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Covid, situazione “grave”. ISS: “State a casa”

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Chi esce di casa e come: ecco lo studio

Covid, la situazione è “grave”, bisogna stare a casa. E’ così, schietto e snello, l’appello dell’Istituto Superiore di Sanità del nostro paese mentre si evidenzia che urgono nuovi interventi. Secondo l’Iss, infatti, la situazione di criticità degli ospedali è a brevissimo.
La situazione è “grave” e l’epidemia da Covid-19 in Italia è in peggioramento, con un indice di trasmissibilità che ha raggiunto l’1,50.

Una situazione a fronte della quale sono necessarie misure più drastiche, a partire dalla restrizione alla mobilità e alle attività non essenziali.
Questa la morale dell’ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità sull’andamento della curva epidemica da coronavirus che ha tracciato un quadro allarmante, invitando la popolazione a restare a casa quando possibile ed a limitare tutte le occasioni di contatto.

L’incessante aumento dei casi – con 7.625 focolai attivi, di cui 1.286 nuovi -, avvertono ministero e Iss, ha determinato segnali di criticità dei servizi territoriali e del “raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali”.
In altre parole, il carico di lavoro non è più sostenibile sui servizi sanitari territoriali per i quali è divenuto impossibile tracciare in modo completo le catene di trasmissione del contagio.

Ma in sofferenza sono anche gli ospedali dove, se il trend non muterà, si avranno criticità per carenza di posti letto “in brevissimo tempo”.
Questa settimana, a livello nazionale, si è infatti osservato un importante aumento nel numero di persone ricoverate (7.131 vs 4.519 in area medica, 750 vs 420 in terapia intensiva) e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni/PPAA sopra 10%.

Aumentano pure i focolai nelle scuole, anche se la trasmissione intra-scolastica è ancora limitata (3,5% dei nuovi focolai).
Una situazione in rapida evoluzione negativa alla luce della quale “è importante limitare le uscite da casa allo stretto necessario”, ha detto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza, con l’avvertimento di continuare a tenere comportamenti prudenti, quale il distanziamento fisico, l’uso costante delle mascherine e il lavaggio delle mani.
Al contempo, l’invito alle Regioni è quello di realizzare

una rapida analisi del rischio e considerare un “tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione nelle aree maggiormente affette”.
L’andamento è confermato anche dai dati dell’odierno bollettino sui contagi, secondo cui l’incremento dei casi nelle ultime 24 ore è di 19.143, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza.

In calo invece l’incremento delle vittime, 91 in un giorno (ieri erano 136).

Ancora una volta la Lombardia è la regione che fa segnare l’incremento più alto, 4.916 nuovi casi in 24 ore, seguita da Campania (2.280), Piemonte (2.032), Veneto (1.550), Lazio (1.389) e Toscana (1.290).

Superata inoltre la soglia dei mille ricoveri per Covid nelle terapie intensive, con 1.049 pazienti. “La curva dei casi sta salendo in modo importante, con un aumento

del 50% della percentuale di positivi sul totale dei tamponi fatti in poco più di 10 giorni”, commenta Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e ordinario di Malattie infettive all’università del capoluogo ligure.

La previsione, afferma, è che la curva “continuerà a salire fino al raggiungimento del picco e successivamente di una situazione di plateau, ma al momento il picco è ancora lontano”.

Indubbia la necessità di inasprire le misure: “Andrebbe innanzitutto limitata la circolazione delle persone più fragili con patologie e degli anziani. Penso che un lockdown mirato per queste categorie potrebbe essere il passo successivo, al fine di tutelarle dal contagio”.

Ad ogni modo la speranza allo stato attuale è che questa circolazione molto alta del virus, conclude l’infettivologo, “possa creare un minimo di immunità nella popolazione, anche se non si può parlare di immunità di gregge ed ancora non sappiamo molto circa la eventuale durata di tale immunità”.

Un nuovo appello è arrivato alle autorità anche in modo spontaneo e apolitico. “Misure drastiche e urgenti, da adottare nei prossimi due o tre giorni al massimo, per evitare che alla crescita esponenziale dei nuovi casi si aggiunga quella dei decessi” che, osserva il fisico Giorgio Parisi, hanno ormai un tempo di raddoppio di una settimana e che in 15 giorni potrebbero superare i 400.

Il mondo scientifico scende in campo e lancia un appello

al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Oltre cento le firme, molte delle quali sono di ricercatori che seguono l’andamento della pandemia fin dagli inizi, come Enzo Marinari dell’Università Sapienza di Roma, il matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), l’economista Gianfranco Viesti dell’Università di Bari.

Per tutti il una pandemia fuori controllo potrebbe avere drammatici effetti sull’economia, molto più di nuove misure severe. “Se non si adotteranno misure di contrasto forti, tra due settimane le morti per Covid-19 potrebbero superare 400”, dice Parisi. Il presidente dell’Accademia dei Lincei, parlando a titolo personale, rileva che “negli ultimi 20 giorni il numero dei casi sta raddoppiando ogni settimana”.

Per il fisico “sembra certo che dal numero dei casi di oggi si può risalire al numero dei decessi fra una settimana. Per esempio, il numero dei casi del 22 ottobre corrisponde a circa 200 morti fra una settimana e la settimana successiva potrebbero raddoppiare ulteriormente”. Perciò “se le misure adottate qualche giorno fa non avranno effetti sarà difficile evitare che si arrivi a 400-500 morti al giorno”.

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