“Una giovane leonessa” così viene chiamata dalla nonna del suo amato Hasnat la dolce ed indimenticabile Lady D. Ed è una donna ostinata, forte e coraggiosa quella che il regista Oliver Hirschbiegel ci porta sullo schermo, una versione inedita, segreta appunto, che a molti potrà non piacere.
La storia prende piede dopo la separazione di Diana (Naomi Watts) dal Principe Carlo, nel momento in cui incontra un cardiochirurgo pakistano, Hasnat Kahn (Naveen Andrews), di cui si innamora follemente. La storia dei due prosegue tra alti e bassi, ma per la principessa del Galles è una relazione seria, il vero amore della sua vita, tanto che Dodi Al Fayed diventò solamente un pretesto per far ingelosire il medico.
C’è un elemento in questa pellicola che si presenta contemporaneamente come qualcosa di negativo, dato che stiamo parlando di un biopic, ma anche positivo perché permette di isolarsi da tutte le critiche sul fatto che la storia sia più o meno reale. Sto parlando dell’interpretazione di Naomi Watts. La sua recitazione, poco convincente anche questa volta, fa dimenticare che sullo schermo stiamo vedendo la storia di Lady D e ci permette, invece, di considerare la pellicola come una rom-com-drama ed esentarci da qualsiasi critica sui fatti mostrati.
La protagonista diventa quindi una donna, amata da molti, ma che si sente sola, insicura, ma allo stesso tempo testarda , che vive di contraddizioni e istinto. Il taglio che Hirschbiegel dà alla pellicola permette di portare la principessa ad un livello alla pari del suo popolo, permette al pubblico di provare empatia con le sue tribolazioni amorose.
Quello che interessa al regista non è raccontare una storia che sanno già tutti, non è interessato a parlare della principessa che voleva cambiare il mondo, ma qui si vuole parlare di una donna che voleva cambiare per sempre la sua di vita, trasferirsi, allontanarsi da un protocollo che la stava soffocando e che si è spinta, forse, troppo al limite.
“Diana” non è da considerarsi un biopic, ed entrare in sala con questa convinzione può finire per rovinare la pellicola, ma una storia d’amore come molte che vediamo sullo schermo, con pochi elementi originali probabilmente, con una sceneggiatura che ha volte dà l’impressione di girare troppo su se stessa, ma che mette in risalto la psicologia femminile e il cuore del gentil sesso (a volte, però, troppo enfatizzato da una recitazione a tratti forzata della Watts).
Con tutti i suoi difetti e tutte le critiche ed estrapolandolo dal contesto biografico che può piacere o non piacere, l’opera di Oliver Hirschbiegel è, quindi, un film discreto che si lascia guardare con piacere, stupore e tenerezza, in bilico tra la commedia e il dramma.
Sara Prian
[04/10/2013]
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