevere il vaccino obbliga tutti i cittadini a spostarsi, a recarsi in un centro dove si lavora con la maggior attenzione e la maggior celerità possibile” ha proseguito il dirigente Ulss.
“Quando sarà il nostro turno armiamoci di pazienza e di senso civico: tra i tanti che ringraziano consapevoli per il servizio che viene loro offerto, bastano invece poche persone polemiche o egoiste a rallentare il lavoro, a danno di tutti, degli operatori e dei cittadini in attesa”.
“Sia chiaro: il diritto al vaccino non è diritto a scegliere il vaccino. Sta ai medici la valutazione quanto al vaccino proposto, nel rispetto di normative stringenti; e ogni pretesa e ogni richiesta reiterata al riguardo là dove si effettuano le vaccinazioni non è certo segno di correttezza o di responsabilità”.

“Esercitiamo il nostro diritto alla vaccinazione e aderiamo al più presto, con senso del dovere, alla vaccinazione. Ora che tocca a noi dare un contributo alla lotta al Covid, facciamo al meglio e presto la nostra parte” ha concluso il direttore.

Ieri, intanto, giornata record di vaccinazioni: con le 7003 vaccinazioni registrate, l’Ulss 3 Serenissima ha sfondato anche il tetto dei Settemila con la sede del PalaExpo che punta alle 2500 vaccinazioni al giorno.

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  1. Senza togliere nulla alla grande cortesia e pazienza di tutto il personale sanitario, della protezione civile etc. Vorrei però segnalare che lasciare fuori dal Pala Expo, in attesa di poter entrare, in piedi per oltre un’ora gli ultra ottantenni che questa mattina dovevano accedere per la seconda dose mi sembra mancanza di organizzazione da parte non di chi lavora sul campo, ma di chi pianifica. Finché gli hub vaccinali erano tanti, le attese erano ridotte al minimo. Per la prima dose al terminal della marittima mio padre il mese scorso ha fatto tutto in 25 minuti. Mia madre a Favaro lo stesso. Adesso invece dirottano tutti al Pala Expo, prima dose e seconda dose, con il risultato che il personale, per quanto efficiente e disponibilissimo, non riesce a garantire i tempi. Tre ore ci sono volute per effettuare la seconda dose, e per chi ha quasi novant’anni tre ore così, di cui una in piedi tutti appiccicati in cerca delle poche zone in ombra, sono davvero pesanti. Credo sia un dovere presentarsi all’appuntamento vaccinale, ma sia anche un diritto quello di non perdere un’intera mattinata e di non doversi accalcare in centinaia davanti all’ingresso per sentire se è arrivato il proprio turno. Soprattutto se si è anziani.

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